Angela Merkel e Benjamin Netanyahu (foto LaPresse)

Netanyahu visita Merkel con un dossier sull'Iran e uno sulle Ong

Daniel Mosseri

Il primo obiettivo del premier israeliano è convincere le capitali europee a denunciare l'accordo nucleare. Ma circola anche un rapporto sulle organizzazioni anti Israele

Berlino. Lei per riceverlo si è vestita con i colori della bandiera d’Israele: scarpa bianca e tailleur bicolore bianco blu. L’incontro a Berlino con Angela Merkel è stato il primo del minitour in Europa del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che dopo la cancelliera tedesca vede a Parigi il presidente Emmanuel Macron e poi a Londra la premier britannica Theresa May.

 

Un giro “per le capitali che contano”, aveva annunciato lo stesso Bibi prima di partire, allo scopo di convincere l’Europa a denunciare, come fatto da Donald Trump, l’accordo 5+1 sul nucleare iraniano. Lo scopo dichiarato della missione di Netanyahu è incunearsi nella crepa aperta dall'America e far crollare tutta l’intesa.

 

“Siamo d’accordo che la questione dell’influenza regionale dell’Iran sia preoccupante, specialmente per la sicurezza di Israele”, ha concesso Merkel all’amico israeliano, ma non di più. Perfino Alexander Graf Lambsdorff, numero due dell’opposizione liberale (Fdp) che sta mettendo Merkel sulla graticola per uno scandalo legato alle politiche migratorie, stamattina alla radio diceva che la Germania deve sì garantire la sicurezza di Israele, ma che l’accordo sull’Iran “è un accordo da difendere”. “Con un paese amico si possono avere anche delle differenze”, sottolineava Lambsdorff. In conferenza stampa Merkel confermava che in materia di accordo sul nucleare iraniano “abbiamo opinioni diverse”.

 

C’è allora da credere che Netanyahu abbia chiesto alla cancelliera di aiutarlo almeno con l’Ue. Secondo un rapporto del ministero israeliano degli Affari strategici, ogni anno i 28 erogano milioni di euro a ong che promuovono la delegittimazione dello stato di Israele. Fra queste ci sarebbe la Norwegian People’s Aid (Npa), finanziata con 1,76 milioni solo nel 2016 e multata dal dipartimento di Giustizia americano per presunte collaborazioni con Hamas e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, organizzazioni che la stessa Ue considera terroristiche.

 

Oltre alla Trocaire irlandese e all’olandese Pax, la lista delle ong include poi l’italiano Servizio civile internazionale, che ha contribuito, fra l’altro, al dossier “Il Diritto di boicottare Israele (BDS): un legittimo movimento per i diritti umani”, pubblicato in occasione della cosiddetta Israeli apartheid week. A Merkel, Netanyahu avrà forse anche illustrato il caso della BfS, banca sociale tedesca messa all’indice da quelle israeliane per il suo aperto sostegno al BDS.

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