I giovani dell'Spd sognano un Momentum contro la grande coalizione
Kevin Kühnert, detto faccia da bambino, è il portavoce della fronda anti-Schulz. E ha lanciato una campagna per votare contro l’alleanza con la Merkel
Milano. Venerdì iniziano i colloqui per la stesura del programma della Grande coalizione tedesca: l’obiettivo della cancelliera Angela Merkel e dei suoi compagni di viaggio, i socialdemocratici, è arrivare al 12 febbraio con un testo scritto e condiviso, che poi dovrà di nuovo passare al vaglio dell’Spd (dei suoi 440 mila iscritti). Per Pasqua, ci vuole un governo a Berlino, l’Europa lo aspetta, questo è l’anno delle grandi aspettative e delle riforme, l’anno della convergenza virtuosa dell’economia europea, non si può perdere troppo tempo dietro alle intemperanze dei partiti che hanno a cuore soltanto il proprio rinnovamento e la propria identità, non le riforme per tutti. Ma l’Spd, che contava su quattro anni all’opposizione per potersi rilanciare dopo anni di Grandi coalizioni penalizzanti, sta attraversando un momento molto delicato: deve mostrarsi responsabile e garante della stabilità del paese e allo stesso tempo deve rilanciarsi, chissà in che direzione, di certo lontano dai conservatori. Il sondaggio pubblicato dopo il primo “sì” alla grande coalizione votato a maggioranza dai delegati dell’Spd, domenica a Bonn, non pare affatto rassicurante: il partito è crollato di nuovo al suo minimo, al 17 per cento dei consensi. Lo vedete?, hanno detto subito gli oppositori della Grande coalizione, la vicinanza alla Merkel è veleno per il nostro partito. Ma a guardare bene la rilevazione si nota che il 59 per cento dei tedeschi è a favore della GroKo e che tra gli elettori dell’Spd la percentuale è al 65 per cento: dentro o fuori la grande coalizione, la vita dei socialdemocratici sembra in ogni caso difficile.
I falchi dell’opposizione alla Merkel però sono convinti che la salvezza per l’Spd sia la exit dalla GroKo, ed è per questo che il leader della fronda contro Martin Schulz e i grancoalizionisti, il ventottenne Kevin Kühnert, non demorde. “Milchgesicht”, faccia da bambino, come viene soprannominato Kühnert, leader dell’ala giovanile dell’Spd, i Jusos, studente fuoricorso in Scienze politiche, ha lanciato un’altra campagna dentro al partito, dopo aver perso il voto di domenica: iscrivetevi, soprattutto voi giovani rivoluzionari come me, così saremo in tanti a votare contro la grande coalizione quando il programma sarà pronto. Secondo la Faz, ci sono già state nuove iscrizioni, un centinaio, poca cosa rispetto ai 440 mila iscritti, ma un pochino la campagna “10 euro contro la grande coalizione” ha attecchito. La quota d’iscrizione all’Spd è proporzionale al reddito, ma se si guadagnano meno di mille euro al mese la quota minima è di cinque euro: secondo Kühnert, servono soltanto due mesi di iscrizione, basta esserci per votare contro l’alleanza con la Merkel, poi ci si può anche disiscrivere. E’ così che l’Spd può rilanciarsi, dieci euro non sono poi eccessivi per realizzare il sogno dei rifondatori dell’Spd: “Non voglio mai più partecipare a un’elezione in cui non si vede la differenza tra l’Spd e la Cdu”, ha detto Kühnert.
Molti analisti che si occupano di politica europea hanno subito tracciato il paragone tra i giovani dell’Spd e Momentum, il movimento di attivisti laburisti inglesi che ha costruito passo dopo passo la leadership e la popolarità del leader del partito, Jeremy Corbyn. “Sounds familiar” è il commento più sentito, e tra i giovani dell’Spd l’assimilazione con Momentum fa brillare gli occhi: grazie all’azione di questo gruppo, gli under 25 sono andati a votare alle scorse elezioni, hanno fatto perdere la maggioranza parlamentare ai Tory della premier Theresa May e hanno fatto sì che Corbyn diventasse un’icona per i “dimenticati” anti globalizzazione. Momentum è da mesi il fenomeno politico più studiato e copiato, potersi dire simili è una grande conquista per i Jusos tedeschi, che condividono molte battaglie con i “compagni neosocialisti” inglesi ed europei. Sull’efficacia della campagna “NoGroKo” si vedrà, il caso inglese resta sorprendente ma isolato: Kühnert ha a che fare con i tedeschi, e con Angela Merkel.