Per l'Italia i troll russi esistono ma non sono una minaccia. Un report
Lo studio di un think tank europeo dice che solo cinque nazioni Ue hanno preso misure contro la disinformatia del Cremlino
Roma. Social controllati, ma sorridenti. Online c’è bisogno di positività secondo Vladimir Putin. Il presidente russo da qualche mese è ossessionato dall’ottimismo, a novembre aveva chiesto alle aziende di stilare una lista di buone notizie economiche da comunicare ai media una volta a settimana, tutti i lunedì o martedì mattina, e adesso ha chiesto loro di sforzarsi a creare elementi di positività da diffondere nei social media. A Mosca va il merito di aver compreso anzitempo il ruolo della stampa e dei social, ha creato emittenti per diffondere anche in lingue diverse dal russo la versione più gradita al Cremlino dei fatti e ha compreso quanto sui social la possibilità di diffondere idee, news e fake news, informazione e disinformazione fosse incredibilmente più ampia.
European Values è un think tank che si occupa di studi europei e per un anno ha monitorato le reazioni dei paesi membri alle operazioni di sovversione del governo russo. Il report è stato pubblicato a giugno e riassume le politiche e le risposte strategiche dei 28 stati europei alle interferenze messe in atto dal governo russo. Le attività del Cremlino nei paesi Ue aumentano secondo il report: ingerenze durante le campagne elettorali, troll, faccendieri in tutta Europa che hanno legami con Mosca. La capacità di penetrare nei partiti politici, soprattutto nei movimenti populisti, è cresciuta secondo il centro studi e diversi governi europei hanno mostrato di essere propensi alla collaborazione con il Cremlino. La squadra di ricercatori ha classificato gli stati europei in: chi collabora con il Cremlino, chi nega l’esistenza del problema, chi esita ad ammettere che il problema esista, chi è in stato di allerta e chi combatte. Su una mappa, a ogni paese è assegnato un colore, a seconda delle misure intraprese per contrastare la minaccia russa. Il rosso è per chi collabora, il salmone per chi nega, il giallo per chi esita, l’azzurro per chi è in allerta e il verde per i combattenti. Ne esce l’affresco di un Europa un po’ azzurra e un po’ color salmone, con qualche elemento giallo qua e là, un forte punto di rosso a sud-est e una pennellata di verde intorno al Baltico.
I paesi che secondo European Values collaborano con il Cremlino sono Grecia e Cipro, che hanno mostrato un’insignificante reazione alle attività russe. L’Italia invece è tra i paesi che fanno finta di nulla, ma diversamente da altre nazioni quali Ungheria, Austria, Lussemburgo, Malta, Portogallo e Slovenia, l’Italia ha preso atto del problema ma poi ha deciso di non avviare nessun provvedimento perché non lo considera una minaccia. L’Italia ha sempre creduto che fosse possibile dialogare con Mosca, ma quando si è trattato di manifestare disapprovazione ad esempio nei confronti delle attività russe in Siria, non si è mai tirata indietro. Tuttavia, fa notare il think tank, qualcosa è cambiato con il nuovo governo, il nostro paese non crede che la Russia sia un problema, sente che le minacce alla sicurezza nazionale sono altre, come i migranti. In questo momento, la società civile ha mostrato più preoccupazione più per la propaganda islamica che per quella russa. I buoni rapporti, anche economici, tra Roma e Mosca, fanno sì che le autorità italiane non mostrino interesse al tema delle attività russe. Il problema della disinformazione ha toccato per la prima volta l’Italia dopo il referendum costituzionale del 2016, quando il Movimento 5 stelle, attualmente al governo, ha iniziato a diffondere notizie false e a disseminare i social di propaganda filorussa, mettendo in atto un complicato meccanismo di facilitazione dell’opera di disinformazione russa. L’Italia, rispetto a Francia e Germania, è indietro in fatto di cybersecurity e questa mancanza la rende un paese più vulnerabile.
Chi, secondo il think tank, lotta strenuamente contro il Cremlino sono: Gran Bretagna, Lituania, Lettonia, Estonia e Svezia. Putin vuole che sui social ci sia più vitalità, ottimismo e notizie positive. Il consiglio del think tank è un altro: più cybersecurity, possibilmente a livello europeo, e controllo.
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