Zuckerberg va al Congresso con scuse precotte. Probabile che non bastino
L'obiettivo del ceo di Facebook è quello di convincere i legislatori americani che il social network sta cambiando, è capace di autoregolarsi, non c’è bisogno che il Congresso si scomodi a emettere leggi e regolamenti
Roma. Per la prima volta nella sua carriera, oggi e domani Mark Zuckerberg, ceo e fondatore di Facebook, testimonierà davanti al Congresso americano. L’occasione è legata allo scandalo di Cambridge Analytica, e l’obiettivo per Zuckerberg è fondamentale: convincere i legislatori americani che Facebook sta cambiando, è capace di autoregolarsi, non c’è bisogno che il Congresso si scomodi a emettere leggi e regolamenti che nell’atto di proteggere i cittadini americani potrebbero danneggiare il business: lasciate fare al vecchio Zuck. C’è molta attesa per il tour congressuale, in cui Zuckerberg risponderà a tre commissioni parlamentari, e ieri il New York Times scriveva che, per prepararsi alle domande dei legislatori, il robotico Zuckerberg sta facendo “corsi intensivi in umiltà e charme”.
Il primo assaggio della strategia difensiva di Facebook è uscito ieri, quando la commissione Energia e Commercio del Congresso ha pubblicato il testo scritto della deposizione che Zuckerberg terrà mercoledì, e che probabilmente indica la direzione che il ceo di Facebook vorrebbe dare alla sua discussione con i congressisti. Com’è facile immaginare, la deposizione è una delusione.
Il testo scritto riprende il copione che Zuckerberg ha usato nel tour mediatico di queste ultime settimane, che è poi lo stesso copione preconfezionato che Facebook usa in tutte le crisi, reso soltanto leggermente più drammatico, vista l’entità della crisi.
Nessuna seria presa di coscienza dei problemi strutturali di Facebook, nessuna promessa di revisione del modello di business del social network: Zuckerberg chiede scusa, si assume tutta la responsabilità dell’accaduto, promette nuove iniziative e nuovi tool per risolvere la situazione, ma in fondo dice che Facebook è una “azienda ottimista” che ha semplicemente peccato di troppo entusiasmo nella sua missione epocale di connettere l’umanità. Abbiamo sbagliato, scrive Zuckerberg, ma sono semplici errori di gioventù, la strada è quella giusta, basta qualche ritocco (assunzione di personale per la sicurezza, nuovi regolamenti interni) e tutto tornerà a posto.
Come scriveva Wired qualche giorno fa, è da 14 anni che Facebook utilizza questo stesso modello di scuse preconfezionate a ogni scandalo, sperando che il pubblico dimentichi gli errori e il rispetto nullo di privacy e dati personali. Finora è sempre andata bene. La portata dello scandalo di Cambridge Analytica – e probabilmente anche il futuro di Facebook – si vedrà dalle reazioni dei legislatori americani, gli stessi che soltanto qualche mese fa hanno grigliato gli avvocati di Facebook sulla questione delle interferenze russe con domande feroci. Se non accetteranno le scuse preconfezionate, le cose si mettono male per Zuckerberg.