L'ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Niki Haley (foto LaPresse)

Trump abbandona il Consiglio dei dittatori che fanno la guerra a Israele

Luca Gambardella

Gli Stati Uniti usciranno da Consiglio dell'Onu per i diritti umani, diventato un forum di paesi retti da regimi, "pozzo dei pregiudizi politici" contro Gerusalemme

Gli Stati Uniti hanno deciso di ritirarsi dal Consiglio dei diritti umani dell'Onu, organo in cui la maggioranza dei paesi membri (27 su 45) è composta da dittature o da "stati parzialmente liberi" che violano regolarmente i diritti umani. "Il pozzo dei pregiudizi politici", l'ha definito oggi Nikki Haley, ambasciatrice americana alle Nazioni Unite. Il riferimento è all'ipocrisia che sottende il punto 7 dell'agenda di monitoraggio elaborata del Consiglio, che impone indagini continue sulle violazioni commesse da Israele nei confronti dei palestinesi. Gerusalemme è l'unica a essere sottoposta a un'attenzione simile. E non sorprende che un forum di paesi anti-democratici non abbia riservato la stessa attenzione al Venezuela, dove il regime di Nicolas Maduro ha ucciso migliaia di oppositori negli ultimi anni. 

 

Pochi giorni fa era stato il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, a condannare un provvedimento tanto "sproporzionato" nei confronti di Israele. Oggi la Haley ha ribadito lo stesso concetto nel motivare il passo indietro degli Stati Uniti, ma stavolta ha attirato le critiche di buona parte della comunità internazionale, Johnson compreso. Una decisione "deplorevole", ha detto il ministro britannico; una notizia "sorprendente", ha commentato Zeid Ra'ad Al Hussein, commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Solo Israele si è schierata al fianco di Washington.

 

Già nel 2006, sotto la presidenza di George W. Bush, gli Stati Uniti avevano rifiutato di aderire al Consiglio, nato nello stesso anno dalle ceneri di un'altra commissione Onu, anch'essa disciolta con l'accusa di accogliere paesi non adeguati ad assolvere un compito tanto delicato come il monitoraggio dei diritti umani. I motivi sollevati allora da Bush per giustificare il boicottaggio americano erano simili a quelli avanzati ora da Trump. Paesi come Algeria, Bangladesh, Cina, Congo, Costa d’Avorio, Cuba, Etiopia, Gabon, Indonesia, Kazakistan, Kenia, Maldive, Marocco, Nigeria, Pakistan, Qatar, Russia, Arabia Saudita, Sierra Leone, Emirati Arabi, Venezuela e Vietnam non possono essere considerati giudici imparziali sul rispetto delle libertà civili o del diritto umanitario. Una contraddizione che il successore di Bush, Barack Obama, decise di ignorare nel 2009, quando scelse di aderire al Consiglio, che nel frattempo aveva proseguito la sua guerra ideologica contro Israele. Nel 2015, la maggioranza dei paesi "non liberi" o "parzialmente liberi" approvò il rapporto della commissione di Mary McGowan Davis, che accusava Israele di “crimini di guerra”. Nel maggio scorso, lo stesso Consiglio aveva definito sproporzionato l'uso della forza esercitata da Israele nei confronti dei palestinesi che tentavano di sconfinare da Gaza. Non una sola accusa fu rivolta ad Hamas.

Di più su questi argomenti:
  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.