Sesso, bugie e licenziamenti frettolosi al New Yorker
La ribellione di Ryan Lizza al “terribile errore” di essere cacciato dalla rivista che ha dato il via al caso Weinstein
[Aggiornamento: 26 gennaio 2018] L'analista politico Ryan Lizza è tornato a lavorare alla Cnn, dopo che un'indagine interna sulla sua presunta "cattiva condotta sessuale" non ha trovato "nessun motivo per allontanarlo". Lizza era stato licenziato dal New Yorker nello scorso dicembre, e anche la Cnn – con la quale collaborava sin dal 2012 – aveva sospeso le sue apparizioni in tv, in attesa dell'indagine. "Dopo aver appreso della decisione del New Yorker di tagliare i legami con Ryan Lizza a dicembre, la Cnn lo ha rimosso dalle future apparizioni in onda mentre la rete ha condotto un'indagine approfondita sulla questione", si legge in una dichiarazione di una portavoce del canale. "Sulla base delle informazioni fornite e dei risultati dell'indagine, la Cnn non ha trovato alcuna ragione per continuare a non mandare in onda il signor Lizza". Lizza è apparso su "CNN Tonight With Don Lemon" giovedì sera per commentare un report del New York Times secondo il quale il presidente Trump avrebbe voluto licenziare il consigliere speciale Robert Mueller già nel giugno 2017.
Il New Yorker, la rivista con le più belle copertine del mondo, che ha dato il via al caso Weinstein e all’universalità della resa dei conti fra uomini e donne, e quindi anche alla necessità di un’analisi profonda dei comportamenti e delle relazioni, ha licenziato il suo principale corrispondente da Washington, Ryan Lizza, per quella che ha definito “una condotta sessuale scorretta”. La Cnn l’ha sospeso in attesa di verificare meglio i fatti, e la Georgetown University ha fatto sapere che, avendo Lizza terminato le lezioni, “non sono previste altre lezioni nel prossimo semestre”. Lizza non è rimasto in silenzio. Non ha chinato la testa per evitare qualcosa di peggio, non ha detto: mi scuso, ma ha negato con forza le accuse e ha contestato la decisione della rivista, che ama e che è la sua casa da dieci anni, “sono costernato che il New Yorker abbia deciso di definire una relazione rispettosa con una donna come qualcosa di inappropriato. Il New Yorker non è stato in grado di citare alcuna violazione delle politiche aziendali”. Ma il New Yorker ha deciso che la condotta sessuale di Lizza è stata scorretta, impropria, e ha troncato i rapporti professionali, senza commentare oltre per tutelare la privacy della presunta vittima, l’accusatrice, ma senza tutelare l’accusato.
“Questa decisione, che è stata presa frettolosamente e senza un’indagine approfondita sui fatti rilevanti, è stata un terribile errore”. Lizza si oppone a questo licenziamento per molestie, si oppone anche al frettoloso arbitrio che ritiene di cancellare comportamenti inappropriati, e rifarsi così una coscienza immacolata, cancellando le persone e arrogandosi il potere di trattare metricamente una cosa per sua natura non metrica ma caotica. Ci sono le molestie, ci sono i tentativi di violenza, c’è la violenza, ci sono molte cose certamente misurabili, ma c’è anche una zona scivolosa e ambigua, come ambigui sono i rapporti fra gli esseri umani, e in quella zona, in cui entrano in gioco i sentimenti e l’attrazione e la libertà e la curiosità, si può allora avere il coraggio di infilarsi là dentro e dire, se è vero: è un terribile errore. Per salvarsi, ma anche per salvarci da questa divisione in due schieramenti opposti, ugualmente arrabbiati e offesi, ugualmente impauriti e confusi, accusatrici e accusati, espulsi, cancellati il più in fretta possibile. Philip Roth nell’Animale morente parla del sesso fra uomini e donne come di “tutto l’incanto necessario”, ma anche di “uno squilibrio perenne”. E all’interno di questo incanto e di questo squilibrio è necessario a volte tirare fuori la verità, ma da entrambe le parti, e c’è sempre una zona di caos che va difesa, che va compresa, perché è compagna della vita umana.