Dopo il sisma, Haiti travolta dal terremoto umanitario
Dal colera e gli stupri dell'Onu alle orge di Oxfam. Il colonialismo dei buoni
Roma. Erano arrivati a Haiti con le migliori intenzioni dopo il devastante sisma del 2010. Venerdì l’annuncio che gli inglesi di Oxfam lasceranno l’isola nel disonore. Haiti ha deciso di fare a meno dei servizi e della benevolenza della ong messa in ginocchio da una serie di scandali, su tutti le ormai celebri “orge in stile Caligola” consumatesi tra i funzionari di Oxfam e le vittime del terremoto.
Venerdì il presidente haitiano Jovenel Moïse ha detto che la vergogna di Oxfam è soltanto “la punta dell’iceberg”. Dopo il sisma, Haiti è stata infatti devastata da un altro terremoto, quello scatenato dagli operatori di pace. Mark Schuller, un professore di Antropologia dell’Università dell’Illinois, ha scritto un libro sullo “shock umanitario a Haiti”. E’ un sisma che non si misura con la magnitudo, ma col numero di infetti, morti e abusati.
Hanno iniziato i Caschi blu nepalesi che a Haiti hanno portato il colera, causando la morte di 8.774 persone. Schuller l’ha chiamata “killing with kindness”: uccidere con gentilezza. La malattia si è rivelata molto più rapida della burocrazia dell’Onu e ha contagiato Repubblica Dominicana, Cuba e Messico, facendo ammalare decine di migliaia di persone. L’Onu ha passato sei lunghi anni a negare l’evidenza prima che il segretario generale Ban Ki-moon ammettesse la responsabilità morale dell’epidemia. Come ha rivelato un’inchiesta del New York Times, il fondo da 400 milioni di dollari creato per risarcire le vittime del colera è, de facto, rimasto vuoto. Un altro fiasco. Dopo il colera, l’Onu ha introdotto ad Haiti gli stupri e le gravidanze indesiderate.
I Caschi blu, stavolta dello Sri Lanka, hanno abusato di bambini haitiani dai dieci ai sedici anni, nelle docce, nelle torrette di guardia, nei camion dell’Onu. L’allora presidente haitiano Michel Martelly lo descrisse come “stupro collettivo”. Una ragazza nota come “V01”, ovvero “Vittima numero 1”, fece sesso con cinquanta peacekeeper, incluso un comandante che le dava meno di un dollaro. Le zone disastrate sono diventate un magnete per i predatori. Così, Haiti è stata trasformata in un campo da gioco sessuale dall’Onu.
Cinquecento i casi, spesso riguardanti minorenni. Adesso le madri dei “peacekeeper babies” di Haiti hanno presentato la prima azione legale contro il Palazzo di vetro chiedendo all’Onu di far fronte alle spese dei bambini nati dalle violenze sessuali. Poco dopo aver partorito, una madre ha ricevuto 350 dollari dal soldato uruguaiano che l’aveva messa incinta. Da allora non ha ricevuto più nulla.
Otto anni fa il mondo piangeva con Haiti e, insieme alle nostre lacrime, è arrivata anche una delle risposte umanitarie più generose della storia. I privati hanno contribuito con 3,06 miliardi di dollari e i governi ne hanno promessi altri tredici. Ma la domanda da sedici miliardi di dollari è dove siano finiti tutti quei soldi. I piccoli segni di progresso sull’isola sono niente al confronto con i fondi ricevuti. Alcune ong hanno speso milioni per insegnare agli haitiani a lavarsi le mani proprio mentre i Caschi blu trasmettevano il colera a tutta l’isola dalle acque reflue. Alcuni dirigenti di Oxfam usavano invece i fondi del governo inglese stanziati per Haiti per pagare le orge, ricattando la popolazione più povera del mondo. E’ il colonialismo dei buoni. Il fardello dell’uomo bianco di Kipling impallidisce al confronto di questi Caligola umanitari.