All'Europarlamento c'è il Salvini show
L'euro è reversibile, il limite del 3% si può sforare e sulla spia avvelenata dai russi "non ci sono prove". Il leader della Lega a Strasburgo rispolvera l'agenda fallimentare di Tsipras, condita da una polemica coi giornalisti
Strasburgo. Tra modello Senegal per la claque in sala stampa e strategia Tsipras per affrontare i futuri negoziati con l'Unione europea, Matteo Salvini ha lanciato all'Europarlamento il trailer del film dell'orrore che aspetta l'Italia governata dal leader della Lega. Circondato dalle seconde fila dell'estrema destra europea – Harald Vilimsky per la Fpö austriaca, Nicolas Bay per il Front National francese, e Marcel de Graaff per il Pvv olandese – Salvini ha iniziato la sua conferenza stampa a Strasburgo scontrandosi con i giornalisti che chiedevano di evitare applausi, perché così vogliono la buona educazione e le regole affisse nella sala stampa dell'Europarlamento. “Siamo alle comiche. C'è tanta gente a sinistra che è nervosa. Lezioni di correttezza da parte di giornalisti che hanno trattato la Lega come gli ultimi tra gli ultimi io non ne prendo. Hanno parlato gli italiani, hanno parlato gli italiani”, ha reagito Salvini. Effettivamente gli italiani hanno parlato e votato, assegnando al leader della Lega quasi la metà dei voti degli altri populisti che aspirano come lui a guidare il prossimo governo. E' toccato a un giornalista austriaco ricordare a Salvini che gli applausi durante le conferenze stampa si sentono solo nei paesi africani, dove dittatori e autocrati si portano dietro la claque a beneficio delle telecamere. “Se in Senegal hanno le nostre stesse usanze, viva il Senegal che applaude", ha risposto Salvini. Ma, visto quanto detto dal leader della Lega, più che la deriva senegalese, è la prospettiva che l'Italia si avvii sulla strada della Grexit o della Brexit a preoccupare l'Ue. Con il processo di uscita del Regno Unito “tutti possono vedere che mettere in discussione l'appartenenza all'Unione europea è un approccio molto pericoloso”, ha detto il presidente del gruppo del Partito popolare europeo, Manfred Weber, che pur sostiene il centrodestra in Italia.
Quello delineato da Salvini per l'Italia a Strasburgo è lo stesso percorso che, sotto la leadership di Alexis Tsipras, nel 2015 aveva portato la Grecia sulla porta di uscita dalla zona euro. “I nostri esperti stanno lavorando al piano B qualora da Bruxelles arrivano solo dei 'no'”, ha risposto il candidato premier del centrodestra, rispondendo a una domanda sull'uscita dall'euro. Certo, “non c'è un'uscita improvvisa e solitaria possibile”, ma “l'euro era e rimane una moneta sbagliata”. Contrariamente a Mario Draghi, Salvini ritiene che “dire che l'euro è irreversibile è un errore perché la moneta deve aiutare la gente a stare meglio, a lavorare, a risparmiare di più. Se questa moneta non lo fa, si può discutere”. E allora il piano del leader della Lega è questo: sul limite del 3 per cento di deficit, “se possiamo rispettarlo bene, se siamo in grado di dover ignorarlo per fare il bene della nostra gente lo faremo senza preoccupazione”. Una volta alla testa del governo lui “andrà a Bruxelles per ri-contrattare il nostro modo di stare in Europa”, ma a fronte di “generalizzati no” l'intenzione di Salvini è mettere all'ordine del giorno “una revisione delle politiche monetarie”. Esattamente quel che Tsipras, accompagnato da Yanis Varoufakis, aveva fatto con la Grecia nel 2015: promettere di rinegoziare il memorandum, di cambiare le regole europee, di spendere per pensionati, dipendenti pubblici e giovani, il tutto senza uscire dall'euro. La sceneggiata era durata sei mesi, fino a quando Tsipras fu costretto a una clamorosa marcia indietro e a mettere in opera un piano di austerità molto più duro di quello previsto a inizio del suo mandato pur di evitare la catastrofe della Grexit. “Uscire dall'euro da soli domani mattina non è possibile”, ma “sulla politica monetaria non ci poniamo limiti”, ha detto Salvini.
Per il resto, la conferenza stampa del leader della Lega è stata uno show dell'estrema destra europea, che annuncia per l'ennesima volta la fine dell'Ue, definita “super Stato sovietico”, dove prevalgono “i diktat delle élite globaliste” e che sta portando al “suicidio della civilizzazione occidentale” (parola dell'olandese de Graaff). Poi, quando la Russia avvelena una ex spia del Kgb, la figlia e 500 persone nel Regno Unito, il blocco nazionalista, anziché difendere la nazione colpita, riscopre il suo amore per l'uomo forte dell'ex Unione sovietica. "A parole stiamo sentendo di tutto. A parole gli hacker russi avrebbero influenzato le elezioni italiane e poi abbiamo visto come è andata. Un conto è il 'si dice', il 'è possibile', il 'forse'. Un conto sono i fatti”, ha sentenziato Salvini. Fidarsi di Theresa May o di Vladimir Putin? Sul ruolo della Russia nell'avvelenamento dell'ex spia Serghei Skripal nel Regno Unito "io voglio vedere i fatti concreti", ha detto Salvini.