La rabbia dei poliziotti francesi, abbandonati nelle banlieue
L'ultimo episodio a Capodanno, quando due agenti sono stati pestati a Champigny. Un libro racconta l’altra collera delle periferie parigine
Parigi. E’ l’altra collera delle banlieue, quella che non merita i titoloni della stampa progressista, quella che non suscita le indignazioni degli editorialisti della gauche, ma che si fa sempre più sentire e inizia a inquietare il governo francese. E’ la collera dei poliziotti francesi, dei gardiens de la paix, come vengono chiamati in Francia, donne e uomini in divisa alle prese con una contro-società che disprezza i valori repubblicani, scrive “fotti la polizia” sui muri dei casermoni del Seine-Saint-Denis, vomita l’ordine e tutti coloro che lavorano per mantenerlo, una contro-società che il governo centrale non riesce più a controllare. “Colère de flic”, libro verità appena uscito per le edizioni Flammarion, è la ruvida testimonianza della quotidianità vissuta dai poliziotti di periferia in Francia, attraverso la voce di uno di loro, Guillaume Lebeau, agente della Brigade Anti-Criminalité (Bac) di Gennevilliers, comune lacerato dalle tensioni sociali e la criminalità. Quello di Lebeau, 32enne originario dell’isola della Réunion, è un grido d’allarme volto ad attirare l’attenzione sulla recrudescenza dell’odio anti poliziotti che si sta diffondendo capillarmente nelle periferie lontane dalle luci di Parigi, e che ricorda i periodi cupi del 2005, quando Aulnay-sous-Bois, comune multietnico a nord della capitale, divenne l’epicentro delle rivolte dei giovani delle banlieue, aizzati all’odio anti repubblicano e anti occidentale dai cattivi maestri della colpevolizzazione coloniale.
“Siamo qui per lanciare l’allarme, per dire che la professione non se la passa bene ed è in pericolo”, scrive Lebeau, in servizio da dodici anni nella banlieue di Gennevilliers. Quando lo scorso anno, a Viry-Châtillon, nell’Essonne, due volanti furono attaccate con delle Molotov da giovani incappucciati che ridussero in fin di vita uno degli agenti in servizio, Lebeau decise che era ora di alzare i toni. Nacque così il Mouvement des policièrs en colère (Mpc), il movimento dei poliziotti arrabbiati contro il silenzio e la distanza del governo dai loro problemi quotidiani. “Insulti, accuse di razzismo, vita quotidiana nelle banlieue abbandonate, tensioni sociali, rapporti con i giovani delle periferie, degradazione del lavoro… I poliziotti ne hanno abbastanza di essere presi come bersaglio, di essere stigmatizzati, feriti, dimenticati, messi sotto pressione. Siamo stremati. Non ne possiamo più. Dedico questa testimonianza di ‘poliziotto di periferia’ a tutti i miei colleghi, a quelli che, come me, non vogliono rinunciare a esercitare la loro missione di guardiani della pace”, scrive Lebeau nel suo libro.
I fatti di Capodanno a Champigny-sur-Marne, con due poliziotti aggrediti e pestati da un’orda di giovani invasati, mostrano che il problema è attuale, e che purtroppo non si tratta di un caso isolato. “Come tutti gli atti di questo tipo, è qualcosa di inaccettabile, intollerabile e da condannare. E’ da anni che chiediamo fermezza allo stato. Se ne parla oggi perché l’aggressione di Champigny è stata filmata, ma in realtà viviamo perennemente in questa situazione, poiché ogni giorno, in Francia, vengono feriti circa quindici poliziotti”, ha dichiarato al Figaro Frédéric Lagache, vice segretario generale del sindacato di polizia Alliance. Nella stessa notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, sono stati compiuti altri atti selvaggi ai danni dei flics, che non sono stati filmati con i telefonini, ma di cui rapidamente si è venuti a conoscenza. Ad Aulnay-sous-Bois, due agenti che avevano fermato per un controllo un individuo in scooter sono stati picchiati da un gruppo di giovani, riportando ematomi sul viso. Il 30 dicembre, invece, sono stati cinque i poliziotti aggrediti nella banlieue di Stains, come testimoniato da uno di loro a France 2. Il ministro dell’Interno, Gérard Collomb, ha denunciato la “società della violenza” che sta prendendo piede in Francia, sottolineando l’urgenza di rompere questa “macchina infernale” all’opera in sempre più quartieri di periferia.