Putin si ritira (per la terza volta) dalla Siria
Il Cremlino vuole realizzare il rientro di una fetta dell’esercito prima delle presidenziali di marzo 2018, nelle quali il presidente russo potrebbe aggiudicarsi un altro mandato di 6 anni
Non è la prima volta: il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato lunedì mattina il ritiro parziale delle truppe russe dalla Siria, durante una visita senza preavviso nella base russa di Khmeimim. L’aveva annunciato anche nello scorso aprile, quando voleva far rientrare la metà degli aerei da guerra, proprio da quella base aerea a sud est di Latakia. E già a marzo 2016 Putin voleva ritirare una parte del contingente “a seguito dei successi ottenuti”, come recitava il sito web Sputnik, bollettino putiniano da dare in pasto alla rete. Oggi, secondo l'agenzia di stampa Interfax, Putin ha incontrato di nuovo il presidente siriano Bashar el Assad, alleato irremovibile dell’Iran che grazie all’intervento di Mosca è riuscito a sopravvivere al conflitto. Un successo militare della Russia, che ora deve chiudere la partita siriana: porre fine alle ostilità e iniziare la ricostruzione sono le priorità. Sembra di capire che adesso la volontà del Cremlino sia di realizzare il rientro di una fetta dell’esercito prima delle presidenziali di marzo 2018, nelle quali il presidente russo potrebbe aggiudicarsi un altro mandato di 6 anni. Il ritiro delle truppe in questo momento, con una Damasco “pacificata”, lo Stato islamico sconfitto e le basi di Khmeimim e di Tartus in mano a Mosca (che infatti secondo Putin resteranno operative), sembra un’ottima mossa elettorale per Putin che è intenzionato a stravincere, ed è in cerca di massimizzare l’affluenza alle urne, che alle scorse parlamentari era scesa al 47,84 per cento.
D’altra parte un sondaggio dell’istituto russo Levada di un paio di mesi fa, mostrava che circa la metà dei cittadini russi (49 per cento) appoggia l’idea di mettere fine all’operazione siriana. Solo il 30 per cento vorrebbe prolungare l’intervento iniziato più di due anni fa. Il 32 per cento dei russi teme che la Siria si riveli un nuovo Afghanistan. Per Putin il pericolo è che un intervento a tempo indeterminato in Siria sia un boomerang politico in patria.
Il presidente russo è atteso oggi sia in Egitto sia in Turchia. L'ultima visita di Putin in Egitto, il più popoloso stato arabo e con il più grande esercito dell'area, risale al febbraio 2017, ed è chiaramente molto importante nell'ambito delle mosse di Mosca sullo scacchiere mediorientale e nordafricano (i russi si sono appena accordati con il Cairo per aprire una base aerea militare in Egitto). Ad Ankara Putin incontrerà invece il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan, nel terzo faccia a faccia tra i due leader dell’ultimo mese. Al centro dei colloqui, ha confermato ieri il presidente turco, ci saranno "gli sviluppi relativi a Gerusalemme e alla Siria", anche in vista della nuova tornata di trattative a tre con l'Iran la prossima settimana ad Astana.