Il Cremlino e Margarita
E’ la star dei media voluti da Vladimir Putin. Margarita Simonyan, capo di Rt, racconta perché dopo aver vissuto in America ha deciso di raccontare la Russia
Margarita Simonyan indossa sempre una croce al collo. Gli occhi azzurri e guardinghi e il naso grande. E’ donna, giovane e di origine armena, tre caratteristiche molto rare tra i funzionari russi, eppure è il capo di Russia Today, il canale di news fondato dal Cremlino nel 2005. Oggi Margarita ha 37 anni e Forbes l’ha inserita nella classifica delle donne più potenti del mondo. “Avrei preferito essere messa in un’altra lista, magari in quella dei miei colleghi uomini”, dice al Foglio la direttrice di RT. “Comunque il merito non è mio, ma della stampa internazionale, che ogni giorno fomenta la paura contro la testata che dirigo”. Nella classifica è cinquantaduesima, preceduta da Hillary Clinton e poco sotto a Beyoncé. Prima di lei, un’altra russa, Elvira Nabyullina, la direttrice della Banca centrale e possibile futuro primo ministro. “Se l’uomo è il capo, la donna è il collo che lo muove”, recita un vecchio proverbio russo e se al Cremlino c’è il machissimo Putin, a due donne sono state affidate l’informazione e i soldi, due pilastri del potere.
"Le relazioni tra Mosca e Washington sono sempre più tese ed è colpa della mentalità da Guerra fredda dell'occidente"
Cresciuta per le strade di Krasnodar, nella Russia meridionale, dove dopo le lezioni andava a vendere cianfrusaglie al mercato, si è poi trasferita negli Stati Uniti a 15 anni, grazie a una borsa di studio. Ben presto però tutto iniziò a sembrarle semplice nel New Hampshire, a scuola era talmente brava che gli insegnanti le avevano consigliato di frequentare le lezioni in una classe di americani due anni più grandi di lei. “‘Sei così matura’, non facevano altro che ripetermi. In Russia sin da bambini ci spingevano a comportarci come adulti”. I genitori, un operaio in una fabbrica di frigoriferi e una casalinga, pensavano che gli Stati Uniti le avrebbero garantito un futuro migliore e chiesero alla famiglia che la ospitava di adottarla. Appena Margarita venne a saperlo si infuriò e decise di tornare in Russia. L’America le lasciò dentro un senso di vuoto e grigiore, aveva deluso le sue aspettative e nonostante le difficoltà economiche, credeva che il suo paese natale potesse garantirle un futuro migliore: “Non posso dire di non essere stata bene negli Stati Uniti, la famiglia che mi ospitava mi ha accolta come una figlia, ma non volevo rimanerci”, racconta Margarita Simonyan. “Ero sconvolta da come gli americani percepivano la Russia e ho capito che c’era un problema: nessuno era in grado di raccontarla”. Era il 1995 e per la prima volta Margarita iniziò a interrogarsi sul ruolo dell’informazione. “Non abbiamo mai avuto un giornalismo maturo e i russi in realtà hanno sempre letto molta stampa straniera”, spiega. “Cnn, Abc e in generale la stampa anglofona non fanno altro che ripetere cosa dovrebbe fare la Russia, cosa non dovrebbe fare Putin, è piena di supponenza e insegnamenti morali. Non è una cosa recente, è sempre stato così e questo atteggiamento non ci piace”.
Simonyan ha una passione per la cucina. Nel 2014, prima delle Olimpiadi invernali, decise di aprire un ristorante a Sochi, non lontana dalla sua città natale, e lo chiamò Zharko!, che tradotto in italiano significa Fa caldo!, nome invitante per attrarre i turisti infreddoliti durante i giochi invernali. Sceglieva personalmente il menù e gli ingredienti, da Mosca riusciva a dirigere tutto. Il ristorantino a gestione familiare, dove ancora oggi lavorano la madre e i parenti della Simonyan, è un locale economico dove si prepara soprattutto cucina tradizionale caucasica. L’arte culinaria ha un ruolo centrale nella sua vita. Tempo fa Margarita si divertiva a pubblicare sui social i cibi che cucinava, spesso talmente strani da far inorridire i suoi follower. “Oggi preparerò testa di castoro in brodo con foglie di alloro”, scrisse su Twitter, dove è seguita da oltre 610.000 persone. Nel giro di pochi minuti, internet è esploso, tanto che la ricetta si trasformò in uno scandalo. Una volta, intervistata dalla Bbc, per spiegare l’insofferenza nei confronti della stampa americana fece ricorso a una metafora culinaria: “Molti dei vostri commentatori non saprebbero distinguere il borsh (zuppa di rape rosse) da uno shashlik (spiedino di carne), come possono capire la mentalità russa?”.
