Nonostante i problemi, l'Unione europea è un modello per il mondo
Perché il confronto tra la disgregazione dell’India britannica e la costruzione dell’Ue è un utile promemoria
Il 9 maggio, durante la festa dell’Europa sono stato al Nobel center di Oslo a leggere le motivazioni con le quali nel 2012 il Comitato norvegese conferì il Nobel per la Pace all’Unione europea. Quel Nobel, consegnato al culmine della crisi europea, fu una decisione controversa. Ricordo di aver passato la giornata a rispondere alle domande della Bbc e a lodare la scelta, ma in pochi nel Regno Unito hanno fatto lo stesso. Dati gli sviluppi, in particolare in Ucraina e con la Brexit, c’è una ragione in più per esaltare i meriti di questa decisione. In che modo? Iniziamo con un piccolo esperimento mentale. Immaginate se la prossima settimana vi svegliate e qualcuno vi dice che l’India e il Pakistan stanno per andare in guerra, e la vostra risposta istintiva è ridere, perché l’idea vi sembra ridicola. Non sarebbe un mondo meraviglioso in cui svegliarsi?
Questo è quello che è accaduto a Francia e Germania. Chiunque suggerisca che i due paesi potrebbero dichiararsi guerra a breve è accolto con risate incredule o una totale e istantanea perdita di credibilità. La spartizione dell’India nel 1947 – l’evento più traumatico della storia del subcontinente – provocò lo sfollamento di oltre quindicimila persone e la morte di oltre un milione. Per esempio, i miei genitori sono stati costretti a fuggire, lasciandosi tutto alle spalle, e alcuni nostri parenti sono morti a causa della violenza insensata che ha fatto seguito alla decisione britannica di spaccare l’India britannica in India, Pakistan occidentale (ora Pakistan) e Pakistan orientale (ora Bangladesh). Milioni di famiglie indiane, inclusa la mia, che hanno dovuto ricominciare da capo come rifugiati, sono ancora segnate da quel trauma.
Sono cresciuto in India all’ombra della paura che una guerra con il Pakistan potesse scoppiare in qualsiasi momento. Nel 1947 sembrava molto più probabile che la pace avrebbe dominato nel subcontinente indiano piuttosto che nel continente europeo. Ma l’Ue ha trasformato l’Europa
Ma questo è nulla in confronto al trauma che l’Europa ha dovuto subire con la Seconda guerra mondiale, conclusasi nel 1945. Germania, Polonia, Francia, Italia e Regno Unito hanno ucciso centinaia di migliaia, milioni di cittadini, per non parlare dell’Olocausto subìto da ebrei e rom. Eppure, oltre settant’anni dopo questi eventi traumatici della storia del continente europeo e del subcontinente indiano, le cose sembrano del tutto diverse. Sono cresciuto in India all’ombra della paura che una guerra tra India e Pakistan potesse scoppiare in qualsiasi momento. Il subcontinente è l’unico posto al mondo dove una conflagrazione nucleare risulta probabile. India e Pakistan commerciano con difficoltà, non investono nelle rispettive economie, sono su lati opposti nella maggior parte delle questioni internazionali e hanno conflitti e violenze a basso livello costante nelle molte parti contese del confine. Ottenere visti per visitare i rispettivi paesi è frustrante, e il confine pullula di militari. Raid continui, le sospensioni periodiche dei rapporti diplomatici e il sospetto diffuso rendono la loro una delle relazioni più difficili, alimentando una corsa agli armamenti che entrambi i paesi non possono permettersi. Entrambi spendono gran parte del proprio bilancio per la sanità in spese militari, anche se l’aspettativa di vita è inferiore di dieci anni rispetto ai livelli dell’Ue e i tassi di morbilità sono inaccettabilmente alti.
Nel frattempo, Germania, Polonia, Francia, Italia e Regno Unito hanno vissuto il più lungo periodo di pace nella storia travagliata e piena di conflitti del continente europeo. I cittadini si muovono liberamente nella zona Schengen senza confini, con oltre un milione di persone che si sono trasferite da un paese all’altro solo nel 2017 e gli scambi tra nazioni hanno appena stabilito un nuovo record. Francia e Germania a volte fanno riunioni congiunte e insieme hanno guidato il motore dell’integrazione europea. Pochi paesi sono più allineati e integrati come questi ex nemici giurati. Nessuna di queste conclusioni era scontata, eppure, grazie in gran parte al successo del progetto europeo, qui in Europa viviamo una realtà meravigliosa che il subcontinente indiano può soltanto sognare.
Nel 1947 sembrava molto più probabile che la pace avrebbe dominato nel subcontinente indiano piuttosto che in Europa, ma l’Ue ha trasformato l’Europa. La motivazione del comitato del Nobel dice: “L’Ue ha contribuito a trasformare la gran parte dell’Europa da un continente di guerra a un continente di pace”. Aggiungerei: continente di prosperità. L’Ue, nonostante le sue molte imperfezioni, rimane il progetto di pace e prosperità di maggior successo della storia, specie dopo l’integrazione di buona parte degli stati post comunisti dell’Europa centrale e orientale. L’Ue può fare da modello al resto del mondo su come condividere la sovranità per raggiungere un bene maggiore in un mondo sempre più globalizzato. Il fatto che l’Unione abbia trascorso cinque anni difficili e spesso frustranti tra il 2009 e il 2013 a combattere la crisi finanziaria e dell’euro aumenta soltanto la mia ammirazione per quello che l’Ue ha ottenuto. Il fatto che condividere la sovranità sia difficile ci ricorda tutto ciò che l’Ue è riuscita a raggiungere contro tutti i pronostici. E’ questo ciò che il comitato del Nobel ha voluto premiare mentre imperversava la durissima crisi dell’euro.
Ma l’Unione europea non può essere data per scontata e rimane in gran parte un “work in progress”. Il riemergere di tendenze illiberali in molti paesi membri, la nuova linea di divisione tra est e ovest, la riforma economica e l’integrazione ancora da completare, la minaccia crescente dalla Russia, le divisioni create da Trump, il disastro della Brexit e il trattamento vergognoso tuttora riservato alla minoranza rom sono soltanto alcuni dei problemi che l’Ue deve affrontare. Questi sono senza dubbio snodi cruciali, ma impallidiscono davanti ai risultati ottenuti dall’Ue finora. Per l’entità che è riuscita a forgiare la pace dalla guerra, queste sono sfide difficili, ma non impossibili. Il confronto con il subcontinente indiano è un promemoria utile della pace e della prosperità che l’Unione europea ha garantito anche al Regno Unito.
La Brexit dal subcontinente indiano è stata divisiva e malgestita, ma i giganteschi costi umani ed economici delle cattive decisioni britanniche sono stati sostenuti interamente dai cittadini del subcontinente. Tuttavia, l’altrettanto malgestita e divisiva Brexit dall’Ue infliggerà quasi tutti i suoi costi sui cittadini britannici. Perché piuttosto non rimanere parte del progetto di prosperità e pace di maggior successo della storia? Gli indiani ci volevano fuori, gli europei ci vogliono dentro.
Sony Kapoor è managing director di Re-Define, un think tank internazionale, e membro del consiglio di Friends of Europe
L'editoriale dell'elefantino