L'accusa di Biden sulla propaganda russa in Italia non è una novità
L'ex vice presidente americano parla del sostegno di Mosca a Lega nord e M5s. Nient'altro che una conferma di quanto già affermato dalle testimonianze degli stessi grillini. Perché la minaccia del Cremlino non va sottovalutata, né sopravvalutata
Secondo Joe Biden, ex vicepresidente degli Stati Uniti, la Russia ha agito per fare fallire il referendum costituzionale italiano del 4 dicembre dello scorso anno e starebbe ancora cercando di influenzare il nostro quadro politico attraverso Lega nord e Movimento cinque stelle. Biden lo dice in appena qualche riga di un lungo articolo pubblicato sulla rivista Foreign Affairs e firmato assieme a Michael Carpenter, che fu vicesegretario assistente alla Difesa tra il 2015 e il 2017.
“Bisogna saper perdere. E soprattutto bisogna rispettare il voto. Un anno fa l'allora governo americano e quello italiano puntarono sulla vittoria del Sì al referendum. Oggi Biden dice che è colpa della Russia, come dice che è colpa della Russia se Trump ha vinto e il suo partito ha perso. Biden si spinge oltre e dice che la Russia sta aiutando il Movimento 5 stelle. L'ex vicepresidente Usa non porta nessuna prova. Questo è inaccettabile”, hanno commentato i Cinque stelle via Facebook.
Eppure c’è una quantità di studi, documenti e testimonianze che vanno proprio nel senso indicato da Biden. In particolare c’è “Supernova”, il libro sui Cinque stelle scritto da due ex membri che erano arrivati nella stanza dei bottoni del M5s: Marco Canestrari, un web developer dal 2007 al 2010 braccio destro di Gianroberto Casaleggio, e Nicola Biondo, che ha diretto l'ufficio comunicazione M5s alla Camera. Sono loro a scrivere nero su bianco che “anche Alessandro Di Battista, ministro degli Esteri in pectore in un possibile governo dei Cinque stelle, ha il suo Russian Style. E mica lo nasconde. ‘Che ne dite di farci dare una mano per la campagna sul referendum costituzionale dall’ambasciatore russo? Con tutto quello che stiamo facendo per loro…’ A parlare così è proprio Di Battista. Parole pronunciate negli uffici del gruppo parlamentare tra ottobre e novembre 2016, quando ancora non erano uscite inchieste sulle affinità tra la propaganda pro-Putin e quella del M5s”.
Significativo è anche “The Kremlin’s Trojan Horses 2.0: Russian Influence in Greece, Italy, and Spain”, un rapporto dell’Atlantic Council che è stato presentato al Centro studi americani di Roma lo scorso 15 novembre. In questo documento si dice tra l’altro che “nell’ottobre 2016 alcuni media internazionali russi iniziarono a fare campagna per indebolire il voto per il Sì (pro-Renzi) al referendum del dicembre 2016 sulle riforme costituzionali”. In particolare, il 30 ottobre del 2016 “RT in inglese e i suoi siti web hanno presentato falsamente una immagine di una manifestazione per il Sì di migliaia di persone a Roma come una protesta anti-governativa in sostegno del No al referendum, e la fake news fu diffusa rapidamente da una quantità di siti web e account di social media pro-M5s”. Ci fu addirittura una protesta diplomatica ufficiale del governo italiano. Lo stesso rapporto ricorda che la delegazione dei Cinque stelle guidata da Vito Petrocelli andò a Mosca il 14 novembre 2016 e tenne una conferenza stampa in favore del No in un centro direttamente controllato dal Cremlino.
Tra i sette autori dello studio ci sono anche due italiani, l’analista della Stampa Jacopo Jacoboni e il professore Luigi Sergio Germani, direttore dell’Istituto Gino Germani di Scienze sociali e Studi strategici. Proprio Germani spiega al Foglio che quella protesta restò isolata perché “il governo italiano pur avendo da tempo evidenziato il problema a livello di intelligence, preferisce non prendere di petto la Russia”. Secondo Germani alle ultime elezioni tedesche l’influenza russa è stata minima perché il governo di Berlino “va oltre l’azione di intelligence: da una parte individuano i media che diffondono disinformazione e propaganda; dall’altra hanno avviato una precisa opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica”. Ma Germani avverte anche su un'altra questione sollevata dal voto tedesco: la minaccia russa, dice, “non va sottovalutata, ma neanche sopravvalutata. Presentare la Russia come onnipotente è proprio uno degli obiettivi che Putin cerca di perseguire”.