Macron e la Francia profonda
Il “presidente dei ricchi” cerca di dare speranza ai delusi che scioperano
Ieri il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha avuto più di un’ora sulla prima rete televisiva nazionale, Tf1, per convincere i suoi concittadini della Francia profonda che non sono stati dimenticati dall’agenda di governo. Intervistato da Jean-Pierre Pernaut, giornalista e cantore della Francia rurale, l’inquilino dell’Eliseo ha provato a spiegare perché quelle riforme che stanno provocando scioperi e malcontento sono necessarie per far avanzare il paese. A partire dalla riforma della Sncf, le ferrovie francesi, che ha giudicato “indispensabile”, invitando i sindacati “alla calma”, e quella dell’accesso all’università, per la quale ci sono proteste in tutto il paese: ieri 400 studenti hanno occupato la Sorbona (si cantava “Bella ciao”). Ma in questo esercizio di pedagogia televisiva, in diretta da una scuola elementare di un paesino della Normandia, Berd’huis, c’era anzitutto la volontà di manifestare la vicinanza a quelle classi popolari che si sentono abbandonate da Parigi e lo considerano il “presidente dei ricchi”. “Non c’è una frattura tra la Francia delle città e la Francia delle campagne”, ha detto Macron, parlando piuttosto di tripartizione del paese, con una “Francia delle metropoli”, una “Francia delle periferie” e una “Francia rurale che perde degli abitanti ma anche una Francia rurale che ne guadagna”. “Non sono stati abbassati di un solo centesimo i fondi destinati ai comuni rurali”, ha esclamato, annunciando “mille classi” in più nelle scuole di provincia. L’offensiva mediatica durante il Tg più popolare del paese è stata una scelta azzeccata dal punto di vista della comunicazione. Ma per conquistare la fiducia della Francia profonda, che al primo turno delle presidenziali ha votato in maggioranza Marine Le Pen, resta ancora molto da fare.
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