Gli aquiloni incendiari palestinesi che distruggono i campi israeliani
Sfuggono al sistema antimissile e preoccupano Gerusalemme. Ieri nuovi scontri alla barriera tra Israele e la Striscia di Gaza
Milano. La chiamano la “startup nation”. Il suo esercito ha un’unità speciale dai contorni leggendari che si occupa soltanto di cyberwarfare. Israele ha da poco rivelato al mondo come le spie del suo Mossad siano riuscite a penetrare in territorio nemico, in Iran, e a rubare tonnellate di materiale segreto sul programma nucleare degli ayatollah. Il complesso e super tecnologico sistema antimissile Iron Dome è riuscito a intercettare per la prima volta nei giorni scorsi proiettili di mortaio, e non soltanto missili e razzi per cui è stato progettato. Eppure, in queste ore in cui l’esercito ha schierato le sue forze speciali e i tiratori scelti lungo la barriera fortificata che separa Israele dalla Striscia di Gaza, generali e politici dibattono e si scontrano su come difendere le comunità agricole del sud da aquiloni incendiari.
Ieri, migliaia di palestinesi hanno manifestato nei pressi del reticolato tra Gaza e Israele, come fanno dal 30 marzo, sostenuti e spinti dai vertici della Striscia, controllata dal gruppo islamista Hamas. La protesta del 14 maggio, la “marcia del ritorno” dei palestinesi di Gaza verso le terre da cui 700 mila persone sono state allontanate durante la guerra che tra il 1947 e 1948 ha portato alla nascita dello Stato d’Israele, si è conclusa con un bilancio di 60 morti, 120 dall’inizio di una serie di ricorrenti manifestazioni a fine marzo. La comunità internazionale ha accusato l’esercito israeliano di aver usato forza eccessiva, Israele ha accusato Hamas di aver strumentalizzato una protesta pacifica e di aver spinto verso la barriera, in una zona considerata off limits dalle autorità militari israeliane, civili ma anche terroristi e membri delle proprie milizie. Esercito e forze di sicurezza israeliani ieri hanno usato gas lacrimogeni per disperdere la folla che lanciava pietre e bruciava copertoni. Almeno tre palestinesi sono morti negli scontri. Israele vuole prevenire ogni tipo di attacco mirato ad aprire una breccia nella barriera di separazione. L’allerta lungo il reticolato resta alta anche nei giorni in cui non si manifesta. Da fine marzo, da quando i palestinesi di Gaza hanno annunciato un dissenso prolungato, la preoccupazione delle autorità israeliane non arriva più soltanto dai lanci di missili di Hamas e Jihad islamico, o dall’attività delle milizie armate, ma anche da aquiloni cui sono attaccati stracci in fiamme o molotov. Secondo il ministro della Difesa israeliano, Avigdor Lieberman, da marzo ne sono stati indirizzati 600 verso le comunità agricole del sud di Israele. Nella maggior parte dei casi, hanno causato vasti roghi in campi e foreste della zona, per una perdita economica di circa 1,2 milioni di euro, tanto che il ministero dell’Agricoltura ha offerto dei compensi ai contadini colpiti – come accade per le famiglie toccate da attentati – dai roghi: 60 shekel, circa 15 euro, per ogni dunam andato in fiamme, (0,1 ettari). Sono almeno 500 gli ettari incendiati finora.
I vertici militari israeliani sono sotto pressione: i politici spinti dai residenti del sud chiedono una soluzione. L’esercito non vuole agire contro gruppi di adolescenti, ragazzini che per non spendere cinque shekel, poco più di un euro, comperando aquiloni nelle botteghe, li costruiscono da soli con pezzi di legno e pellicola trasparente. E non vuole coinvolgere l’aviazione per degli aquiloni, per ora i pochi intercettati sono stati abbattuti da droni. L’ironia, scrive su al Monitor il giornalista israeliano Ben Caspit, è che la nuova strategia palestinese che blocca l’esercito più tecnologico del medio oriente ha un precedente biblico. Nel libro dei Giudici, capitolo 15, Sansone cattura 300 volpi, le lega a coppie, attaccando alle loro code torce che accende prima di mandarle, durante la stagione del raccolto, verso i campi dei nemici, i filistei. Abitavano la regione dell’attuale Striscia di Gaza.