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Lula è in carcere a Curitiba

Maurizio Stefanini

L'ex presidente del Brasile si è consegnato alla polizia con un giorno di ritardo. Sconterà una condanna a dodici anni per corruzione

Luiz Inácio Lula da Silva detto Lula, presidente del Brasile dal primo gennaio 2003 al primo gennaio 2011, è entrato neln carcere di Curitiba alle 22,30 locali di sabato (erano le 3,30 di domenica in Italia) 7 aprile 2018. Una cella di lusso in realtà, un locale in precedenza usato dalla Sovrintendenza della Polizia Federale per ospitare i colleghi poliziotti in trasferta e trasformato per l'occasione in una camera di detenzione: separata dal resto dei detenuti, larga 15 metri quadrati, la stanza ha un letto, un tavolo, una televisione, un bagno e due piccole finestre. Non ci sono sbarre, ma due agenti a turno staranno di guardia in permanenza davanti all'ingresso, 24 ore su 24. Rea stata preparata con due mesi di anticipo, tanto questo finale sembrava annunciato. 

 

Lula si è consegnato con qualche giorno di anticipo rispetto alla data nella quale era previsto l'inizio della detenzione, ossia martedì, così da lasciare il tempo all'ex presidente di fare un ulteriore ricorso, dopo la negazione della richiesta di Habeas Corpus da parte del Supremo Tribunale Federale. Un ricorso che sarebbe stato disperato, visto che gli stessi giudici gli avevano confermato la condanna in secondo grado. Ma il suo grande accusatore Sérgio Moro ha giocato di anticipo e ha ordinato all’ex-presidente di consegnarsi alla polizia di Curitiba entro le 17 di ieri: “Non verranno i poliziotti a prenderti, non ti metteremo le manette in pubblico”, era l’offerta. Un modo per rilanciare la palla nel suo campo, dopo che il Pt e i movimenti sociali a esso vicini avevano preannunciato catene umane per impedire l’arresto.

 

Alcune migliaia di simpatizzanti hanno però comunque circondato la sede del sindacato dei metallurgici de São Bernardo do Campo, città dove Lula ha la residenza. Lì l’ex "presidente-operaio" è rimasto anche dopo lo scadere dell’ultimatum, facendo constatare formalmente alla Polizia Federale l’impossibilità di eseguire l’arresto. Continuando la sua partita a scacchi il giudice Moro ha però reso noto che Lula non poteva essere considerato latitante. Primo, perché si sapeva benissimo dove si trovava. Secondo, perché comunque la Polizia non aveva tentato l’arresto.

 

Mentre Lula si affacciava per due volte alle 23 di giovedì e di venerdì dalla finestra della sede sindacale per salutare i sostenitori ma senza parlare, dagli avvocati è trapelata la notizia di una trattativa. Lula attendeva semplicemente di poter celebrare una messa in memoria della moglie: defunta il 3 febbraio dell’anno scorso, secondo lo stesso Lula come conseguenza anche delle persecuzioni giudiziarie. In realtà in questo estremo lasso di tempo Lula ha anche tentato un ultimo ricorso contro la carcerazione presso il Stf. Ma gli hanno risposto picche.

 

Celebrata alle 10,45 di sabato, la messa, si è trasformata in un comizio. “La storia dimostrerà che i miei accusatori si sbagliano. Vedranno che ne uscirò rafforzato e che sono innocente”, ha detto l’ex-presidente in mezzo a grida “Lula libero” e “Non ti consegnare”. I sostenitori lo abbracciavano e gli davano rose bianche, esaltando il “Lula guerriero del popolo” e gridando slogan contro i “golpisti”.

 

C'era però meno gente di quanta ci si potesse aspettare dai toni che il Pt aveva usato. E c’era anche gente che in strada festeggiava con fuochi artificiali e spumante: spesso vestita in t-shirt con la faccia di Sérgio Moro.

 

Alla della celabrazione-comizio Lula si è consegnato, non senza un estremo tentativo del suo “popolo” di trattenerlo. “Adempierò alla sentenza. Mi dicono di rifugiarmi all’ambasciata di Bolivia o di Uruguay, ma sono troppo vecchio per queste cose”. La senatrice Gleisi Hoffman presidente del Pt, ha spiegato alla folla che se Lula tardava ancora avrebbe perso alcuni benefici.

 

Lula è stato portato a Curitiba in aereo, con una forte scorta di blindati, aerei e elicotteri. Si era radunata gente anche davanti all’ingresso della Sovrintendenza, ma è stata dispersa a colpi di petardi. In teoria, dovrebbe scontare 12 anni. Adesso ne ha 72. Va ricordato che a parte la causa per cui è stato condannato l’ex-presidente si trova però coinvolto in altri sei processi, con accuse che vanno dal traffico di influenza all'ostruzione di Giustizia.

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