I funerali della Merkel sono esageratamente posticipati
La Santa Alleanza sta molto meglio di Di Maio. E ne guadagneremo anche noi
Sono già tutti ai funerali politici della signora Merkel, quelli dello Scemo Collettivo, ma intanto, come osservava stamattina Claudio al telefono, chi si è dimesso è Schulz (e prima di lui la capa della AfD). A parte questo, dicono che Spd e Cdu vanno giù nei sondaggi, a precipizio. Può essere, sebbene io trovi curioso che da quando i polls devono registrare le disavventure di Giggino Di Maio, quanti pochi adesso se ne pubblicano. Strano, no? La Annunziata e Mentana è da tempo che aspettano il momento di dare una bastonatina ai loro pulcini grillini, accontentiamoli, no, questi delle élite che si vergognano di sé? La signora Merkel è al governo dal 2005, che sia un tantino logorata ci sta. La signora Gentiloni è lì da un anno, vedrete che fiore dopo le elezioni. La Spd sa di officina, ed è un grande partito storico, è lì da oltre cent’anni, ci sta. Il Pd sa di Partito della nazione da non più di tre, quattro anni, sarebbe un po’ presto per mandarlo a spasso. E’ vero che a Roma contavo su Giachetti, dunque non sono quello giusto per i pronostici, ma ogni tanto anch’io ci azzecco. Qui comunque non sono stati ricevuti con tutti gli onori un milione di siriani, qui sono stati ridotti gli arrivi, e l’Italia è saldamente in mano ai bianchi, che non sono poi tutta questa meraviglia di innocenza e di allegria. Suggerisco anzi uno slogan: vota contro i bianchi. Sarebbe un successone, vista la diffidenza che proviamo giustamente per noi stessi, che spesso non paghiamo il biglietto e facciamo i delatori ai danni dei neri che hanno pagato.
Scherzi a parte, io all’euro ci tengo, sono agiato anche se non sono un quattrinaro. Se dico anche che ci tengo al futuro dei giovani, sputatemi pure addosso, ma è vero. Hanno votato male al referendum, ma non si meritano il governo dei somari, meglio la cuoca al governo, Berlusconi sublime amor nostro, più i costituzionalisti del Pd e i molti altri che si aggiungeranno. Comunque il fenomeno politico tedesco non è la fine della Merkel, ma la possibilità di una sua nuova incarnazione politica. Il contratto macroniano con la Spd, crescita e mutualizzazione dell’Unione europea per quanto possibile, e la cessione del quinto vedovile come ministero delle Finanze, Bundesfinanzministerium, a un socialdemocratico, è la grande novità europea. Pensate che giornate sta passando il nostro amico Giulio Tremonti, l’unico trumpiano di Pavia, tra i rischi fatali del suo studio di tributarista. Se i giovani e gli altri iscritti della Linke tedesca non seppelliranno questa possibilità, avremo un quarto mandato nuovo di zecca. Mi preoccuperei piuttosto della fine della May, che è giunta alle idi di marzo. E del lavoro di Robert Mueller III, che procede.
Anche se Samuel Beckett, come si evince dalle meravigliose lettere pubblicate in Italia da Adelphi, detestava Goethe al punto di chiudere il “Faust” prima della Notte di Valpurga, che sarebbe come abbandonare i “Promessi Sposi” prima della notte dell’Innominato, ma si sa, Beckett era uno dell’avanguardia, sottovalutare i tedeschi è un errore, da sempre, fatale. Molte ce ne hanno fatte passare, molte ne hanno passate, sono rudemente sperimentati alla storia, oltre che all’inflazione, e adesso potrebbero stupirci per un asse con i francesi e con gli altri proiettato verso un futuro di stabilità e di benessere, e magari anche di creatività civile e politica, non sono in debito con nessuno ma sanno accendere crediti, quando vogliono. Potrebbero. Qui non si sa quasi niente. C’è solo Tonia Mastrobuoni a informarci come si deve, è abbastanza ma non tutto. Fatto sta che se Scholz, che non è Schulz, allarga un tantino i cordoni della borsa, sotto l’occhiuta sorveglianza parlamentare di Schäuble, ché ci vuole anche quella, per carità, un governo di Santa Alleanza italiano ne profitterebbe assai, e il secondo mandato della nostra Merkel nazionale se ne avvantaggerebbe e ce ne avvantaggerebbe parecchio. Sebbene tendenzialmente preconciliare, io non credo ai profeti di sventura. Penso che l’Europa continuerà se Dio vuole a parlare le sue belle lingue nazionali, e a Barcellona prima o poi reintrodurranno il romanzo di Cervantes, ma non l’idioma povero dei nazionalismi. Mi pare che il lepenismo abbia già recitato come doveva la sua parte, siamo mica tutti americani.
Dalle piazze ai palazzi