L'Überrabbino di Vienna "non toglie gli occhi di dosso" dal governo
Polemica per un canzoniere antisemita di una confraternita legata all’Fpö. Intervista a Paul Chaim Eisenberg
La notizia l’ha data ieri il settimanale di sinistra di Vienna, der Falter. Spulciando tra i documenti della confraternita studentesca Germania (tra le “Burschenschaften”, come si chiamano in tedesco, è una di quelle più di estrema destra) è stato rinvenuto un canzoniere nel quale si fa apologia del terzo Reich e dell’Olocausto. C’è una canzone che fa così: “E apparve tra di loro l’ebreo Ben Gurion: ‘Date gas, voi antichi germani, che ce la facciamo a raggiungere i sette milioni’”; “E apparve tra di loro un cinese con gli occhi a mandorla: ‘Anche noi siamo indogermani e vogliamo far parte delle Waffen-SS’”.
La notizia ha ovviamente innescato un acceso dibattito sulla svolta a destra del paese dove non solo in Parlamento ma anche nella coalizione di governo siedono deputati e ministri del partito nazionalista Fpö che fanno parte di una delle tante Burschenschaften presenti in Austria. C’è anche un elemento di attualità: Udo Landbauer, il candidato di punta dell’Fpö nelle elezioni regionali della Bassa Austria che si svolgono questa domenica, è membro della confraternita Germania. Il canzoniere è stato stampato nel 1997, “allora avevo undici anni”, si difende Landbauer. Lui nella confraternita è entrato tre anni dopo e ignorava l’esistenza di questo libretto. Dopo la rivelazione del settimanale, Landbauer ha condannato ogni allusione antisemita e, per quel che riguarda la sua appartenenza a Germania, intende per il momento sospenderla e chiede l’istituzione di una commissione d’inchiesta in merito. Anche la confraternita si è premurata di far sapere che ripudia qualsiasi forma di discriminazione su base religiosa e qualsiasi forma di antisemitismo. Meno accomodante si è invece mostrato il segretario generale dell’Fpö, Harald Vilimsky, il quale non fa parte di una confraternita, ma in un’intervista di qualche anno fa diceva di ritenere gli affiliati a queste associazione uomini d’onore. Secondo Vilimsky appare lampante la strategia perseguita da “questo settimanale di nicchia di estrema sinistra della capitale austriaca, che cerca di infangare un candidato irreprensibile quale è Landbauer con fatti risalenti a vent’anni fa”. Una chiara presa di distanza e condanna è arrivata anche dal cancelliere e capo del partito popolare, Sebastian Kurz. L’unico che fino a ora non ha rilasciato dichiarazioni è il capo dell’Fpö nonché vicecancelliere Heinz-Christian Strache, il quale, faceva notare Christian Kern, leader dei socialdemocratici, si limita a postare la propaganda elettorale di Landbauer su Facebook.
Domenica si vota nella Bassa Austria, grandi discussioni sul candidato del partito di estrema destra che è in coalizione con il cancelliere Kurz
Il Foglio ha avuto una bella conversazione a Natale con Paul Chaim Eisenberg, dal 1983 al 2016 rabbino capo della capitale austriaca: allora ci aveva detto che non temeva rigurgiti antisemiti, nonostante il nuovo governo più di destra che di centro. A Vienna Eisenberg è un’istituzione, da qui anche la mutazione del titolo Oberrabbiner (rabbino capo) in Überrabbiner. Un soprannome che non gli spiace affatto, soprattutto adesso che è in pensione, o meglio un “rabbino a metà”, come lui stesso si definisce. La “promozione” da rabbino capo di Vienna a rabbino capo dell’Austria equivale più a un’onorificenza. A Vienna, dove vive la maggior parte degli ebrei, ora c’è un nuovo rabbino capo. Lui stesso aveva preso il posto del padre Akiba Eisenberg, giunto con la moglie dall’Ungheria nel 1948. La sua casa si trova al confine che il Danubio traccia tra il primo e il secondo distretto. Tra queste mura Eisenberg ha passato gli ultimi sessant’anni, cioè quasi tutta la vita, essendo del 1950. La casa non è lontana dalla sinagoga principale, lo Stadttempel, a sua volta a due passi dalla Ruprechtskirche, la chiesa più antica della città, e dal Morzinplatz, dove la Gestapo aveva eretto il proprio quartier generale. Anche l’Akademie Gymnasium nella Wollzeile, dove ha fatto le superiori, dista giusto una decina di minuti a piedi.
