Che cosa prevede la legge sull'immigrazione che tormenta la Francia
Il Parlamento francese ha approvato in via definitiva il progetto di legge “per un’immigrazione controllata, un diritto d’asilo effettivo e un’integrazione riuscita”
Parigi. Dopo un percorso tortuoso ed estenuante, martedì sera il Parlamento francese ha approvato in via definitiva il progetto di legge “per un’immigrazione controllata, un diritto d’asilo effettivo e un’integrazione riuscita”, la riforma più contestata di questa prima parte di quinquennio. Promosso dal ministro dell’Interno, Gérard Collomb, il testo è stato adottato con cento voti a favore e venticinque contro. In questi cinque mesi di dibattiti, la maggioranza parlamentare è stata messa alla prova dall’opposizione della destra gollista, maggioritaria al Senato, dalle barricate della France insoumise (Fi) di Jean-Luc Mélenchon, ma anche dai dissapori di alcuni frondisti “marcheurs”, contrari ai cambiamenti che la legge introdurrà.
Fin dalla prima lettura all’Assemblea nazionale, il ministro Collomb ha parlato di un progetto che coniuga “umanità” e “fermezza”, ma i Républicains hanno giudicato assente il secondo aspetto, mentre la gauche e una parte di Lrem si sono lamentati dell’assenza del primo. Eric Ciotti, deputato dei Républicains (Lr), ha affermato che il testo “non risponde alla gravità della situazione della sfida migratoria” mentre il senatore Lr Philippe Bas lo ha definito “un’occasione mancata in materia di lotta contro l’immigrazione clandestina”. I deputati mélenchonisti e l’ala sinistra di Lrem, invece, hanno utilizzato i termini “repressiva” ed “estrema” per descrivere la legge. Ma al di là delle posizioni più o meno ideologiche sul testo, che cosa prevede la riforma che punta a limitare l’immigrazione massiva in Francia?
I tre obiettivi principali del progetto di legge erano la riduzione dei tempi di istruzione delle richieste d’asilo per scoraggiare i cosiddetti “movimenti secondari”, pomo della discordia tra Parigi e Roma, l’accelerazione delle procedure di espulsione di coloro che hanno ricevuto una risposta negativa alla loro richiesta, e il miglioramento delle condizioni di accoglienza delle persone che ottengono l’asilo.
Inizialmente, il governo voleva ridurre da trenta a quindici giorni il tempo in cui un richiedente asilo può fare appello in caso di rifiuto, ma questa disposizione, tra le più contestate del testo, è stata cancellata dal Senato in prima lettura. In compenso i tempi per depositare la richiesta d’asilo si accorciano significativamente, passando da undici a sei mesi. Per facilitare i respingimenti alla frontiera, il testo difeso da Collomb prevede che i migranti che non hanno ottenuto lo status di rifugiato siano trattenuti nei centri di detenzione amministrativa per una durata che può arrivare a novanta giorni (il doppio rispetto alla precedente disposizione), prima di rispedirli nei loro paesi d’origine. Questa misura, oggetto dei dibattiti più accesi tra l’Assemblea nazionale e il Senato, sta facendo urlare la sinistra, perché mantiene la possibilità di vedere “bambini dietro il filo spinato”, secondo le parole di alcuni deputati mélenchonisti. Lrem, per provare a contenere i moti di indignazione, ha già annunciato la creazione di un gruppo di lavoro, che entro la fine dell’anno dovrebbe depositare una proposta di legge per risolvere questo tema delicato. Infine, è stata edulcorata la nozione di “reato di solidarietà”, in seguito alla sentenza di giugno della Corte costituzionale francese secondo cui, in nome del “principio di fraternità”, non può essere perseguito chi offre un sostegno disinteressato a un migrante irregolare. “Ci siamo dati gli strumenti per preservare il diritto d’asilo che, altrimenti, non sarebbe stato garantito come invece sta accadendo in altri paesi europei”, ha detto Collomb, lanciando una frecciata al gruppo di Visegrád, all’Austria e, forse, anche all’Italia. Ma il titolare dell’Interno, nonostante il successo della riforma, potrebbe avere le ore contate nel governo. Secondo il Canard enchaîné, Macron non sarebbe affatto contento della sua gestione dell’affaire Benalla: alla rentrée potrebbe essere Collomb la vittima prescelta del rimpasto ministeriale di cui si parla incessantemente in questi giorni.