Per quanto fosse ossessionata dall’informazione, Margarita Simonyan non voleva fare la giornalista. Istintiva e ambiziosa, racconta di aver iniziato a lavorare come reporter per pura casualità. “Avevo scritto un libro di poesie – di cui ora non si ha più traccia – era il 1998 ed ero squattrinatissima. Una tv locale mi chiamò, volevano intervistarmi e mentre chiacchieravamo mi chiesero ‘Qual è il tuo sogno nel cassetto?’”. Pragmaticamente, Margarita rispose: “Un lavoro” e l’intervistatore le propose di iniziare a lavorare per loro. “A 19 anni sono partita per la Cecenia, i giornalisti avevano bisogno di un permesso militare, io me ne sono fregata, non c’era tempo, dovevo seguire quella guerra a tutti i costi”. La sua vita sembra una corsa contro il tempo. A 22 anni, la Simonyan iniziò a coprire gli eventi legati al Cremlino per la televisione di stato sul canale Rossija 1, seguiva Putin e il suo entourage, conquistò la fiducia del presidente russo che, tre anni dopo, la ingaggiò nel progetto di Russia Today. “Sono stata scelta non soltanto perché ero una giornalista, ma perché parlavo inglese meglio di molti altri e soprattutto, contrariamente a tanti giornalisti russi, non venivo dalle macerie del giornalismo sovietico”.
"Non abbiamo mai avuto un giornalismo maturo e i russi in realtà hanno sempre letto molta stampa straniera"
“Vedevamo che tutte le altre nazioni avevano una voce internazionale. Bbc, Voice of America, Cnn, Dw, Euronews, Al Jazeera, France24 vendono l’immagine del loro paese così come vogliono che venga percepita”, racconta Margarita Simonyan. “E’ colpa nostra se la Russia non gode di una buona reputazione all’estero, il problema nasce proprio dal fatto che noi non siamo in grado di raccontare la nostra nazione, così è stata creata Russia Today”. Nonostante la Simonyan si ostini a dire che l’emittente sia totalmente indipendente, lei stessa ha confermato che nel suo ufficio ha una linea diretta con il Cremlino. “Dopo aver vissuto nel New Hampshire, ho capito che gli Stati Uniti erano molto bravi nel vendere l’immagine di una nazione che in realtà non esisteva, noi abbiamo sempre affidato il nostro ritratto ad altri”, continua Margarita Simonyan. “Il risultato? Abbiamo lasciato che le testate straniere ci demonizzassero”.
Quindi, Russia Today sarebbe dovuta servire a riabilitare la nazione, ma dopo dodici anni di attività, sembra che l’emittente sia riuscita esattamente a fare il contrario. Accusata di aver interferito durante le presidenziali americane nel 2016, è stata costretta a registrarsi come agente straniero: “E’ stato cannibalismo, ma abbiamo accettato, altrimenti saremmo dovuti andare in tribunale o abbandonare gli Usa”, ha risposto la Simonyan. Mosca ha voluto vendicare il network del Cremlino e ha subito varato una legge con cui ha costretto le testate estere o finanziate da sponsor non russi a registrarsi nell’elenco degli agenti stranieri, tra le più colpite ci sono soprattutto quelle americane e tedesche. “Russi e americani sono uguali e il fatto che le nostre relazioni siano tese mi addolora”, spiega Margarita Simonyan.
