L'Assemblea generale delle Nazioni Unite (foto LaPresse)

“L'Onu è ossessionata da Israele. Ma Gerusalemme è nostra”

Giulio Meotti

Parla Michael Oren, ministro e storico israeliano. Che attacca: "Oggi l’Europa occidentale è la nostra area più critica"

Roma. “Le Nazioni Unite hanno negato il legame del popolo ebraico con Gerusalemme, hanno negato la storia ebraica, hanno lanciato un assalto all’identità ebraica e per me la negazione del Monte del Tempio è come la negazione della Shoah, questo è puro antisemitismo”. E’ furioso Michael Oren con la risoluzione che giovedì all’Assemblea generale dell’Onu ha condannato la decisione americana di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele, spostando lì l’ambasciata. Attuale viceministro del governo Netanyahu con delega alla diplomazia pubblica, ex ambasciatore negli Stati Uniti, membro del partito centrista Kulanu, portavoce dell’esercito israeliano nelle guerre in Libano del 2006 e a Gaza del 2009, Oren è anche lo storico che ha scritto “Six Days of War”, il libro di riferimento per la guerra del 1967.

 

“Parliamo di una città, Gerusalemme, citata 669 volte nella Bibbia ebraica”, prosegue Michael Oren al Foglio. “Negarlo è delegittimare il popolo ebraico. Non è uno statement politico, ma ideologico”. Come spiegarsi quel voto clamoroso di 128 voti a favore e 9 contrari all’Onu? “C’è la maggioranza automatica con 57 paesi islamici che hanno risorse e voti. Ma c’è un livello che va oltre la diplomazia e riguarda il pregiudizio. Ci sono duecento contese territoriali nel mondo, ma l’Onu parla solo di Israele. Nessuno si cura dei palestinesi massacrati in Siria. L’Onu sta mostrando una insana ossessione per gli ebrei e Israele”. Da più parti si auspica Gerusalemme città aperta a tutti. “Gli ebrei sono a due ore di auto dai massacri della Siria, a due ore dal Sinai, a sette ore di auto da Baghdad, a un’ora di auto da Gaza” prosegue Oren. “E hai questa città come Gerusalemme santa per tutta l’umanità e che Israele mantiene in pace, dove protegge la libertà di religione, diritti per tutti, da mezzo secolo. E’ un grandissimo traguardo per Israele. Dal 1967 la popolazione araba è triplicata a Gerusalemme. Se visiti la città puoi vedere come i nuovi palazzi siano quasi tutti nella parte orientale. La popolazione cristiana in Israele è cresciuta del mille per cento dal 1948. Ci sono cristiani ovunque in Israele, nell’esercito, nelle università, nelle corti giuridiche, e questo avviene mentre ovunque i cristiani stanno scomparendo. Israele è un paradiso per loro. Conosco ogni chiesa di Gerusalemme perché me ne occupavo per conto di Yitzhak Rabin”.

 

Tranne il gruppo di Visegrad, l’Europa si è schierata contro America e Israele al Palazzo di vetro. “Ho incontrato ieri ministri e ufficiali europei, abbiamo relazioni stupende con l’Europa, che è il nostro partner economico principale. Ma perché allora marchia i nostri prodotti? L’Europa ha un ruolo importante qui nel lavorare con i palestinesi e questi tipi di risoluzione squalificano l’Europa. Oggi l’Europa occidentale è la nostra area più critica. Abbiamo rapporti migliori con molti paesi arabi. La Svezia è la nazione più ostile a Israele. Inoltre, queste risoluzioni avranno effetti negativi sul processo di pace che dicono di voler preservare, facendo credere ai palestinesi che possano fare a meno dei negoziati e degli Stati Uniti. Ma non è possibile. I palestinesi saranno rafforzati nel credere che otteranno di più e di più senza parlare con Israele”. Il giorno dopo il verdetto dell’Onu, il cielo non è caduto sopra la capitale dello stato ebraico. “Israele non sarà intimidita e Gerusalemme rimarrà la nostra capitale”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.