Cè chi vuole “Lega-lizzare” la Csu per difendere la Baviera
Al vertice di Innsbruck, il ministro dell'Interno Seehofer potrebbe riaprire il conflitto con la Merkel per riconquistare l'elettorato del suo land
Horst Seehofer ci ha riprovato. Martedì il ministro dell’Interno e capo della Csu ha presentato il suo “Masterplan Migration”, che avrebbe voluto proporre già il 12 giugno, in occasione del vertice dei ministri dell’Interno a Innsbruck. Lo stesso piano, un paio di settimane fa, aveva rischiato di far saltare il governo tedesco poco prima del Consiglio europeo. Martedì in conferenza stampa Seehofer lo introduceva con le seguenti parole: “Dietro a ogni piano c’è, come si sa, una posizione precisa” e la sua è quella di “riordinare, guidare e limitare” l’immigrazione. Non dimenticando l’umanità, ma nemmeno l’ordine. La decisione di presentare la versione originale, senza le modifiche concordate qualche giorno fa con l’Spd, è stata un messaggio chiaro che ha voluto rivolgere sia ai colleghi ministri sia al partito partner di governo. Resta per esempio la parola Transitzentren, centri di transito, nonostante con i socialdemocratici avessero suggerito di modificare il termine in Transferzentren, centri di trasferimento. Questi ultimi, diversamente da quelli di transito pensati da Seehofer, dovrebbero essere aperti, anche se l’accordo rimane vago sul concetto di apertura. Il ministro dell’Interno, in conferenza stampa, ha ribadito che l’adozione del nuovo piano seguirà quanto stabilito anche con l’Spd, ma essendo il masterplan un prodotto del suo ministero, ha voluto presentarlo in forma originale. Infine, riferendosi agli accordi bilaterali sul respingimento della cosiddetta migrazione secondaria, Seehofer ha dichiarato che spera di concludere con Austria, Italia e Grecia: “Meno si discuterà a livello europeo, più incisive saranno le misure prese a livello nazionale”. Una dichiarazione di intenti in evidente contrasto con la linea di Angela Merkel e dell’Spd, che invece hanno insistito e ottenuto, almeno formalmente, di cercare soluzioni condivise proprio a livello europeo. Prima di concludere, Seehofer ha aggiunto: “Non escludo confronti e contrattazioni anche molto dure”, per quanto, “l’incontro della scorsa settimana con il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, sia andato molto bene”.
E’ vero che Seehofer è sempre stato un motivo di tormento per la Merkel. Per difendere il suo partito e la sua Baviera, non ha mai evitato il confronto, anzi, vista l’indole della Kanzlerin, li ha perseguiti con una cocciutaggine quasi scientifica. E lo fa anche ora, che non è più governatore del land, lo scettro lo ha dovuto cedere a marzo a Markus Söder, pena un putsch interno. Alla fine è sempre riuscito a ottenere qualcosa, anche se non esattamente ciò che cercava, come riguardo al numero di migranti da far entrare in Germania. Avrebbe voluto porre un tetto massimo, quello che è riuscito ad avere è stato l’inserimento nel programma di coalizione di un numero di migranti all’anno tra i 180mila e i 220 mila all’anno. Ma il 17 ottobre in Baviera si voterà, e Seehofer torna all’attacco. La strategia, per il momento, non sembra dare i suoi frutti e i sondaggi sono molto contraddittori.
“La Baviera è un unicum. Il 60 per cento dei suoi abitanti sono anarchici che votano la Csu” osservava anni fa un comico. Anarchici anche nel rispondere ai sondaggi. Il 18 giugno l’agenzia stampa tedesca Dpa dava la notizia che il 71 per cento dei bavaresi intervistati era a favore di una rottura con la Csu, qualora il partito non fosse riuscito a imporre il respingimento immediato alle frontiere dei migranti secondari. Il 7 luglio il quotidiano Die Welt riportava, invece, dati Forsa, che il 49 per cento degli elettori della Csu interpellati era dalla parte della Merkel e del suo atteggiamento europeista in tema di migrazione, mentre il 48 per cento appoggiava la linea dura di Seehofer. Infine, questo lunedì un nuovo sondaggio Forsa vedeva la Csu scendere al 38 per cento, mentre l’Afd passava dal 10 per cento, ottenuto nelle parlamentari dell’anno scorso, al 14 per cento, seguita dai Verdi (15 per cento), dall’Spd (12 per cento) e dal movimento liberal-conservatore Freie Wähler (8 per cento). Stando a questi dati Dovrebbero i liberali dell’Fdp, al 6 per cento, dovrebbero riuscire a rientrare in Parlamento, mentre sarebbe fuori la Linke, la Sinistra, al 3 per cento.
