Putin è...? Abbiamo risposto alle domande più popolari su Google
Chiariamo gli interrogativi più frequenti (e anche piuttosto strani) che ci si fa sul presidente russo, riconfermato domenica al suo quarto mandato
Vladimir Putin resterà al Cremlino. Domenica scorsa il presidente russo ha vinto le elezioni con il 76,6 per cento dei voti e si è assicurato un quarto mandato, fino al 2024. Avrà allora 71 anni, di cui 25 trascorsi al potere, contando sia quelli da presidente che quelli da primo ministro. Tutto sommato, dello "zar" della nuova Russia si sanno tante cose ma ce ne sono ancora molte da scoprire. Abbiamo provato a cercare Putin su Google, per vedere quali ricerche il motore più famoso del mondo suggerisce automaticamente. Ecco le risposte alle domande più frequenti (e a volte abbastanza strane) che ci si fa su Vlad.
Putin è...
...comunista?
La prima domanda (quindi la più frequente) che compare su Google se si digita "Putin è" ha a che fare con l'orientamento politico del presidente. Certo, catalogare il leader russo secondo i canoni politologici classici può essere fuorviante, ma sicuramente Putin non è un comunista. E' stato iscritto per decenni al partito comunista dell'Unione sovietica e fu arruolato alla fine degli studi nei servizi segreti del KGB, ma oggi, benché si sia presentato come candidato "indipendente", è il leader indiscusso di Russia Unita, una formazione dalla difficile collocazione ideologica. Diversi esponenti del partito provengono dall'establishment ex comunista, ma nel 2009 "Edinaja Rossija" ha dichiarato il conservatorismo la sua ideologia ufficiale: può essere quindi considerato un partito di centro destra, viste anche le sue posizioni fortemente conservatrici e nazionaliste, mentre in ambito economico alterna posizioni liberiste e stataliste.
Putin ha criticato più volte la Rivoluzione d'Ottobre ("uno dei tanti sconvolgimenti vissuti dal nostro paese", ha dichiarato) e Lenin, ma nel 2005 ha bollato il crollo dell'Unione sovietica come la "maggior catastrofe geopolitica del secolo" e ha attaccato, davanti all'obiettivo del regista americano Oliver Stone, "l'eccessiva demonizzazione" del dittatore sovietico Josef Stalin, da anni ai vertici della classifica dei personaggi storici più amati dai russi. Putin ha comunque preso più volte le distanze dal responsabile del terrore rosso che ha causato la morte di milioni di persone. Ma il 2 marzo scorso, al forum sui media del Fronte popolare russo, ha detto che se potesse cambiare qualcosa nel passato, vorrebbe impedire "il crollo dell’Unione sovietica". Uno dei motivi per cui fatichiamo a inquadrare la nostalgia russa per quell'epoca può forse dipendere dal fatto che la reazione occidentale alla fine dell’Urss fu semplicistica e ingenua, anche se è vero che il popolo sovietico chiedeva libertà e usciva finalmente dalla dittatura. Ma molti russi non la vedevano come il male: era il paese che sconfisse Hitler pagando la vittoria con venti milioni di morti, era temuto e rispettato nel mondo, era la loro patria, imperfetta e dolorosa, ma con la sua cultura e i suoi principi.
...un dittatore?
Leonid Bershidsky, il primo direttore dell’edizione russa di Forbes e oggi editorialista per Bloomberg, è "uno di quei giornalisti russi che sanno raccontare la Russia come agli occidentali piace sentirsela raccontare", come scriveva un paio d'anni fa Fulvio Scaglione. Una descrizione ancora azzeccata. Nonostante la sistematica repressione dell'opposizione politica e dei media, la scarsa possibilità reale per i candidati avversari di vincere alcunché e i sospetti di brogli e violenze all’interno dei seggi durante il voto di domenica, Bershidsky ha scritto oggi che le elezioni russe "sono state false, ma il loro esito è abbastanza reale. Hanno chiaramente dimostrato che la maggioranza dei russi accetta le regole imposte loro dal presidente Vladimir Putin. Questo di per sé è una specie di scelta democratica, con chiare implicazioni per i nemici di Putin dentro e fuori la Russia". E ancora: "All'inizio di quest'anno ho sostenuto che il vero avversario di Putin nelle elezioni era un'alta percentuale di astensione. Avrebbe segnalato una certa possibilità di cambiamento. Ma l'apatia è stata sconfitta con la stessa facilità con cui i rivali di Putin sono stati addomesticati".