Ad aprire la porta è un signore non molto alto, vestito di scuro, la kippah nera, capelli e barba grigia, occhi sorridenti, inquieti dietro la montatura tonda. Il suo studio è un piccolo microcosmo pieno zeppo di quadri, foto, ricordi, souvenir e con le librerie scure a tappezzare le pareti dal pavimento fin su al soffitto. Lui, nel corso dell’intervista si alza ripetutamente a cercare un libro, a fare una fotocopia. Per esempio di una pagina dell’Annuario degli ebrei in Austria uscito nel 1933. “L’annuario era stato pubblicato fino al 1863, poi più nulla, finché all’inizio degli anni Trenta Chaim Bloch e Löwel Tauber decisero di riprenderne la pubblicazione. Il primo volume da loro redatto uscì nel 1933, primo e ultimo, visto che già nel 1934 non era più possibile”. Poi punta il dito verso l’Enciclopedia tedesco ebraica: “Anche questa fu interrotta. Dovevano essere venti volumi, ma arriva solo alla lettera L”. Eisenberg non si occupa però solo delle anime dei suoi correligionari, è anche uno scrittore molto apprezzato. A dire il vero, preferirebbe parlare del suo libro appena uscito – “Auf das Leben! Witz und Weisheit eines Oberrabbiners” (Alla vita! Pillole di umorismo e saggezza di un rabbino capo, ed. Brandstätter) – piuttosto che degli ultimi fatti politici del paese.
La nostra conversazione parte allora dal libro, pure se non dalle parti a lui più care e più leggere. Per esempio quella in cui introduce al Witz ebraico, spiega la differenza tra una mamma italiana e una ebrea: “La mamma italiana minaccia il figlio: ‘Se non finisci la pasta ti ammazzo’. Mentre quella ebrea gli intima: “Se non finisci lo Strudel mi ammazzo’”.
Il fatto è che quest’anno il calendario riporta più di una ricorrenza importante per il paese: la nascita il 12 novembre 1918 della Repubblica; gli 80 anni dall’Anschluss, il 28 marzo del 1938 dell’Austria alla Germania di Hitler, e ancora 80 anni dalla famigerata Notte dei cristalli fra il 9 e il 10 novembre, che Eisenberg stesso ricorda nel libro, in cui scrive: “Sono fermamente convinto che gli uomini che si dimenticano della storia, degli errori e delle guerre passate sono condannati a ripeterli”. Il fatto che proprio ora l’Austria abbia compiuto di nuovo una sterzata a destra e che tra i politici al governo e in Parlamento vi siano anche personaggi con dichiarate simpatie passate e presenti di estrema destra, identitarie e neonaziste non è da riferirsi a questo oblio delle coscienze? “Innanzitutto vorrei mettere in chiaro una cosa: io non parlo per conto della Israelitische Kultusgemeinde, quello che dico è esclusivamente la mia opinione personale. Detto questo, veniamo all’Fpö. E’ dai tempi di Jörg Haider che il partito si sforza di mostrarsi meno di destra di quanto sostengono i media. Per questo è sempre molto sollecito a espellere chi tra le proprie fila si macchia di dichiarazioni o atteggiamenti antisemiti. Una sollecitudine che però non convince tutti, c’è chi lo considera astuto tatticismo. Secondo gli scettici, infatti, si tratterebbe di ‘casi’ inscenati ad hoc dallo stesso partito per dare prova di irreprensibilità riguardo all’atteggiamento verso gli ebrei. Come ho detto recentemente in un’intervista al settimanale News: ‘Il rabbino capo dei cuori’ – bella espressione no?”, aggiunge sornione, pronunciando la parola “schön” con accento yiddish “scheen”, “non intende perseguitare l’Fpö, ma certo seguire attentamente ogni sua mossa’”.
