Lev Gudkov, direttore del Levada center. Foto Levada center

Il dir. del Levada center parte dalla neve per spiegare Putin e le elezioni russe

Micol Flammini

Lev Gudkov, tra storia, politica e numeri, racconta perché Navalny non avrebbe mai vinto le presidenziali

Roma. “A Mosca la neve copre tutto, ma ci siamo così abituati che viviamo senza avvertirne i disagi”. Lev Gudkov inizia la sua conversazione con il Foglio spiegando l’attualità della politica russa con una metafora. Giornalista, sondaggista e scrittore, dal 2006 è direttore del Levada center, l’istituto di sondaggi indipendente fondato da Jurij Levada nel 1987. Il centro, così come il suo fondatore, non è mai stato amato dal Cremlino. “Un anno e mezzo fa ci siamo dovuti registrare nell’elenco degli agenti stranieri – spiega Gudkov – questo ha reso più difficile il nostro lavoro, ma comunque abbiamo continuato a farlo”. La curiosità e l’esperienza di un uomo nato sotto Stalin, che in testa ha tutta la storia della sua nazione, e ora prova a prevedere il futuro con i sondaggi sono tuttora qualità temute dal governo che ha imposto all’istituto di non pubblicare analisi di politica interna fino a dopo le presidenziali di marzo. “Un ordine che dobbiamo rispettare per non chiudere. I nostri sondaggi davano comunque in vantaggio Putin, ma dimostravano la disaffezione del popolo russo”, spiega il sociologo.

 

L’attuale presidente non si può battere, ma forse si può scalfire. Lo ha capito bene Alexej Navalny, il blogger che ha dichiarato una guerra social al Cremlino e alla corruzione dei suoi funzionari. Non potrà candidarsi alle elezioni – su di lui pende una condanna per frode e appropriazione indebita – ma continua a incoraggiare i suoi follower all’opposizione al Cremlino. Per domani ha organizzato una manifestazione per sostenere l’iniziativa di boicottare le presidenziali. “Ha capito qual è il punto debole del suo avversario – commenta Lev Gudkov – Navalny è uno che ha molto seguito, soprattutto tra i ragazzi delle grandi città, ma non candidandosi non ha perso nulla”, sarebbe comunque stato battuto. “I suoi sostenitori spesso non hanno ancora raggiunto l’età per andare a votare. Quel che è certo è che fanno molto più rumore di quelli di Putin, anche se sono di meno”. Ma la tattica di Putin è proprio quella di non fare rumore. Silenziosamente ha sfilato il Cremlino dalle mani di Eltsin, silenziosamente ha portato la chiesa dalla sua parte e silenziosamente ha restituito la Russia al passato.

 

“L’homo sovieticus, non solo è sopravvissuto, si è anche riprodotto e continua a cercare una posizione dominante nella società”, spiega il direttore del centro Levada. Navalny ha minacciato di fare ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo per la sentenza di non-candidabilità: è in grado di attirare su di sé l’attenzione mediatica internazionale. “Questo è quello che sa fare, ma politicamente è un personaggio già finito, a meno che non decida di iniziare a rivolgersi al resto dell’elettorato russo”. E’ un problema che, secondo Gudkov, riguarda anche Ksenja Sobchak, conosciuta dalla Russia più conservatrice come una conduttrice televisiva che ha posato per foto scandalistiche e, dai giovani “navalniani”, come la figlioccia di Putin: suo padre è stato il mentore politico del presidente russo. “Ha la reputazione completamente rovinata, i suoi sostenitori rappresentano la Russia più liberale e, credetemi, non sono tanti”.

 

La nazione, Gudkov la conosce bene, l’ha studiata nei sondaggi e raccontata in quindici libri, due dei quali sono usciti anche in italiano, ma “il sistema russo resta molto complicato da interpretare e finora Putin è quello che ci è riuscito meglio. Anni fa, alla domanda che cosa si aspettano i russi dal futuro presidente russo, avrei risposto: quello che Putin può dargli”, commenta il sociologo. “Ora la risposta sarebbe: quello che Putin può provare a dargli”.

 

La scorsa settimana il Levada center aveva pubblicato un sondaggio che indicava Russia unita, il partito al governo, in vantaggio, ma con un’affluenza pari al 52 per cento, mentre gli istituiti controllati dal Cremlino davano la partecipazione al 70. “La gente vuole ordine e solo nel 2017 in Russia ci sono stati due attentati; vuole benessere e le sanzioni si fanno sentire. Putin nasconde la debolezza impedendo i nostri sondaggi, ma non infonde più forza come un tempo – conclude Gudkov – Se lui è la neve, la gente ha paura che sotto non ci sia nulla”.