La Francia non è più un paese per bambini ebrei
Non passa settimana senza che si registri un grave attacco antisemita. Macron rassicura, ma i numeri sono terrificanti
Roma. Ha usato parole chiare e dure Emmanuel Macron. “La Francia non rinuncerà mai agli ebrei”, ha detto il presidente al Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia. “L’antisemitismo è la vergogna della Francia, l’antisemitismo è l’opposto della Repubblica”. Macron ha ricordato anche l’“omicidio spregevole” di Ilan Halimi nel 2006, “la prima volta che un ebreo è stato ucciso in Francia perché ebreo dalla Seconda guerra mondiale”. E da allora, altri undici ebrei francesi sono stati uccisi dai terroristi islamici. Ha provato a rincuorarli Macron, ma gli ebrei francesi sono terrorizzati.
Non passa settimana senza che si registri un grave attacco antisemita. Le ultime cifre ufficiali mostrano che la violenza antisemita è aumentata del 26 per cento in un anno. Soltanto nell’ultimo mese, a Sarcelles, periferia nord di Parigi, una ragazzina tornava da scuola indossando una collana con la stella di David quando un uomo l’ha sfregiata al volto; sempre a Sarcelles, un ragazzino di otto anni che indossava una kippah è stato preso a calci e pugni da due adolescenti; poi dell’acido è stato gettato nel passeggino di un bambino ebreo a Lione; infine, una settimana fa, un’altra aggressione fuori da una sinagoga ai danni di un ragazzo. Gli aggressori irrompono anche nelle case degli ebrei. Roger Pinto, che guida una organizzazione filoisraeliana in Francia, è stato rapinato e picchiato in casa. Sarah Halimi, un’anziana signora ebrea, è stata torturata nel suo appartamento di Parigi, infine gettata dal balcone. I graffiti sulle case degli ebrei avvertono i proprietari di “fuggire immediatamente” se vogliono vivere. Lettere anonime con proiettili vengono lasciate nelle cassette postali degli ebrei. La parola “ebreo” è dipinta su negozi e ristoranti ebraici. Nel terzo anniversario dell’attentato al supermercato kosher a Parigi, un altro negozio ebraico è stato bruciato e distrutto. Gli ebrei che possono lasciare il paese, se ne vanno. Chi non ha ancora deciso di andarsene, si trasferisce in quartieri più sicuri. La maggior parte delle partenze è frettolosa; molte famiglie vendono le case al di sotto del prezzo di mercato. Nel 2000, la comunità ebraica era stimata a 500 mila e il numero è oggi inferiore a 400 mila. Distretti ebraici rinomati sono oggi sull’orlo dell’estinzione.
Molte sinagoghe di Senna-Saint-Denis, come quelle di Saint-Denis o Clichy-sous-Bois, sono chiuse per mancanza di persone. A Pierrefitte c’è stato un calo del 50 per cento di fedeli in tredici anni. Stessa cosa a Bondy. Nel 2000 c’erano ottocento fedeli a Yom Kippur, oggi sono 350. A Chelles, la sinagoga non riesce più a raggiungere il quorum di dieci persone per la preghiera. A La-Raincy, dove tante famiglie si sono trasferite, davanti alle sinagoghe la regola per i fedeli è di non indugiare. Niente scialli di preghiera. Le due telecamere che monitoravano il posto negli anni Ottanta sono diventate sei. La chiusura di una sinagoga isolata impone ai fedeli lunghe camminate per lo Shabbat. Così spesso si abbandona un quartiere. A La Courneuve, ad esempio, da 300 famiglie ebree nel 2000 sono passati a 80. A Tremblay-en-France o Aulnay, le comunità si stanno estinguendo e le sinagoghe sono deserte. L’Ufficio nazionale di vigilanza contro l’antisemitismo (Bnvca) dice ora che si è passati da 77 attacchi nel 2016 a 97 nel 2017. Le violenze contro i luoghi di culto ebraici sono aumentate del 22 per cento rispetto al 2016. Le aggressioni sui minori ebrei – spesso commesse da altri minorenni – sono aumentate del 40 per cento. La Francia non è più un paese per bambini ebrei.