Marine Le Pen celebra la fine del Front National
Il partito sovranista francese cambia nome in Rassemblement national per sposare una linea più conciliante. E lancia un appello alla destra moderata: "Vincere senza alleanze è un’impresa ardua”
Parigi. È la fine di un’epoca, la fine del Front national. Marine Le Pen, matrona del sovranismo identitario francese, ha detto oggi addio al nome del partito che il padre, Jean-Marie, ha fondato nel lontano 1972, annunciando una nuova livrea, più moderata e conciliante: Rassemblement national, raggruppamento nazionale. “Il nome Front national è portatore di una storia epica e gloriosa che nessuno vuole negare. Ma sapete, per molti francesi, anche in buona fede, quel nome rappresenta un freno psicologico”, ha dichiarato la leader della destra identitaria d’oltralpe davanti ai suoi sostenitori.
Sabato e domenica, gli elettori lepenisti si sono riuniti a Lille, nel nord della Francia, per il 16esimo congresso del partito, durante il quale, oltre all’annuncio del nuovo nome (per l’ufficializzazione, tuttavia, bisognerà aspettare ancora un mese e mezzo, dato che dovranno essere i militanti con un voto per posta ad approvarlo), sono successe un bel po’ di cose, tra cui la cacciata definitiva di Jean-Marie Le Pen, il cui ruolo di “presidente onorario” è sparito dal nuovo statuto, e la presa di parola di Steve Bannon, l’artefice della scalata di Trump alla guida degli Stati Uniti, ora impegnato in Europa a tessere un’internazionale sovranista. Il nuovo nome, ha spiegato Marine Le Pen, rieletta con il 97% dei suffragi al vertice del Fn (era l’unica candidata alla sua rielezione), “deve esprimere la nostra volontà di radunare sempre più elettori. In un momento in cui la maggioranza dei francesi aspira alla riconciliazione di tutte le energie, questo nome deve essere un appello ad aderire al nostro progetto”. La stampa francese ricorda che “Rassemblement national” era già stato il nome di un partito presieduto dall’avvocato ed esponente della destra radicale Jean-Louis Tixier-Vignancour, la cui campagna presidenziale del 1965, tra le altre cose, era stata diretta proprio da Jean-Marie Le Pen. Ma ora è tutta un’altra storia, perché quella parola, “rassemblement”, è un termine che da sempre fa parte del dizionario della destra gollista francese.
Rassemblement pour la république (Rpr) era il nome del partito guidato da Jacques Chirac, prima di diventare l’Union pour un mouvement populaire (Ump), e ora Républicains. Ed è proprio a quest’ultimi, guidati da Laurent Wauquiez, che Marine Le Pen fa l’occhiolino. “Dobbiamo fare delle alleanze, perché sotto la Quinta Repubblica, che si basa su un sistema di voto a doppio turno, vincere senza alleanze è un’impresa ardua”, ha affermato la presidente del futuro Rassemblement national, prima di aggiungere: “Lo abbiamo visto alle regionali”. Non sarà facile trovare delle convergenze contro gli altri partiti repubblicani, che hanno sempre considerato il Fn come un partito di infrequentabili, nonostante il processo di “normalizzazione” avviato dall’ex stratega Florian Philippot, ora presidente dei Patriotes. Ma Marine è convinta che questa “cultura dell’alleanza” va soltanto affinata all’interno del partito. “La cultura dell’alleanza è la capacità di decidere dei compromessi, la cultura dell’alleanza è la facoltà di rispettare l’autonomia dei propri alleati (…) è la capacità di integrare coloro che hanno aderito al proprio progetto e di rispettarli, con il loro percorso, le loro rispettive identità e le loro sensibilità”.
Tra una frecciata a Renzi, “assistiamo in questi giorni alla caduta del Macron italiano (....) colui che quattro anni fa sembrava il giovane che doveva cambiare l’Italia”, e un attacco all’attuale presidente francese, la Le Pen, ha manifestato a più riprese il suo entusiasmo per i risultati di Matteo Salvini. Un Salvini che Bannon, come ha ribadito sabato durante il suo intervento dopo averlo già anticipato in un’intervista al Corriere della Sera, vorrebbe vedere alleato con il Movimento Cinque Stelle. “Ho fallito un appuntamento, non potete rinfacciarmelo tutta la vita”, aveva detto la leader sovranista qualche giorno fa in televisione. Ma sullo sfondo aleggia già l’ombra della nipote, Marion Maréchal-Le Pen, benedetta da Bannon e dai conservatori americani, e pronta a tornare al centro della scena politica, magari da candidata del Rassemblement national alle presidenziali francesi del 2022.
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