“Le relazioni tra Mosca e Washington sono sempre più tese ed è colpa della mentalità da guerra fredda dell’occidente. La Russia non è l’uomo nero, il muro è caduto, l’Urss non esiste più ed è necessario che gli Stati Uniti e l’Europa lo capiscano. Sono passati quasi trent’anni”. Ci sono sempre più prove contro i russi e che Mosca abbia tentato di manipolare e avere un ruolo durante gli appuntamenti elettorali in Usa e in Europa è un dato quasi certo. Di recente anche alcuni troll che lavoravano per la Internet research agency di San Pietroburgo hanno confessato e fornito dettagli sulla loro attività. L’Fbi già da tempo era a conoscenza dell’esistenza di profili giornalistici falsi che si presentavano alle testate americane come normali freelance mentre agivano al soldo dell’intelligence russa e producevano articoli che mostravano una prospettiva molto vicina al Cremlino. “Non ci sono prove alle accuse che vengono rivolte a Russia Today”, commenta Simonyan. “Finora sono stati presentati soltanto dati falsi, vecchi. L’unico rimprovero che possono farci è che abbiamo criticato Hillary Clinton. Allo stesso modo ci siamo comportati anche con Donald Trump in realtà, ma sembra che nessuno se ne sia accorto”.
L'inglese era il cavallo di Troia e tutte le personalità che hanno partecipato alla creazione di Rt hanno un legame con gli Stati Uniti
Stando ai fatti, però, non sempre Russia Today, così come l’agenzia Sputnik che pubblica notizie in più di trenta lingue, si è limitata a manifestare le proprie opinioni, esprimendo la sua preferenza per alcuni candidati durante le elezioni. Agli organi di stampa del Cremlino viene imputato di aver iniziato una campagna di disinformazione, agendo come delle macchine programmate per produrre fake news. Alcuni accusarano Russia Today di aver cercato di insinuare l'omosessualità di Emmanuel Macron per far vincere Marine Le Pen. Ma sono accuse senza fondamento che non compaio no in nessuno dei servizi pubblicati dall'emittente.* Rt è stata criticata non per la mancanza di oggettività, ma perché inventava delle notizie false per influenzare il voto. “Il giornalismo si basa sui fatti ma poi siamo noi giornalisti, ossia degli esseri umani, a interpretarli”, si difende Margarita. “Non è una cosa sbagliata dare la propria interpretazione” e non lo sarebbe se l’interpretazione fosse di fatti realmente accaduti. “All’interno di Russia Today ci sono delle regole che ho stabilito io”, racconta la direttrice. “So che non mi crederete, ma ho proibito ad esempio di invitare persone che possano promuovere strane teorie, a me non piacciono”. Rt ha iniziato a far discutere nel 2014 durante la crisi ucraina. Nello stesso anno, Putin conferì a Simonyan una “medaglia per l’oggettività” per come l’emittente aveva coperto l’annessione della Crimea. Sempre nel 2014, si diffuse la notizia che due giornaliste lasciarono Russia Today sostenendo di non poter lavorare per una rete che insabbia le azioni di Putin. Ma Abby Martin della redazione inglese in realtà ha continuato a lavorare per Rt, dedicandosi però al reporting investigativo, mentre Liz Wahl, secondo quanto scritto da Truthdig, se ne andò per uno stratagemma orchestrato da terzi e non per motivi professionali.
Un fil rouge lega Russia Today agli Stati Uniti. Il progetto che ha sancito la nascita del canale di cui oggi la Simonyan è direttrice sembra essere l’ammissione che la Guerra Fredda non è finita, nemmeno per i russi che hanno trovato nello spazio informativo un nuovo cosmo da conquistare. L’inglese doveva essere il cavallo di Troia e per questo tutte le personalità che hanno partecipato alla creazione di Rt hanno un forte legame con gli Usa. Vladislav Surkov, uomo d’affari di origine cecena, eminenza grigia del Cremlino e, secondo l’Atlantic, l’ideatore del putinismo, ha vissuto a lungo in America ed è un grande estimatore della Beat generation. Mikhail Lesin, il vero fondatore di Rt, aveva una casa a Beverly Hills, era un grande appassionato di B-movies e finanziava alcune produzioni cinematografiche di Hollywood. Lesin è morto a Washington nel 2015 in circostanze poco chiare. Secondo quanto riportato recentemente da BuzzFeed, il giorno successivo era stato convocato dal dipartimento di Giustizia per parlare della campagna di disinformacija russa sul suolo americano. Inizialmente i medici avevano parlato di un infarto, poi di un colpo alla testa, infine di avvelenamento. Per qualcuno sapeva troppo, era l’ex ministro delle Comunicazioni e braccio destro di Vladimir Putin. La sua morte ha destato molti sospetti, ma per Margarita Simonyan non ci sono dubbi: “Sulla morte di Mikhail hanno cercato di speculare, io credo che sia stato un infarto a ucciderlo, così come ha detto la sua famiglia”.
