Juncker con Selmayr (foto LaPresse)

"Un'azione stile colpo di Stato". Il parlamento europeo chiede di rivalutare la nomina di Selmayr

David Carretta

Il testo della risoluzione non lascia margini di dubbio. La nomina lampo effettuata il 21 febbraio scorso è "al limite e forse perfino oltre i limiti della legge”

Strasburgo. Riaprire le procedure che hanno portato al “colpo di Stato” della nomina di Martin Selmayr a segretario generale della Commissione europea: è questa la richiesta durissima contenuta nella risoluzione adottata dalla commissione Controllo di bilancio del Parlamento europeo sulla promozione dell'ex capo-gabinetto di Jean-Claude Juncker al posto più alto dell'amministrazione comunitaria. Per Juncker, che ha lasciato capire di essere pronto a immolarsi per Selmayr, il colpo rischia di essere politicamente mortale, se sarà confermato dalla plenaria dell'Europarlamento mercoledì. Il testo della risoluzione non lascia margini di dubbio. La nomina lampo effettuata il 21 febbraio scorso “può essere vista come un'azione stile colpo di Stato al limite e forse perfino oltre i limiti della legge”. La scelta di ricorrere all'articolo 7 dello Stato dei funzionari – alla base del trasferimento di Selmayr senza pubblicazione del posto vacante – è contestabile perché non c'erano i requisiti di “urgenza”. Il Parlamento europeo chiede alla Commissione di “rivalutare” la nomina per dare a altri “la possibilità di candidarsi”. Tutti gli emendamenti di sostegno a Selmayr, presentati da alcuni deputati del Partito Popolare Europeo, sono stati rigettati. L'indipendenza del nuovo segretario generale della Commissione è messa in dubbio, visto che i deputati chiedono di “aggiornare e chiarire le regole per garantire un ruolo neutrale” di Selmayr.

 

 

Gli eurogiacobini gridano allo scandalo, perché la commissione Controllo di bilancio dell'Europarlamento non ha chiesto la revoca o le dimissioni di Selmayr e ha rigettato un emendamento in cui si evocava la possibilità di una mozione di censure nei confronti di Juncker. “Siamo molto delusi” da “un compromesso ridicolo sul caso Selmayr”, ha commentato l'europarlamentare dei 5 Stelle Marco Valli: “E' uno schiaffo alla democrazia”.

 

La realtà è molto diversa.

 

Era dal 1999, quando i deputati costrinsero la commissione di Jacques Santer a dimettersi per un caso di nepotismo, che l'Europarlamento non alzava così tanto la voce con la Commissione. Non spetta all'aula di Strasburgo revocare funzionari di altre istituzioni. Juncker ha minacciato di dimettersi se il Parlamento lo costringerà a disfarsi del suo uomo di fiducia e mercoledì ha convocato tutti i commissari per chiedere a ciascuno di loro singolarmente e in un clima di terrore, di confermare il loro sostegno al nuovo Segretario generale. Dopo il voto di mercoledì della plenaria dell'Europarlamento, toccherà a Juncker assumersi le sue responsabilità e il suo orgoglio rischia di giocargli un brutto scherzo. Ma il disonore politico è già evidente: il caso Selmayr ha dimostrato che non è mai stato Juncker a dirigere la Commissione, ma un funzionario non eletto che – malgrado i proclami europeisti – sta infliggendo seri danni all'Ue per pura brama di potere personale.

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