Volevano l'uscita dalla Nato, invece pagheremo doppio
Il sovranismo costa. Se l’Italia dovesse raddoppiare le spese militari ci sarebbe da ringraziare il populismo degli altri
Roma. A fine giugno fonti della Difesa hanno spiegato al Foglio che il governo italiano si sentiva la coscienza a posto per quanto riguarda i soldi da dare alla Nato. Il ministro Elisabetta Trenta si era appena incontrata con il consigliere per la Sicurezza nazionale americano, John Bolton, e i due avevano parlato anche della soglia fatidica del 2 per cento del prodotto interno lordo da consumare in spese militari. Il presidente americano Donald Trump ci tiene molto e l’Italia è parecchio lontana dal raggiungerla – si aggira per ora attorno all’1,2 per cento e mancano sei anni alla scadenza dell’impegno fissata per tutti i paesi Nato al 2024 – ma Bolton aveva ammesso volentieri che i soldati italiani sono impegnati su molti fronti e questo è importante più di una cifra percentuale. Se il governo ottemperasse, le spese militari nel nostro paese passerebbero da 23 miliardi di euro l’anno a trentanove (sono dati della Difesa), ma secondo l’Italia e secondo molti membri europei della Nato non importa tanto la cifra finale della spesa in senso assoluto, quanto come la si usa.
Il governo italiano aveva appena rassicurato Bolton e gli Stati Uniti che a dispetto delle tante dichiarazioni fatte negli anni precedenti non ritirerà il contingente di soldati italiani dall’Afghanistan, dove i talebani hanno lanciato una campagna violenta per riprendere il controllo del paese in una guerra che tiene impegnata la Nato dall’agosto 2003. Insomma, ci sono vari fattori e argomenti molto forti da prendere in considerazione prima di impiccarsi ai numeri come vorrebbe Trump.
L’Italia ha un contingente di 900 uomini impegnati nelle basi afghane di Herat e Kabul e in casa mette a disposizione le basi aeree che permettono all’America di proiettare la propria potenza militare in Africa del nord, nei Balcani e in medio oriente (vedi per esempio Aviano, usata contro la Serbia nel 1999, e Sigonella, da dove partono i droni che uccidono i guerriglieri dello Stato islamico in Libia). Voi vorreste la cifra tonda del due per cento, noi non vorremmo essere a Herat e Kabul, veniamoci incontro e non creiamoci troppi problemi – è l’accordo informale che fa funzionare la relazione. E anche a credere che l’obbligo di pagare il due per cento entro gennaio 2019 sventolato ieri da Trump sotto il naso degli alleati europei sia reale e che non scada nel 2024 come invece è scritto nell’impegno preso dai paesi Nato nel 2014, è difficile dire che il nostro paese giochi a fare il free rider, come direbbero gli americani, o lo scroccone, come diciamo noi. E vale anche per altri.
La Germania per esempio è il secondo contributore dell’Alleanza atlantica dopo gli Stati Uniti e ci mette il quattordici per cento delle spese, non è così facile rinfacciare alla cancelliera Angela Merkel che non starebbe facendo la sua parte. A maggior ragione, ieri molti capi di governo, come il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, e il presidente francese, Emmanuel Macron, hanno smentito che si sia parlato di una soglia doppia, un gigantesco quattro per cento del pil da spendere per la Difesa, da raggiungere entro il 2024. Si tratta di un livello che sarebbe difficile da toccare, a meno di non entrare in guerra, e infatti l’America non va oltre il 3,5 per cento, e sarebbe ancora più difficile da giustificare davanti agli elettori.
Ma questo è il problema del sovranismo: se tutti i paesi giocano a fare i sovranisti saltano gli schemi comunitari e gli accordi intelligenti che hanno garantito il benessere finora. Ieri per esempio il primo ministro inglese, Theresa May, ha detto che sarà più difficile emigrare in Inghilterra alla ricerca di lavoro e la questione riguarda da vicino l’Italia, perché ogni anno decine di migliaia di giovani trovano lavoro nel Regno Unito. Il leader austriaco Sebastian Kurz minaccia di chiudere il valico del Brennero in caso non si riesca a trovare un accordo sui migranti, e sarebbe un altro colpo per l’Italia. E ora Donald Trump parla di soglia del quattro per cento del pil da dedicare alle spese militari per conservare un’Alleanza atlantica di cui beneficiano tutti, gli stati europei ma anche l’America. Se una cifra così enorme dovesse essere immobilizzata, sarebbe un guaio enorme per un paese come il nostro dove tutte le riforme peccano già adesso di mancanza di coperture.
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