Trump e Gerusalemme capitale. Decisione giusta, uomo sbagliato
L’alleanza tra America e Israele più forte è e meglio è. Ma una decisione tanto forte e importante deve essere poi gestita e governata. E questa amministrazione sembra troppo impreparata per farlo
Al direttore - Trump infine ha deciso: gli Usa sposteranno l’ambasciata Usa a Gerusalemme. Un successo di Trump o un rischio per il medio oriente?
Luca Martini
La decisione giusta fatta dall’uomo sbagliato. Come abbiamo già scritto sul Foglio, quello di Trump è un gesto importante e per una volta gli va riconosciuto senza tentennamenti. L’alleanza tra America e Israele più forte è e meglio è per il medio oriente e per tutto il mondo che prova a opporsi ai nuovi e vecchi totalitarismi. Ma una decisione così forte e così importante deve essere poi gestita e governata, e dovrebbe rientrare all’interno di un piano strategico più grande (speriamo sia per esempio la base di un accordo regionale contro l’Iran). In una fase in cui però il dipartimento di Stato americano è sostanzialmente vuoto, in cui i pezzi da novanta dell’Amministrazione americana sono impegnati a difendersi nel Russiagate e in cui l’America è in balia dei suoi guai, non si può non riconoscere la bontà di una scelta (Gerusalemme è la capitale del popolo ebraico da 3.000 anni e la capitale dello stato d’Israele da 70 anni, anche se le principali istituzioni internazionali non l’hanno mai riconosciuta come tale). Ma non si può nemmeno ignorare il fatto che questa scelta non poteva essere fatta da un’amministrazione meno preparata a gestire una decisione che non sarà facile governare. Sul secondo punto vedremo (e non siamo ottimisti) sul primo punto, per ora, bene così.