...sposato?
No, per quanto ne sappiamo. Come racconta un reportage pubblicato sul settimanale americano Time intitolato "Vladimir Putin: quando la famiglia è virtualmente un segreto di Stato", il leader russo è uno dei pochi capi di stato del G8 che riesce a tenere la sua vita privata lontana dai riflettori, sebbene sia sotto la lente dei blogger che tentano di raccontarne i retroscena. E' stato sposato per 30 anni con Lyudmila Aleksandrovna Putina, nata Škrebneva, ma hanno annunciato il loro divorzio nel giugno 2013. Erano stati visti raramente insieme in pubblico nei mesi precedenti alla separazione. Ci sono voci secondo cui il Putin ha frequentato l'ex ginnasta ritmica e politica Alina Kabaeva, ma non ci sono indicazioni che le voci siano vere.
...morto?
No, e la sua vittoria elettorale dovrebbe essere un indizio importante. Detto questo, le speculazioni sulla sua salute iniziarono a farsi molto pressanti nel 2015, dopo che non si era fatto vedere in pubblico per una decina di giorni. Emerse ogni sorta di teorie, ma quando il presidente saltò fuori di nuovo, disse solo che la vita "sarebbe noiosa senza pettegolezzi".
...amato in Russia?
Anche qui la cronaca degli ultimi giorni dovrebbe essere sufficiente a ripianare ogni dubbi: il vice presidente della Commissione elettorale, Nikolai Bulaev, ha sottolineato che "56 milioni di russi" hanno votato per Putin, ovvero il record assoluto nella storia delle elezioni presidenziali russe. Il 76,6 per cento degli elettori l'ha scelto di nuovo come presidente. Anche se l’occidente si ostina a non crederci, i russi vogliono ancora Vladimir Putin al Cremlino: in 18 anni non è mai sceso sotto il 60 per cento dei consensi, come mostra questo grafico realizzato da #TrueNumbers nel giugno scorso.
Il Centro Levada ha fatto di più: a settembre ha chiesto ai cittadini se fossero disposti a votare per Andrei Semenov, il candidato supportato da Putin qualora il presidente non si candidasse, così come era stato per Dmitrij Medvedev nel 2008. Più del 18 per cento degli intervistati ha risposto di sì. Il 15 per cento ha risposto sì pur ammettendo di non conoscere il candidato. Si trattava però di una domanda trabocchetto, perché Andrei Semenov non esiste. E’ un candidato immaginario, inventato dai sondaggisti per tastare la fiducia in Putin. “E’ già una vittoria, i cittadini dimostrano di avere grande fiducia nel presidente”, ha commentato Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino.
Questo interessante reportage del Guardian, propone le voci (e i nomi) di cittadini russi comuni che danno il loro punto di vista su Putin e sul posto del loro paese nel mondo di oggi. Non manca un certo, ponderato, dissenso.
...di origine italiana?
Il capo del Cremlino è nato a San Pietroburgo (allora Leningrado) nel 1952. Ma il tabloid ad alta diffusione Moskovskij Komsomolets, nel 2001 ha aperto l'edizione con un titolo cubitale: "Il segreto di famiglia". All'interno, un articolo sostiene che Putin sia originario di Costa Bissara, provincia di Vicenza. Le prove? Nel vicentino ci sono almeno 50 famiglie con il cognome Putin. Anche se in Veneto il cognome si pronuncia con l'accento sulla "i", e in dialetto significa bambino. Il quotidiano russo ha spedito un inviato in Italia. Altra rivelazione: a fine Ottocento un gruppo di Putìn si trasferì in Russia per costruire la Transiberiana. E altri raggiunsero l'antica capitale nei loro viaggi di ambulanti. "Io e Vladimir – ha assicurato al Moskovskij tale Franco Putìn, produttore di caminetti – siamo due gocce d' acqua. Stessi occhi, stessa espressione, stessa andatura. Gemelli: solo che lui scia e fa judo, io niente. Lui è asciutto, io sovrappeso: ma è l'unica differenza". Il confronto fotografico però è piuttosto impietoso.
L'editoriale del direttore