La parola che va imparata per capire cosa ci vede Putin nel suo Mondiale
Sarà il Mondiale più discusso di sempre e i russi hanno già inventato un termine per definire il modo con cui il campionato verrà descritto dalla stampa straniera: zloradstvo
Il calcio non è uno sport per russi, che amano l’hockey, le arti marziali o l’atletica, ma pur di ospitare la manifestazione sportiva più contesa, il presidente russo ha fatto di tutto e quando nel 2008 presentò la candidatura, e due anni dopo arrivò in finale insieme all’Inghilterra, non avrebbe mai immaginato che la congiuntura potesse essere per la Russia più favorevole. Le tolgono la scena, le rubano la sedia dal tavolo del G7, cacciano i suoi rappresentanti diplomatici da quasi tutte le ambasciate europee, la sanzionano per la Crimea, per la Siria per le interferenze nelle elezioni e la Russia si mette sotto i riflettori con l’evento che tutte le nazioni vogliono e che tutti i media seguono. I Mondiali per chi li ospita sono questo, sono l’occasione di indossare un vestito nuovo al giorno anche solo per un mese, di mostrarsi moderni, sicuri di sé, aperti anche se – come accade alla Russia – sulla scena internazionale nessuno osa più invitarti perché ne combini di ogni.
Il G7 è stato tormentato dall’assenza di Putin, volato a Shanghai per dimostrare che la Russia può permettersi di stringere alleanze con chi vuole, Cina inclusa. La Gran Bretagna, sconvolta dal caso dell’avvelenamento dell’ex spia russa Serghei Skripal a Salisbury, aveva a più riprese proposto il boicottaggio dei Mondiali. Ma nessuno le aveva creduto, gli inglesi adorano il calcio e andranno in Russia. Vladimir Putin, escluso dai consessi internazionali, sta attirando tutti, capi di stato e di governo, tifosi e giornalisti, nella sua tana. Sarà il Mondiale più discusso di sempre e i russi hanno già inventato un termine per definire il modo con cui il campionato verrà descritto dalla stampa straniera, zloradstvo, neologismo intraducibile in italiano se non con una frase: dire cattiverie sul conto di qualcuno provando nel profondo una maligna contentezza per i suoi problemi.
HS_"A_world_cup_of_spies" via Vimeo
Ma le grane sono già iniziate, e non è colpa della russofobia. La Russia ha speso più di 14 miliardi di dollari, destinati, secondo il Cremlino, ad aumentare il pil dell’1 per cento. La nazione ospiterà le squadre in 12 stadi grandiosi, alcuni costruiti per l’occasione, altri ristrutturati. Forme futuristiche e all’avanguardia, quello di Sochi ricorda le montagne del Caucaso, l’Otkritie Arena di Mosca richiama le cupole delle chiese ortodosse, quello di Samara una navicella spaziale. La costruzione degli stadi avrebbe potuto essere un affare ma a beneficiarne sono stati sempre gli amici del Cremlino: la Russia non era pronta per i Mondiali, ma è riuscita a vincere la sfida con l’Inghilterra mettendo in atto una rete di conoscenze che le ha consentito di arrivare fino ai vertici della Fifa. La corsa russa al campionato mondiale è raccontata dal documentario “A World cup of spies”, del regista danese Niels Borchert Holm, che presenta un retroscena di servizi segreti e mazzette. Quando Putin venne a conoscenza della vittoria della Russia esultò: “Blatter merita il Nobel”. Ma l’allora presidente della Fifa è stato invece rimosso nel 2015 per corruzione.
Questo Mondiale però sarà anche l’occasione per imparare a sorridere. Alcune aziende hanno pagato ai loro dipendenti dei corsi di buone maniere. La Russia vuole dare una buona immagine di sé e per evitare che i turisti vengano accolti con modi sbrigativi, che fomenterebbero lo zloradstvo giornalistico, è stato messo a disposizione un vademecum per dare informazioni con garbo. Ma i primi scivoloni arrivano dalle autorità che il giorno prima dell’inizio del campionato suggeriscono alle russe di non fare sesso con gli stranieri: “Vi abbandonerebbero e dovreste crescere i bambini da sole”, ha detto la rappresentante della Commissione per le politiche familiari. Alla corte di Putin avverrà di tutto. Cosacchi, vodka, risse e forse qualche concepimento. Nessuno voleva andarci, invece tutti saranno lì a guardare, tifare e sparlare.