Il massacro dei laici in Bangladesh
Gli islamisti continuano a colpire la classe culturale e secolarista del paese
La lista di intellettuali e attivisti laici attaccati o uccisi per le loro idee dagli estremisti islamici in Bangladesh comprende: alcuni blogger, un cittadino americano di origini bengalesi, un religioso indù, due attivisti dei diritti omosessuali. Si potrebbe andare avanti per molte righe: nel paese asiatico, in poco più di un paio d’anni, gli omicidi d’opinione sono stati più di una dozzina, e non sembrano fermarsi. L’ultima vittima, sabato scorso, è stato Zafar Iqbal, professore all’Università di Shahjalal, attivista progressista e celebre scrittore locale di romanzi di fantascienza. Iqbal è stato pugnalato alla nuca da un uomo di 25 anni mentre teneva un seminario nella città di Sylhet, nel nord-est del Bangladesh.
E’ sopravvissuto e l’aggressore è stato arrestato. Secondo i giornali locali, potrebbe essere un membro del gruppo islamista Ansar al Islam, bandito in Bangladesh ma ancora attivo in molte aree del paese. Iqbal è un esponente importante della comunità laica del paese, ma non era considerato un soggetto a rischio: solo dopo l’attacco si è scoperto che gli estremisti lo avevano minacciato di morte in varie circostanze. Qualche giorno fa centinaia di attivisti hanno tenuto una fiaccolata per chiedere al governo sicurezza e giustizia nella famosa piazza Shahbag di Dacca – nello stesso luogo in cui nel 2013 si tennero le manifestazioni contro l’estremismo islamico e contro Abdul Quader Molla, condannato per crimini contro l’umanità e ritenuto il mandante ideologico degli assassinii di questi anni. Secondo i leader dei movimenti laici, a essere sotto attacco sono “i guardiani del progressismo”. Il problema è che spesso il governo di Dacca tende, per convenienza politica, a sottostimare l’estremismo islamico nel paese. Perfino subito dopo l’attacco del luglio 2016 in un ristorante di Dacca, quando lo Stato islamico massacrò 22 ostaggi compresi nove italiani, il governo disse che non c’era nessuna “emergenza terrorismo”.