L'accordo con Seehofer che serve a Salvini per non autoescludersi dall'Ue
I ministri dell'Interno di Italia e Germania si incontreranno l’11 luglio. La strada da percorrere è quella imboccata la scorsa settimana da Tsipras e Sánchez
Bruxelles. Per scongiurare il rischio di vedere l’Italia messa fuori da Schengen nell’effetto domino del ritorno dei controlli alle frontiere in Europa, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, dovrebbe andare a negoziare un accordo con il suo omologo tedesco, Horst Seehofer – si incontreranno l’11 luglio – e accettare di riprendersi i migranti che dall’Italia in futuro cercheranno di trasferirsi in Germania. “I movimenti secondari sono vietati dalla legislazione europea” e mettono in pericolo “l’area di libera circolazione di Schengen”, ha ricordato ieri una portavoce della commissione di Jean-Claude Juncker, che ha dato la sua benedizione all’accordo raggiunto lunedì tra Angela Merkel e Horst Seehofer. L’Austria non vuole pagare il prezzo delle scelte tedesche e ha intenzione di “proteggere la frontiera sud”. Ieri il cancelliere Sebastian Kurz ha confermato di condividere l’obiettivo di Seehofer di respingere i migranti verso il paese di primo ingresso. La strada da percorrere per evitare il blocco del Brennero è quella imboccata la scorsa settimana da Alexis Tsipras e Pedro Sánchez: sottoscrivere un accordo per riprendersi i migranti dei movimenti secondari, ma anche ottenere vantaggi, come la promessa di Berlino di accelerare il trasferimento da Grecia e Spagna dei richiedenti asilo in caso di ricongiungimenti familiari.
Sehoofer oggi sarà a Vienna per incontrare Kurz e il ministro dell’Interno Herbert Kickl. Per l’Austria, il problema dell’accordo Merkel-Seehofer non sono i centri di transito al confine della Baviera. “Il concetto di zone di transito è previsto dall’articolo 43 della direttiva sulle procedure di asilo”, ha ricordato la portavoce della commissione. I centri di transito servirebbero per i migranti in attesa di essere rispediti dalla Germania verso Grecia e Spagna, una volta che avranno sottoscritto un accordo formale in questo senso con Berlino. Il problema per l’Austria – e dunque per l’Italia – sono i respingimenti alla frontiera tra Germania e Austria dei migranti in provenienza dai paesi che non hanno accordi sui movimenti secondari. La legislazione europea permette di rifiutare l’ingresso ai migranti in quelli che sarebbero respingimenti di fatto, anche se la condizione è di non chiamarli formalmente così. Alla testa di un governo anti immigrazione di cui fa parte l’estrema destra della Fpö, Kurz non vuole che l’Austria diventi un “campo di richiedenti asilo”. Meglio fare come la Germania con i respingimenti – basta chiamarli “rifiuto di ingresso” – verso l’Italia. Ma per farli servono i controlli temporanei alla frontiera in deroga al normale funzionamento di Schengen. Al Brennero in termini economici “sarebbe un disastro”, ha spiegato il ministro dei Trasporti, Norbert Hofer. Ma è un prezzo che l’Austria è pronta a pagare.
“Sostenere posizioni nazionalistiche significa non fare gli interessi degli italiani”, ha detto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani: il risultato non è “prima gli italiani, ma ultimi gli italiani”. L’Europarlamento ha stimato che la sospensione di Schengen in sei paesi per la crisi dei migranti è costata tra i 25 e i 50 miliardi negli ultimi due anni. Il conto potrebbe salire in 10 anni a una cifra tra i 100 e i 230 miliardi se tutti gli stati membri reintroducessero in modo permanente i controlli alle frontiere. Perfino il capofila dei nazionalisti antimigranti, Viktor Orban, sa che la strategia della cooperazione a livello europeo gli conviene. Il premier di Budapest ha annunciato la disponibilità a un accordo con Austria e Germania per riprendersi i richiedenti asilo in Ungheria, nel momento in cui i flussi stanno riprendendo sulla rotta dei Balcani via Bulgaria. Resta esclusa l’Italia, che ha innescato l’effetto domino quando al vertice europeo della scorsa settimana ha rifiutato di cooperare sui movimenti secondari. Continuare a rispondere alla minaccia austriaca con slogan salviniani – “noi faremo lo stesso e a guadagnarci saremo noi” – accelererà l’autoesclusione da Schengen.