Che cosa chiedono alla Merkel i giovani della Cdu tedesca
I membri della Junge Union non contestano la legittimità della cancelliera e della grande coalizione, ma la cessione del ministero delle Finanze all’Spd ha deluso. In che direzione va il conservatorismo della Germania? Aspettative e cinque nomi da segnarsi
Berlino. Alzano meno la voce degli Jusos – i loro colleghi socialdemocratici – e sono molto rispettosi delle gerarchie. Ma anche i giovani cristianodemocratici tedeschi sanno farsi sentire sia dentro la Cdu sia al suo esterno. C’è dunque da scommettere che davanti alla nomina di Annegret Kramp-Karrenbauer, AKK come la chiamano tutti per semplicità, a nuovo segretario generale del partito, la Junge Union (JU) troverà il modo di farsi sentire. Un po’ perché la 55enne governatrice della piccola Saarland non è il segretario ideale dei giovani Cdu, un po’ perché la JU è già molto critica con Angela Merkel.
In un curioso esercizio di simmetria politica, l’intesa per un nuovo governo di grande coalizione non piace né agli Jusos né alla Junge Union: sarà la troppa attenzione ai pensionati o lo scarso entusiasmo annunciato per digitalizzare la Germania, ma alle sezioni under 35 dei due più grandi partiti tedeschi le larghe intese non vanno giù. La specularità delle due formazioni politiche finisce qua: se il leader dei giovani socialdemocratici, Kevin Kühnert, ha chiesto agli iscritti dell’Spd di bocciare sul nascere la nuova grande coalizione , il numero uno della Junge Union, Paul Ziemiak, ha invitato Merkel a prendersi migliore cura del partito ricordandole che “l’umore della base è pessimo”.
Quando nel 1988 la famiglia di Ziemiak salì su un traghetto nella polacca Stettino per scendere nella tedesca Travemünde con tre valigie e due bambini al seguito, lui si chiamava ancora Pawel e non parlava una parola di tedesco. Recuperato il passaporto – gli Ziemiak non erano immigrati ma tedeschi “etnici” rimpatriati – e studiato diritto, oggi Paul guida i giovani della Cdu da destra. Il 33enne non crede alla doppia cittadinanza (elargita a molti turchi), alla pensione a 63 anni (concessa ai centinaia di migliaia lavoratori con 45 anni di contributi alle spalle), all’accoglienza indiscriminata ai profughi. In altre parole, contesta Merkel per aver contaminato l’agenda moderata con battaglie dal sapore socialdemocratico.
Lei invece ha improntato la prossima GroKo alla spesa, concedendo per di più il ministero delle Finanze alla Spd. Un colpo al cuore per la Junge Union che ne fa non solo una questione di poltrone ma vi legge il segnale di una Cdu in crisi di identità. Eppure i giovani non contestano la legittimità di Merkel a guidare partito e paese: vogliono però sapere in che direzione sta andando la Germania. La questione non è solo anagrafica – fra i loro amici si conta anche il 63enne ex capogruppo Cdu Friederich Merz, secondo cui Merkel ha “umiliato il partito” – ma di chiarezza programmatica. In particolare la banda di Ziemiak chiede alla cancelliera di innovare il partito, digitalizzare il paese, riformare le pensioni alla luce dell’invecchiamento demografico; e ancora una politica economica più attenta alle pmi e una politica estera senza baci in bocca fra Vladimir Putin e l’Spd.
Delusi dall’intesa per il governo, Ziemiak and friends puntavano almeno al partito. Merkel ha invece sostituito il segretario generale uscente Peter Tauber – 44 anni e nessun lascito politico di rilievo in seno alla Cdu – con la 55enne AKK. “Non posso immaginare che, quando Merkel lascerà nel 2021, il rinnovamento arrivi da un segretario che avrà 60 anni”, ha detto al Foglio un esponente della JU preannunciando di votare contro AKK al congresso del partito il 26 febbraio. “Come al solito la cancelliera si circonda esclusivamente di persone fidatissime”, si è poi lamentato il giovane delegato chiedendo di restare anonimo.
Non è un caso che l’altro soprannome di Kramp-Karrenbauer sia “mini-Merkel”, il che la dice lunga sulle speranze di una svolta dentro alla Cdu. Certo, la signora AKK ha fama di moderata: da cattolica, si è espressa contro il matrimonio gay approvato dal Parlamento senza che Merkel ponesse alcun veto – le “nozze per tutti”, così si chiamano in Germania, sono fra le poche scelte che la Junge Union non ha mai contestato alla cancelliera. Chi sono dunque, oltre a Ziemiak, i giovani turchi della Cdu? Fra i più autorevoli c’è Carsten Linnemann. “La mia critica alla distribuzione dei ministeri non era una mia candidatura per la GroKo, al contrario: io non sono disponibile”, ha detto al Westfalen-Blatt l’economista classe 1977, ex segretario della Junge Union e presidente dal 2013 del MIT, l’associazione delle pmi vicine alla Cdu. Contrarissimo alla cessione delle Finanze alla sinistra, Linnemann sperava in “un rafforzamento del gruppo parlamentare per correggere l’azione di governo e dare nuovi impulsi al partito”. Merkel lo ha spiazzato nominando una mini-Merkel che, guarda caso, è esterna al Bundestag.
Le nomine che ci si aspetta
Della stessa partita di Linnemann fa parte l’astro assoluto della nuova guardia: il 37enne Jens Spahn. Il sottosegretario uscente alle Finanze ha criticato la cessione del “suo” ministero ai socialdemocratici, presagendo scenari con gli Tsipras di tutta Europa in festa per la fine dell’austerità. Ospite d’onore al tradizionale raduno Cdu del mercoledì delle ceneri a Fellbacher Kelterhalle, Spahn ha anche detto che la Germania può essere cosmopolita ma non certo multiculturale, perché i valori-guida sono e devono restare quelli del partito. Poi, da bravo ex Junge Union, ha ribadito la sua fedeltà alla cancelliera. Una sua nomina ministeriale sarebbe graditissima a chi vorrebbe una Germania meno socialdemocratica.
Fra i candidati al governo sui quali la JU metterebbe volentieri il cappello c’è poi Julia Klöckner. Antiabortista, antirifugiati e vicepresidente della Cdu, Klöckner contesta il diritto degli iscritti all’Spd di decidere se il prossimo governo debba nascere: “Mi domando se il voto di 60 milioni di aventi diritto valga meno del loro”, ha dichiarato polemica. Ai giovani della Cdu piace anche molto la bavarese Dorothee Bär. Sottosegretaria uscente alle Infrastrutture, 39 anni e tre figli, Bär è considerata la massima esperta di digitalizzazione in seno al gruppo Cdu-Csu. E poiché da sei mesi in Germania non si parla d’altro, i giovani moderati sperano possa essere presto promossa al rango di ministro.