Perché i tabloid turchi dipingono (ancora) Merkel come Hitler
In Turchia c'è un'intera galassia di giornali spazzatura che calcano sui toni anti-europeisti e nazionalisti
Le relazioni tedesche con la Turchia non sono mai state così tese come nel corso degli ultimi due anni. E' il crollo di un matrimonio senza amore. La presenza di quasi tre milioni di persone di origine turca in Germania – la più grande diaspora turca del mondo – e l'accordo sui migranti fanno somigliare Berlino e Ankara a due genitori costretti a convivere per il bene dei figli. Oggi il quotidiano turco Yeni Akit (L'Alba Nuova), molto vicino al governo del presidente Recep Tayyip Erdogan, insulta la cancelliera tedesca Angela Merkel: in un’immagine pubblicata dal giornale ultraconservatore islamico, Merkel è ritratta con i baffi alla Hitler, una fascia con la svastica sul braccio e una divisa da militare nazista. Yeni Akit accusa la cancelliera di avere una “mentalità nazista”, una mossa propagandistica che arriva dopo le condanne dei leader dell’Unione europea alle “azioni illegali” della Turchia nei confronti di Grecia e Cipro nel Mediterraneo orientale e nel Mar Egeo. Già nel luglio 2017, lo stesso quotidiano aveva titolato in prima pagina a lettere cubitali "Peggio di Hitler". Sotto, campeggiava un fotomontaggio di Angela Merkel in uniforme da SS e con i baffetti del Führer.
Va detto che Yeni Akit non è una testata autorevole ed è stata accusata da molti osservatori di essere antisemita e di diffondere notizie false: secondo la Hrant Dink Foundation – ong che prende il nome dal giornalista armeno assassinato a Istanbul nel 2007 e che si occupa di monitorare l'informazione in Turchia –, è uno dei primi tre giornali turchi che fanno ricorso all'incitamento all'odio per colpire minoranze e gruppi di opposizione. Sono numerosi e dimostrati i casi nei quali il tabloid ha inventato o manipolato interviste, ed è stato una fonte primaria di disinformazione. Nel maggio 2011, ha pubblicato un'intera pagina di condoglianze per la morte di Osama bin Laden.
Akhbar 'Gunes' Turki paparkan Merkel umpama Hitler. Gara-gara kerana Merkel melarang rapat umum sokong referendum meluaskan kuasa Erdogan. pic.twitter.com/91gyVJ5Q3L
— Malek Hussin (@AbdMalekHussin) 19 marzo 2017
C'è un'intera galassia di giornali spazzatura che calcano sui toni anti-europeisti e nazionalisti. Anche altri media filogovernativi, come il tabloid Günes, nel marzo 2017, avevano vestito Merkel dei panni hitleriani e infiammato i rapporti con Berlino. Soprattutto avevano fatto infuriare l'opinione pubblica europea che non conosce queste testate e può pensare siano affidabili, mentre rappresentano la più becera forma di propaganda disponibile nelle edicole turche. Il filogovernativo Takvim "giocò" con le divise delle SS già nell'agosto 2016, dopo il tentato golpe in Turchia. C'è poi il caso di Aksam (La Sera), che nell'agosto 2016, dopo le incerte prese di posizione dell'Occidente in seguito al tentato golpe di luglio, aprì un'edizione con lo strillo: "Heil Merkel!". Il quotidiano turco oggi è uno dei più aggressivi contro l'Europa e sostiene esplicitamente la tesi dello spionaggio a proposito dell'attivista tedesco per i diritti umani, Peter Steudtner, finito in carcere in Turchia il 5 luglio 2017 e rilasciato nell'ottobre successivo.
Eppure Aksam era un giornale con una storia: fondato nel 1918, è tra i più antichi del paese e insieme al Tercüman alla fine degli anni Sessanta fu il primo giornale turco ad essere venduto in Germania. Nel 2013 aveva una tiratura di 100.000 copie (più del Fatto e di Libero, poco meno del Giornale, per fare un confronto con l'Italia). E nel 2010, quando ancora faceva inchieste, l'ex editore Semra Pelek e il direttore editoriale Mustafa Dolu sono stati accusati di aver pubblicato delle informazioni sui processi all'organizzazione terroristica clandestina Ergenekon, accusata di vari reati inscenati al fine di innescare un colpo di stato militare. Numerosi giornalisti sono stati processati con l'accusa di aver "violato il segreto di un'indagine" o "tentare di influenzare un processo equo" perché hanno riferito di documenti e dichiarazioni sul caso. Il presidente dell'Associazione dei giornalisti Ahmet Abakay li difese allora così: "Non è rimasto nulla che non sia già stato detto su Ergenekon. Il primo ministro e l'opposizione hanno parlato come fossero procuratore e difesa, hanno detto tutto quello gli veniva in mente: ma non sono stati oggetto di indagini per aver influenzato il processo, mentre i giornalisti sono stati portati in tribunale per aver pubblicato ciò che hanno detto questi politici". Pochi anni fa, ma altri tempi. Oggi il quotidiano Aksam appartiene all'imprenditore Ethem Sancak, che possiede anche il tabloid Günes, ed è ora tra i media che sostengono apertamente il presidente Erdogan.
Die türkische Zeitung #Aksam zeigt Angela #Merkel in Hitler-Pose. https://t.co/m6wvtbY6i5
— SPIEGEL ONLINE (@SPIEGELONLINE) 1 agosto 2016
"Aksam", ha scristto lo Spiegel, "appartiene al numero crescente di giornali turchi che non pubblicherebbero mai nulla contro il partito al potere, l'Akp di Erdogan". Lo stesso presidente turco aveva accusato la Germania di tenere "un comportamento nazista" nel marzo 2017. Proprio in quei giorni, diverse municipalità tedesche avevano annullato alcuni eventi in cui i ministri del governo turco avrebbero dovuto fare campagna elettorale a favore del referendum sulla riforma costituzionale che nell'aprile scorso ha concesso al presidente turco nuovi, ampi poteri.
While purging 80.000 people, seizing properties, jailing journalists, Erdogan media targets Germany with Nazi past! pic.twitter.com/ze8ZApIkY7
— Celil (@csagir2015) 1 agosto 2016
La stessa operazione di propaganda fu usata nel giugno 2016 dal quotidiano rigorosamente kemalista Sözcü, dopo che il Bundestag tedesco aveva approvato una mozione che descriveva le uccisioni degli armeni del 1915 in Turchia come un "genocidio". Dove porta questa tempestosa relazione tra Ankara e Berlino? Se anche le cose dovessero migliorare, la consulenza di coppia sarà piuttosto costosa.