Trump vuole una parata "great" almeno quanto quella di Macron
Stregato dalle legioni francesi, il presidente sta pensando a una cerimonia in linea con le priorità sui finanziamenti della difesa
New York. A conquistare Donald Trump nel suo viaggio a Parigi lo scorso anno non è stato lo charme naturale di Emmanuel Macron, partner del più improbabile dei “bromance” della geopolitica globale, non è stata la cena nella trappola per turisti di Alaine Ducasse nella torre Eiffel, non sono state le strette di mano interminabili: è stata la parata militare sugli Champs-Élysées per la commemorazione della presa della Bastiglia. Quando Trump ha visto i plotoni, i carri armati, le legioni con il kepì, i blindati, le bande militari sfilare in un orgoglioso tripudio di tricolori, con i caccia che sfrecciavano fra le nuvolette decorative del cielo di luglio, ha capito che la grandeur e la greatness erano cugine. Le immagini dell’evento erano ancora fresche anche due mesi più tardi, quando ha incontrato Macron a margine dell’assemblea generale dell’Onu: “E’ stata una delle più grandi parate che abbia mai visto. Due ore di pura potenza militare, una cosa fantastica per lo spirito della Francia”.
Grazie al solito istinto che è messo in azione più dalle immagini che dai concetti astratti, Trump ha preso a desiderare un analogo sfoggio del potere militare americano. La parata delle forze armate non è parte della tradizione americana, ma il presidente ha chiesto ai vertici della gerarchia militare di valutare l’introduzione di un evento simile a quello a cui ha assistito a Parigi. Secondo la ricostruzione del Washington Post, il presidente ha fatto spesso riferimento a un’esportazione dell’esibizione che da Parigi a Mosca fino a Seul e il Cairo è parte del tessuto simbolico del patriottismo, ma in un incontro del 18 gennaio il vago riferimento si è trasformato in un ordine perentorio: “Voglio una parata come quella della Francia”, ha detto il presidente secondo una fonte militare citata dal Post. Al meeting erano presenti anche il segretario del Pentagono, Jim Mattis, e il capo delle Forze armate, Joseph Dunford, che hanno dato ordine di avviare le verifiche preliminari per un evento del genere. Un comunicato della Casa Bianca ha confermato le intenzioni: “Il presidente Trump è un incredibile sostenitore dei membri delle forze armate che rischiano le loro vite ogni giorno per la sicurezza del nostro paese. Ha chiesto al dipartimento della Difesa di valutare una celebrazione in cui tutti gli americani potranno avere la possibilità di mostrare il loro apprezzamento”.
La ricostruzione della grandezza americana passa anche per le adunate simboliche e le esibizioni di forza, e il presidente che ha costruito le sue fortune su comizi gremiti di gente e ingombri di bandiere a stelle e strisce, mentre gli altri esprimevano concetti articolati ma “low energy”, lo sa bene. Gli Stati Uniti hanno una ricca liturgia di momenti patriottici, dal Pledge of Allegiance alla commemorazione dei caduti in guerra del Memorial Day, ma la parata delle forze militari in stile ottocentesco manca, proprio perché dall’altra parte dell’Atlantico quel secolo è stato molto diverso da quello europeo. Gli analisti del vecchio continente interrogati dal Washington Post dicono che organizzata dalla più grande potenza militare della storia e senza giustificazioni di tipo tradizionale, la parata finirebbe per mandare un messaggio piuttosto minaccioso e intimidatorio, un tipo di segnale che non sfugge a Trump, leader che dovendo scegliere fra l’essere amato o temuto preferirebbe machiavellicamente la seconda opzione. E qualunque sia il messaggio esterno per la sua America che prometteva disimpegno, la parata è in linea con il piano di aumento della spesa militare, uno dei pochi pilastri fissi nell’architettura politica mobile del trumpismo. E’ ciò che Trump vuole ottenere nel compromesso sul budget che i leader del Congresso hanno annunciato mercoledì, dopo mesi di faticose trattative.