Cosa teme e spera Macron aspettando l'esito dei voti in Italia e Germania
Domattina si saprà se l’Spd accetta l’accordo di grande coalizione a Berlino. Parigi resta cauta sul futuro dei suoi alleati. L’analisi di un esperto
Parigi. La Francia osserva, con un po’ di preoccupazione, quel che avverrà domani nei paesi ai suoi confini, che sono anche suoi partner europei. Comunque vada, Emmanuel Macron, presidente francese, sarà coinvolto, più o meno direttamente, dall’esito delle elezioni politiche italiane così come dai risultati del voto interno dell’Spd sull’accordo con i cristiano-democratici di Angela Merkel in vista della Grosse Koalition numero tre. Simon Nixon del Wall Street Journal ha scritto che in realtà è proprio l’inquilino dell’Eliseo il più preoccupato di tutti in Europa, perché la combinazione nefasta di un risultato eclatante dei populisti in Italia assieme alla vittoria dei no al referendum dei socialisti tedeschi comporterebbe una pericolosa battuta d’arresto per il suo programma riformista, dentro la Francia e soprattutto in Europa.
Per Jean-Dominique Merchet, giornalista dell’Opinion, Macron si augura vivamente che in Italia possa formarsi “una maggioranza europeista e stabile, meglio se di centro-sinistra, ma perché no di centrodestra, dopo l’annuncio, da parte di Berlusconi, di Antonio Tajani come candidato premier”. Si sa che il presidente francese preferirebbe “continuare a lavorare” con Gentiloni, come aveva dichiarato a Roma lo scorso gennaio aggiungendo che “l’Europa è stata fortunata ad averlo”, ma il profilo moderato ed europeista di Tajani non dispiacerebbe all’Eliseo. Il presidente del Parlamento europeo è stato a Parigi una sola volta da quando Macron è stato eletto. Ma durante l’incontro, avvenuto a settembre, era emersa una buona intesa. Tajani aveva salutato positivamente il programma di riforme del presidente e il suo volontarismo europeista, condividendo la proposta di creare un superministro delle Finanze europeo, ma con lo stesso statuto dell’Alto rappresentante dell’unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, e cioè sotto il controllo del Parlamento. A Parigi, il presidente dell’Europarlamento si era anche detto favorevole a un’altra proposta di Macron: la creazione di un fondo comune dell’Ue, “più importante e più politico”, secondo le sue parole, dedicato, in particolare, alla lotta contro il terrorismo, alla questione migratoria e alla battaglia contro la disoccupazione giovanile. Tutto, però, dipenderà dall’esito dalle urne e dalle maggioranze che verranno a crearsi a Roma e Berlino, assi portanti del progetto neoeuropeista di Macron.
L’instabilità fuori dai confini
“All’Eliseo sono molto preoccupati – dice al Foglio Merchet – perché non sono soltanto l’Italia e la Germania ad attraversare una crisi politica che è sinonimo di instabilità e incertezza, ma anche gli altri paesi dell’Ue. C’è la Spagna, che ha il problema catalano, la Polonia, che è governata da una coalizione antieuropeista, senza dimenticare la Brexit. In Francia c’è un’inquietudine verso l’intero paesaggio europeo”. Quando gli chiediamo del segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, Merchet spiega che quell’“effetto specchio” che faceva sognare i riformisti sull’asse Roma-Parigi “sembra essere finito”. “Il momento di gloria di Renzi è passato in Italia. Macron è indubbiamente un Renzi à la française, ma l’ex primo ministro italiano, che per molti aspetti ha anticipato l’attuale capo dello stato francese, non ha quell’appeal che aveva nel 2014 e che lo ha portato a ottenere il 40 per cento alle elezioni europee. Il vento è cambiato rapidamente per Renzi e anche all’Eliseo non credono più tanto nella sua rinascita”, dice Merchet.
Sul dossier tedesco, “uno choc è possibile”, sottolinea il Wsj, ma mercoledì sera, il ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel, ha detto di essere ottimista: secondo le ultime rilevazioni, il governo di grande coalizione gode di un buon sostegno anche tra gli elettori socialdemocratici. Ma a Parigi molti restano cauti: “Lo slancio riformista è stato già frenato dal risultato delle elezioni federali di settembre, e Macron – conclude Merchet – non è affatto sereno”.
Dalle piazze ai palazzi