"Il rabbino capo dei cuori' – bella espressione no? – non intende perseguitare l'Fpö, ma certo seguire attentamente ogni sua mossa", ci dice Eisenberg
Scorrendo la pagina fotocopiata dell’annuario del 1933 si vede che allora in Austria vivevano 200 mila ebrei, l’80 per cento di questi a Vienna, oggi se ne contano 10 mila, più di due terzi nella capitale. Alla luce del mutato panorama politico, ci si chiede se anche gli ebrei austriaci potrebbero essere tentati di fare le valigie e andarsene dal paese, così come sta accadendo altrove. Secondo Eisenberg no, e per due motivi. Primo, perché l’Austria fino a ora è stata risparmiata da attentati terroristici e da azioni di chiaro stampo antisemita, come invece è accaduto nel recente passato sia in Francia sia in Belgio – “qui semmai abbiamo un problema di antiislamismo”. Secondo: “Perché gli ebrei di qui sono sempre stati più austriaci degli austriaci, come testimoniano le canzoni viennesi composte per lo più da ebrei, e gli scrittori di maggior rango dell’Austria Felix”.
La corsa alla presentabilità
Come nel 2000, all’epoca della coalizione che l’allora cancelliere popolare (Övp) Wolfgang Schüssel fece con il partito nazionalista di Haider, Israele ha però fatto sapere di non gradire visite da parte di esponenti dell’Fpö del nuovo governo. Martin Engelberg, deputato dell’Övp e membro della comunità ebraica della capitale, sul quotidiano israeliano Haaretz ha provato a difendere la coalizione e riguardo all’Fpö ha osservato che il pericolo di rigurgiti e campagne antisemite oggigiorno “non arriva più dai neonazisti, ma dai musulmani”. Di tutt’altro avviso si dichiarava Oscar Deutsch, presidente della Comunità israelitica di Vienna, il quale, sempre ssu Haaretz, faceva sapere che né la comunità ebraica austriaca né lo stato di Israele “sono disponibili a fornire all’Fpö una certificazione kosher”. Deutsch precisava poi che il boicottaggio nei confronti dell’Fpö: “non riguarda il passato nazista, ma il fatto che il partito non si è mai apertamente distanziato dallo stesso”. Infine, sul quotidiano der Standard si leggeva del recente tentativo di Engelberg di invitare un gruppo di sopravvissuti all’Olocausto per il giorno della memoria a un incontro in un caffè viennese al quale avrebbe dovuto partecipare anche il capo dell’Fpö Heinz-Christian Strache. La notizia aveva fatto infuriare la comunità ebraica. “Certo, la situazione di Engelberg non è facile – commenta Eisenberg con un sorriso malizioso – Lui è entrato nell’Övp e ora si trova al governo con l’Fpö, ma è un suo problema”. Per onor di cronaca, Eisenberg tiene ad aggiungere che non tutti gli israeliani sono contro l’Fpö. “Gruppuscoli dell’estrema destra israeliana hanno avuto contatti con esponenti di questo partito. Per loro vale di più il fatto che l’Fpö sia dichiaratamente antislamica”.
Tanta agitazione, anche da parte di Israele, risulta però in contrasto con il fatto che proprio il socialdemocratico Bruno Kreisky, uno dei cancellieri più amati, nel 1970 aveva formato un governo di minoranza con l’appoggio esterno dell’Fpö. “Vero, ma Kreisky agiva in quanto austriaco e non in quanto ebreo”, precisa Eisenberg. “E preferiva chiedere il 3 per cento dei voti all’Fpö piuttosto che il 40 per cento all’Övp. Perché già allora la grande coalizione era una spina nel fianco per entrambi i partiti. Il fatto è che in Austria, diversamente dalla Germania, non ci sono mai stati veri partner alternativi con i quali queste due grandi formazioni politiche avrebbero potuto costituire una coalizione. E questo è il motivo per cui l’Fpö da sempre fa di tutto per apparire un partner presentabile”.