Di cosa si deve parlare con la Russia prima di riammetterla al tavolo del G8
Secondo la linea Trump in cambio del ritorno nel G8 Mosca non dovrebbe fare nulla. Eppure tra i paesi del G7 e Putin ci sarebbe bisogno di molti chiarimenti
Si parla molto della riammissione della Russia nel G8, perché l’ha chiesta il presidente americano Donald Trump prima del G7 appena finito in Canada e perché Trump ha trovato sponda in una dichiarazione del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte. La richiesta di riammissione ha un aspetto bizzarro: in cambio del ritorno al tavolo del G8 la Russia non deve fare nulla. Non c’è l’idea di incontrarsi a metà strada, non c’è l’idea di un compromesso, tutti i dossier in sospeso con il governo russo è come se non esistessero e non sono nemmeno menzionati. Secondo questa visione, Putin avrebbe diritto a una sedia e basta. Eppure è molto chiaro che tra i paesi del G7 e Mosca ci sarebbe bisogno di molti chiarimenti.
Prendiamo per esempio la giornata di ieri. Il ministero della Difesa russo ha ufficialmente accusato il governo americano di stare organizzando un attacco con armi chimiche nell’area di Deir Ezzor, in Siria orientale, tre giorni dopo l’intercessione di Trump perché la Russia sia riammessa al G8. I media russi hanno rilanciato la denuncia – che sarebbe gravissima, se fosse vera – ma non se ne è accorto nessuno, o meglio nessuno ha preso in considerazione la notizia perché ormai il senso normale delle cose si è perso. Poche ore dopo il Tesoro americano ha imposto sanzioni contro tre russi perché hanno lavorato con l’intelligence di Mosca per portare attacchi informatici contro l’America e i suoi alleati. Anche questo resterà un fatto per pochi pignoli. E di casi come questi e anche più gravi ce ne sono molti.
Il 25 maggio, quindi meno di tre settimane fa, i Paesi Bassi hanno accusato formalmente la Russia per l’abbattimento nel luglio 2014 di un aereo passeggeri della Malaysia Airlines che passava nei cieli dell’Ucraina. Secondo la ricostruzione della commissione d’inchiesta olandese, l’aereo con 298 passeggeri fu colpito da un missile terra-aria di tipo Buk che arrivava da una base militare russa e che aveva attraversato il confine tra Ucraina e Russia poco prima (193 passeggeri erano dei Paesi Bassi, per questo l’inchiesta parte da lì). Mosca respinge i risultati della commissione e accusa l’Ucraina.
Il 13 aprile il ministro degli Esteri russi, Sergei Lavrov, ha accusato il governo inglese di avere organizzato un attacco con armi chimiche che ha ucciso almeno quaranta civili vicino a Damasco, con il fine di incolpare il governo siriano. Anche in questo caso, è come se non fosse accaduto nulla. Mosca lancia accuse molto gravi oppure respinge i risultati di inchieste molto serie ed è come se fossimo incapaci di registrare quello che accade.
Il caso Skripal – l’avvelenamento di un disertore dell’intelligence russa e di sua figlia con un agente nervino vicino a Londra – è cominciato il 4 marzo e ha causato la più grande punizione diplomatica (con relativa rappresaglia) contro Mosca da decenni, ma è già svaporato nella percezione comune. Quando Trump – e Conte – chiedono la riammissione della Russia al G8, il fatto che Mosca potrebbe in cambio dare spiegazioni su questi e altri episodi non è nemmeno preso in considerazione. Come nemmeno è menzionata la questione che ha causato l’estromissione dal G8, l’intervento in Ucraina per annettersi la Crimea e poter soffiare sul fuoco del separatismo nella regione del Donbass. Quella guerra va avanti a bassa intensità – 450 colpi di artiglieria questa settimana, quattro soldati ucraini morti – grazie all’appoggio continuo del governo di Mosca. Vale per il presidente Vladimir Putin una presunzione di eccezionalismo che non sarebbe accordata a nessun altro.