“Khamenei peggio di Hitler”
Bin Salman sfonda il tabù: “Gli israeliani hanno diritto alla loro terra”
L’erede al trono saudita in tour in America dice parole su islam e Israele che scateneranno parecchio malcontento
Roma. A leggere l’intervista che l’erede al trono saudita, Mohammed bin Salman, ha fatto con il mensile americano The Atlantic viene da chiedersi com’è che sia ancora vivo e non sia ancora caduto vittima di un attentato (si tratta di una domanda retorica, da due anni ha piazzato suoi fedelissimi ai vertici dei servizi di sicurezza dell’Arabia Saudita e ha azzoppato molti suoi nemici). Ecco cosa dice il principe di trentatré anni che un giorno sarà custode di due dei luoghi più sacri dell’islam visitati da milioni di musulmani ogni anno a proposito della religione: “Dio ci dà due responsabilità. Una è credere e fare cose buone, non cose cattive. Se faremo cose cattive, Dio ci giudicherà nel giorno del Giudizio. Il nostro secondo dovere come musulmani è diffondere la parola di Dio… C’è chi cerca di promuovere l’idea che il nostro dovere sia ristabilire il Califfato e che la gloria dell’islam stia nel ricostruire un impero. Ma Dio non ci ha chiesto di fare questo e il profeta Maometto non ci ha chiesto di fare questo. Dio ci ha soltanto chiesto di diffondere la sua parola. E questa missione è compiuta. Oggi ogni essere umano ha il diritto di scegliere la sua fede. In ogni paese è possibile comprare libri religiosi. Il messaggio è stato consegnato. Non abbiamo più il dovere di combattere per diffondere l’islam”. Si tratta di parole che vanno in senso completamente opposto alle prediche del capo dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi, e dei suoi ideologi, che a loro volta pescano in materiale che per anni in Arabia Saudita è stato considerato legittimo dal commentariat religioso. Salman invece nell’intervista a Jeffrey Goldberg mette lo Stato islamico in quello che lui chiama “il triangolo del male”, di cui fanno parte l’Iran, la Fratellanza musulmana e i terroristi come al Qaida e appunto lo Stato islamico: “Nel triangolo del male vogliono manipolare i musulmani, vogliono far credere loro che il loro dovere come musulmani – che la loro dignità di musulmani – richiede la creazione di un impero musulmano”.
Ma è su Israele che Bin Salman dice una cosa che nessun leader arabo aveva mai detto prima. Goldberg chiede: “Crede che il popolo ebraico abbia diritto a uno stato-nazione in almeno una parte della terra dei loro antenati?”. Il saudita risponde: “Credo che tutti i popoli, ovunque, abbiano diritto a vivere nella loro nazione pacifica. Credo che i palestinesi e gli ebrei abbiano diritto alla loro terra”. Se pochi anni fa qualcuno avesse detto che il primo leader arabo a riconoscere il diritto degli israeliani ad avere una loro terra sarebbe stato l’erede al trono saudita nessuno ci avrebbe creduto. E invece, dopo mesi di indiscrezioni su contatti di medio livello tra israeliani e sauditi, ecco la rottura del tabù (il re Salman martedì ha dichiarato il proprio appoggio ai palestinesi, come a frenare la fuga in avanti del suo successore). La ragione del disgelo sta nel riconoscimento dei tempi che cambiano – Bin Salman ha un programma di innovazioni economiche e sociali per il paese chiamato Vision 2030 da realizzare prima che le riserve di greggio finiscano, la tensione permanente è un ostacolo – e soprattutto nell’identificazione del nemico comune: il governo rivoluzionario in Iran. “Hanno un’ideologia sciita estremista, credono che se la diffondono l’imam nascosto tornerà e comanderanno tutto il mondo dall’Iran. Lo dicono ogni giorno dalla rivoluzione del 1979”.
E sulla Guida Suprema Ali Khamenei dice: “E’ peggio di Hitler, Hitler voleva conquistare l’Europa lui vuole tutto il pianeta. Negli anni Venti e Trenta nessuno vide Hitler come un pericolo. Se ne accorsero soltanto in pochi. Non vogliamo che in medio oriente succeda quello che è successo in Europa. Ci opporremmo con mosse economiche, con mosse politiche, con mosse di intelligence. Vogliamo evitare la guerra”. Goldberg fa anche domande a proposito della guerra disastrosa in Yemen – che ha conseguenze pesantissime sui civili – e della condizione arretrata delle donne saudite, ma le risposte del principe in questo caso sono molto più sulla difensiva.