Una battuta stava per tirar giù il governo tedesco. Che cosa vuole Seehofer
Il ministro dell’Interno cerca alleati nel partito della Merkel per misure dure sull’immigrazione. Perché ci riguarda
Roma. L’alleanza tra i cristiano-democratici tedeschi (la Cdu) e i cristiano-sociali (la Csu) è finita, l’Unione che dal 1949 rappresenta il mondo conservatore della Germania è collassata. Questa è la fake news che ieri ha dominato il dibattito politico tedesco: è stata diffusa – inventata – da un giornale satirico, il Titanic (era una battuta!), ed è stata rilanciata dalla Bild, titolone sul sito, notizia ripresa, gran baccano, con riferimenti storici per spiegare il presente (nel 1976 ci fu una crisi nell’alleanza, perché la Csu voleva elaborare proposte proprie anche al di fuori del suo bacino di riferimento, la Baviera, la Cdu di Helmut Kohl disse: benissimo, allora noi ci candidiamo in Baviera, e la Csu, dopo un mese di separazione, tornò a casa nell’Unione).
In breve tempo si è capito che la rottura tra Cdu e Csu era una battuta, ma il fatto che sia sembrata plausibile – ancorché clamorosa – dimostra che la crisi tra Angela Merkel, cancelliera della Cdu, e il ministro dell’Interno, Horst Seehofer, leader della Csu, è profonda. C’è la tendenza consolidata da tempo a dichiarare la Merkel sull’orlo della disfatta con una certa perfida sveltezza, e infatti già da un paio di giorni il coro è ripartito: questa volta però il contraccolpo potrebbe essere più pesante di quanto non sia mai stato. Per una questione interna: il fuoco amico è sempre il più doloroso. Se Seehofer, che si è scontrato con la Merkel perché vuole misure più dure sull’immigrazione, riesce a portare dalla sua parte anche un pezzo consistente della Cdu, la cancelliera si ritroverebbe sfiduciata all’interno del suo stesso mondo – e di mani tese a destra nella Cdu ce ne sono tante, perché il merkelismo è centro e liberalismo, ma il post merkelismo è per ora trainato da politici che vogliono restaurare l’animo conservatore del partito.
Un conto è se la cancelliera discute e si divide con i socialdemocratici, compagni di coalizione (che in realtà in questo frangente la sostengono), un altro è se la frattura è dentro l’Unione. Seehofer sa bene che questo è l’angolo da cui il colpo può assestarsi con più precisione, ci prova a farlo da anni, ed è un uomo ambizioso e indefesso. Non si perse d’animo nemmeno quando, nel 2007, un figlio avuto da una collaboratrice sembrò spezzare le sue aspirazioni nella cattolica Baviera: l’anno successivo tornò dalla moglie e riuscì a diventare il leader della Csu. E’ da quel momento che Seehofer è diventato l’highlander pronto a scagliarsi anche contro la Merkel, brandendo l’arma più potente che c’è: l’immigrazione.
5.435 migranti ricollocati in Germania
C’è poi la questione esterna, che ci riguarda. Seehofer è l’interlocutore privilegiato del nostro ministro dell’Interno, Matteo Salvini, dell’Austria e dei paesi dell’est Europa che vogliono creare piani sulla gestione dei migranti alternativi a quelli decisi e discussi in ambito europeo. La Merkel sa che la somma dei nazionalismi di ogni paese non dà una soluzione europea, e quando si oppone al respingimento dalla Germania dei migranti registrati in altri paesi europei – che è quello che chiede di fare Seehofer – di fatto difende l’interesse di tutti. Soprattutto quello italiano, che essendo un paese di primo approdo gestisce gran parte delle registrazioni. I numeri sono utili per capire meglio qual è la questione: secondo i dati del Viminale, la Germania ha preso 5.435 dei 12.719 migranti che l’Italia ha ricollocato in Europa nell’ultimo anno. E’ il paese che ha accolto più migranti registrati in Italia rispetto agli altri stati membri, l’Austria che attira il governo italiano verso di sé, per dire, ne ha ricollocati 44.