Dure reazioni contro la dura legge sull'immigrazione di Macron
Il governo francese accelera sulla distinzione tra migranti economici e politici e punta a tagliare i tempi dell'accoglienza. Critiche e polemiche anche tra i macronisti
Parigi. La sinistra giacobina lo ha ribattezzato il “ministre de l’inhumanité”, le associazioni che aiutano i migranti parlano di “misure repressive”, e anche all’interno della maggioranza di governo si levano voci contrarie. Gérard Collomb, ministro dell’Interno francese, ha presentato ieri in Consiglio dei ministri il suo progetto di legge “per un’immigrazione controllata e un diritto di asilo effettivo”. Il testo ha come principali obiettivi la riduzione drastica dei tempi burocratici dell’accoglienza (dagli undici mesi attuali a sei), l’espulsione immediata di chi non ottiene l’asilo, controlli più stretti all’entrata e carcere immediato per chi arriva illegalmente in Francia. “E’ un progetto equilibrato. La Francia deve accogliere tutti i rifugiati politici, ma non tutti quelli economici. Ecco, in quest’ottica dobbiamo cambiare la nostra legislazione, che adesso è molto più favorevole rispetto agli altri paesi europei”, si è difeso il titolare dell’Interno. E ancora: “E’ assolutamente necessario che la Germania, la Francia e l’Italia abbiano lo stesso tipo di procedure, altrimenti il richiedente va dove la procedura per ottenere l’asilo è più facile. E non è possibile accogliere tutti (…). La Germania, dopo aver accolto molte persone, ne ha respinte in questi tre anni 500 mila, che ora cercano di venire in Francia”.
La volontà di fare una selezione tra richiedenti asilo e migranti economici era già stata indicata come priorità lo scorso 27 luglio, in un discorso tenuto dal presidente francese nella sede della prefettura di Orléans. Lo stesso Macron, a novembre, a Parigi, si era rivolto così a una giovane ragazza marocchina che gli aveva chiesto un permesso di soggiorno: “Non possiamo accogliere tutte le persone che arrivano in Francia (…) Se lei non è in pericolo, deve ritornare nel suo paese. E in Marocco, lei non è in pericolo”. Fermezza e, en même temps, umanità, hanno sempre predicato dall’Eliseo. Ma il messaggio fatica a passare, anche tra gli stessi macronisti, come il deputato Jacques Maire che ha giudicato “squilibrato” il progetto legislativo, e Jean Pisani-Ferry, responsabile economico del programma di Macron durante la campagna elettorale, che sul Monde ha attaccato il “doppio linguaggio” del governo, parlando di “grande brutalità” nel trattamento dei migranti. Tra le misure del nuovo progetto di legge che fanno urlare le ong pro migranti e la gauche radicale, c’è anzitutto la riduzione dei tempi di istruzione della domanda del richiedente asilo, che Collomb vuole abbassare da 120 giorni a 90. Nel caso in cui la richiesta d’asilo venisse respinta, il migrante avrà due settimane, e non più un mese, per depositare un ricorso. Il problema, sottolineato dagli avversari della loi “asile et immigration”, è che ci vogliono circa trenta giorni per ottenere un appuntamento in prefettura: tempi troppo ristretti, viste le lungaggini burocratiche del sistema di accoglienza francese.
E’ una misura “aberrante”, ha attaccato Johan Ankri, responsabile sindacale presso l’Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi (Ofpra). “Come si fa in quindici in giorni a convocare un richiedente asilo, fargli sostenere un colloquio, compiere delle ricerche complementari sul suo dossier, verificare le sue dichiarazioni, prendere una decisione e notificare la sua decisione?”, ha scritto Ankri sul sito Info Migrants. “Per costituire un dossier, il richiedente deve potersi preparare, trovare un avvocato, recuperato i suoi documenti, ovunque essi siano, farli tradurre da un interprete certificato… per tutto ciò c’è bisogno di tempo. E quindici giorni sono veramente troppo pochi”, ha dichiarato all’Huffington Post Suzy Balourd, segretario generale del sindacato Cgt presso la Corte nazionale del diritto d’asilo (Cnda). I tempi di permanenza nei centri di detenzione amministrativa per i migranti, equivalenti ai Cie italiani, si allungano: si passa dai 45 giorni attuali a 90, che in alcuni casi diventano persino 135. Infine viene introdotto un reato di “superamento illegale della frontiera”, punibile con un anno di carcere e 3.750 euro di multa.
Per tentare di placare i più ostili, il premier, Edouard Philippe, ha fatto valere le 72 proposte del giovane deputato della République en marche Aurélien Taché, volte a migliorare la politica di accoglienza e l’accompagnamento degli stranieri. Tra le proposte ci sono l’aumento dei corsi di lingua e la riduzione da 9 a 6 mesi del tempo in cui un richiedente asilo non ha il diritto di lavorare. La discussione del progetto inizierà il prossimo aprile, e c’è chi parla già di “via crucis”.