Posizioni piuttosto ondivaghe dunque quelle dell’elettorato bavarese. “Franz Josef Strauß, lo storico capo della Csu usava dire: “La Baviera è la nostra Heimat, la Germania la nostra patria, l’Europa il nostro futuro” spiega al Foglio Heribert Prantl, editorialista e condirettore della Süddeutsche Zeitung di Monaco. “Questo è ancora il sentimento comune della maggior parte degli elettori della Csu, i quali sono contrari a iniziative unilaterali o addirittura a una rottura con la Cdu”.
I bavaresi sono i bastian contrari della Germania. Eppure al resto del paese piacciono la loro leggerezza, la strafottenza, l’irriverenza nei confronti di Berlino. A un tedesco del nord, mai verrebbe in mente di mettere a rischio governo federale e l’Ue, tanto meno se la disputa riguarda cinque migranti illegali al giorno che attraversano il confine austriaco. Un numero indicato dallo stesso ministro dell’Interno, che di nuovo contrasta però con i dati ufficiali della polizia federale, riportati dal quotidiano Rheinische Post. Secondo gli stessi, sono stati in tutto 18.024 i migranti giunti illegalmente in Germania nei primi cinque mesi di quest’anno. Di questi un quarto, cioè 4935, ha attraversato il confine austro-tedesco. Il resto è arrivato via Svizzera (2039), Repubblica Ceca (1905), Francia (1622), Belgio (857), Danimarca (815), Polonia (789), Olanda (627). Agli aeroporti ne sono stati fermati altri 3747, nei porti 591.
E’ dal dopoguerra che i cristianosociali sono al governo del land, il più delle volte da soli, grazie alla maggioranza assoluta loro accordata dagli elettori. Un elettorato conservatore, che si destreggia tra “Laptop e Lederhosen” (pantaloni di cuoio), per prendere a prestito la definizione dell’ex governatore bavarese Edmund Stoiber. “E’ vero, i bavaresi sono molto legati al loro territorio, ma non per questo sono conservatori ottusi o addirittura reazionari” prosegue Prantl.
Secondo alcuni Seehofer sarebbe manovrato da Söder, altro membro della Csu, governatore della Baviera da marzo. Il quale, nonostante i modi forti, sembra perdere terreno: solo il 38 per cento dei bavaresi interpellati è soddisfatto del suo lavoro. Più convinti ovviamente gli elettori della Csu (56 per cento), ma il dato veramente sorprendente riguarda gli elettori dell’AfD, tra questi il 67 per cento approva il suo operato, ma nell’urna voterà comunque l’originale, cioè l’AfD.
Horst Seehofer con il governatore della Baviera Markus Söder
Eppure Söder sta solo seguendo la lezione di Strauß, il quale usava dire: “Nessun partito a destra della Csu”. Da qui anche la divisione dei ruoli tra Cdu e Csu. Il primo il mastino, il secondo il mediatore. “Il grande merito della Csu è stato quello di far progredire la Baviera, senza svilirne le peculiarità, le tradizioni. Ha saputo tenere insieme Garmisch-Partenkirchen, il folklore con la Bmw, l’Audi, la Siemens e l’Oktoberfest”, spiega Prantl. “Ma il meccanismo si è rotto, e la Csu è alla ricerca di un nuovo corso, un corso che si potrebbe descrivere con la definizione Lega-Süd, anche se non è detto che sarebbe vincente”. C’è il rischio di scacciare gli elettori moderati, che vogliono una Csu alla Strauß, liberal-conservatrice ed europea, non nazionalista.
Un’analisi molto simile la faceva sulla Zeit anche lo storico Kurt Kister. “Certo, Söder non farebbe una coalizione con l’Afd” scriveva. Söder, nonostante i sondaggi, non si dà ancora per vinto e spera ancora nella rimonta di una Csu che possa tornare a guidare da sola il land. “L’elettorato oggi è sempre più radicale, è convinto che l’unico modo per tenere insieme il proprio gregge, sia ‘Lega-lizzare’ la Csu’”. Certo, nella questione migranti è più vicino al cancelliere austriaco Sebastiano Kurz. Sarà dunque interessante osservare al vertice dei ministri dell’Interno dell’Ue con chi Seehofer (di fatto in missione per conto di Söder) si capirà di più.
Dalle piazze ai palazzi
Gli attacchi di Amsterdam trascinano i Paesi Bassi alla crisi di governo
Nella soffitta di Anne Frank