Cosa succede in Ucraina, dove tornano scene da rivoluzione
Una fuga rocambolesca sui tetti, strade bloccate e bivacchi. Il caos di oggi a Kiev è la fotografia di un paese in cui le promesse di europeizzazione si sono infrante
Oggi a Kiev si sono riviste scene molto simili a quelle delle proteste filo-europeiste del 2014 al Maidan di Kiev. Centinaia di persone hanno liberato con la forza l'ex presidente georgiano Mikhail Saakachvili, che era stato preso in custodia dalle forze di sicurezza ucraine. Le immagini degli agenti di polizia che rincorrono l'ex governatore di Odessa su per i tetti delle abitazioni trascinandolo poi in un furgoncino, e quelle della folla che si avventa sul veicolo per liberare Saakachvili hanno ricordato al mondo che l’Ucraina è tutt’altro che stabilizzata. Subito dopo, l'ex presidente georgiano ed ex governatore di Odessa ha arringato la folla davanti al Parlamento e ha chiesto pubblicamente le dimissioni del presidente Petro Poroshenko. "E' un traditore dell'Ucraina", ha urlato Saakachvili facendo il segno della vittoria per festeggiare la sua liberazione. "Probabilmente oggi mi avete salvato dalla morte, quindi ora la mia vita appartiene a voi. Andiamo a Maidan e iniziamo il processo di liberazione del paese da Poroshenko e dai suoi banditi. Non c'è nulla da temere. Lasciamo che siano loro ad avere paura di noi".
In Ucraina Saakachvili ha un sostegno molto ridotto e secondo un sondaggio recente del think tank Razumkov, il suo partito raccoglie appena l'1,7 per cento dei consensi. Se i suoi sostenitori lo considerano il paladino della lotta alla corruzione e l'anti Poroshenko, il governo lo ritiene un fuori legge al soldo dell'ex presidente filo russo Viktor Yanukovich, ora in esilio in Russia, che starebbe usando Saakachvili come una pedina per ritornare al potere a Kiev. I procuratori ucraini lo accusano di aver ottenuto finanziamenti illeciti da un’organizzazione criminale legata a Yanukovich, e le scene sui tetti di Kiev sono la conseguenza di un mandato d’arresto spiccato a suo nome.
"Tutte fake news", è stata la replica di Saakachvili, che non è nuovo a episodi eclatanti. Lo scorso settembre, nonostante gli sia stata revocata la cittadinanza ucraina, l'ex presidente georgiano era entrato illegalmente nel paese attraversando il confine con la Polonia accompagnato da centinaia di sostenitori. Anche in quella circostanza, la provocazione di Saakachvili ebbe grande risonanza mediatica. Lui se la cavò con una multa, che non gli impedì di girare liberamente per il paese e fare proseliti.
L'icona – presunta – della lotta alla corruzione in Ucraina ha però una storia politica controversa. Dopo avere preso il potere in Georgia nel 2003 con la "rivolta delle rose", una delle rivoluzioni colorate filo occidentali che hanno sconvolto l'est Europa, Saakachvili fu accusato di avere monopolizzato il potere nel paese. Nel 2015, una volta diventato presidente dell'Ucraina, Poroshenko lo scelse come nuovo governatore della regione di Odessa, convinto dalle riforme che Saakachvili aveva realizzato in Georgia. Ma il rapporto tra i due si è rotto quando il governatore appena nominato ha cominciato ad accusare di corruzione lo stesso Poroshenko.
Mentre nelle regioni orientali del paese i movimenti separatisti di Luhansk e Donetsk restano ostaggio degli "omini verdi" inviati dai russi, e con l'avvicinarsi del referendum sull'adesione dell'Ucraina alla Nato, l'episodio di oggi è la fotografia di un paese in cui le promesse di europeizzazione si sono infrante. "Siamo pienamente impegnati nel nostro cammino verso l'integrazione europea", insiste Poroshenko nonostante i tanti no incassati dall'occidente: da una parte l'Unione europea ha rallentato il processo di adesione dell'Ucraina, sacrificando gli ideali che avevano spinto le rivolte di piazza Maidan sull'altare della guerra ai populisti che invece vogliono congelare la Eastern Partnership; dall'altra, gli Stati Uniti non vanno oltre vaghe promesse e fanno resistenza sulle nuove forniture di armi a Kiev. Esaurite le speranze del Maidan, l’Ucraina resta abbandonata a se stessa, in balia delle faide interne ed esposta alle intemperanze, puntuali e precise, del Cremlino.
L'editoriale dell'elefantino