Benché si ostini a dire che Rt sia indipendente, Simonyan ha confermato che nel suo ufficio ha una linea diretta con il Cremlino
Russia Today sta cercando di espandere sempre di più il proprio mercato, il 18 dicembre ha iniziato la sua attività a Parigi, ma l’Eliseo ha deciso sin da subito di mettere l’emittente “sotto sorveglianza”. Non è ammessa alle conferenze stampa presidenziali e in generale la sua attività sarà costantemente monitorata per evitare che faccia da cassa di risonanza a bufale che possano destabilizzare l’opinione pubblica. “Ne vedremo delle belle”, aveva commentato Margarita Simonyan il giorno del lancio. “Noi vogliamo soltanto offrire un punto di vista diverso e poi il nostro pubblico è costituito soprattutto da persone che si interessano di Russia, ci seguono per quello”, dice la Simonyan. “Non costringiamo nessuno a sintonizzarsi sul nostro canale. Rt è in inglese, francese, spagnolo e arabo e ora vorremmo aprire una sede in Germania in modo da trasmettere le notizie in tedesco”.
Margarita ha scritto un libro, dal titolo “V Moskvu!”, “A Mosca!”. Protagonista una studentessa di nome Nora che si trasferisce nella capitale per studiare. Arriva piena di sogni, con la voglia di cambiare il mondo, ma avviene il contrario, è la Russia degli anni Novanta che la cambierà. Nora conosce un miliardario molto più anziano di lei, abbandona gli studi, i sogni e si riduce a fare la mantenuta di un uomo che la metterà sempre al secondo posto. Margarita Simonyan, nemesi di Nora, descrive quel periodo di smarrimento storico, identitario ed economico che ha mutato in negativo le sorti della sua generazione. La direttrice di Russia Today, con il libro sembra voler raccontare come sarebbe stata la sua vita senza il motore della sua determinazione. Anche in amore, Margarita non ha fatto la fine di Nora e oggi ha al suo fianco ha Tigran Keosayan. Regista, scrittore e attore, si è recentemente dedicato alla televisione. Anche lui è di origine armena e suo padre era un famoso sceneggiatore del cinema sovietico. Nonostante lei abbia pensato più volte di affidargli una trasmissione anche su Russia Today, lui non ha mai voluto, ma insieme portano avanti molti progetti cinematografici. Margarita ha recitato in tre dei suoi film ed è l’autrice di molte sceneggiature.
Titolare di un ristorante che cucina teste di castoro, attrice, scrittrice, Margarita rimane prima e soprattutto una giornalista. In modo particolare adesso che gli occhi del mondo sono puntati “a Mosca”, in vista delle elezioni di marzo. Elezioni che l’attuale presidente Vladimir Putin sembra avere già vinto. “Non sono in grado di fare previsioni”, dice al Foglio Margarita Simonyan. Putin è il favorito, ci sarà chi speculerà e suggerirà teorie complottiste sulla sua possibile vittoria. "Noi di Rt, come sempre, seguiremo l’evento e garantiremo un’ottima copertura come è già avvenuto durante le elezioni della Duma nel 2016, per le quali – sottolinea – abbiamo ricevuto dei premi anche da festival del giornalismo occidentali”. Come a dire, se volete fermarci, almeno, evitate di premiarci.
*(Rettifica, in una versione precedente: Ad esempio, durante le presidenziali francesi, fu Russia Today che cercò di insinuare l’omosessualità di Emmanuel Macron per far vincere Marine Le Pen, da sempre favorevole all’annessione della Crimea, antieuropeista e contraria alle sanzioni)