Le elezioni in Brasile sconvolte da violenze e processi
Un candidato è stato accoltellato, Lula è in prigione, continuano le indagini sulla corruzione. Un esperto ci spiega le elezioni del 7 ottobre
Roma. “E' ancora presto per poterne valutare tutto l’impatto, ma una cosa è sicura: questo attentato lo favorirà enormemente”. Socio del Center Group, Professore alla Università Paulista e analista internazionale, Gustavo Segré è un politologo argentino esperto di Brasile che commenta così con il Foglio la notizia della coltellata che ha ferito Jair Bolsonaro: il candidato di destra in testa ai sondaggi alle presidenziali brasiliane del prossimo 7 ottobre, e che si è guadagnato il soprannome di “Trump brasiliano” per una serie di posizioni che vanno dalla nostalgia per il regime militare alla proposta di mettere militari alla testa delle scuola pubbliche, passando per le proposte di introdurre pena di morte, castrazione chimica per gli stupratori, tortura per i narcotrafficanti e diritto dei proprietari di usare il fucile. Lui stesso è un ex ufficiale dei paracadutisti, che si diede alla politica dopo essere stato cacciato dall’esercito per un’attività di sindacalista militare ai limiti del golpismo: per ottenere aumenti di stipendio ai colleghi, scriveva articoli truculenti e minacciava di spedire lettere bomba.
E' stato il 40enne Adelio Bispo de Oliveira a dargli una coltellata all’addome mentre partecipava a una manifestazione elettorale a Juiz de Fora, nello stato di Minas Gerais., provocandogli una grave emorragia interna all'arteria mesenterica e all'intestino. Il profilo Facebook dell’aggressore indica un ammiratore del presidente venezuelano Maduro, che ha postato messaggi a favore della scarcerazione di Lula. Bolsonaro Non è in pericolo di vita, secondo i medici sarà ora costretto a saltare la campagna elettorale per il primo turno. Ma forse non ne avrà bisogno. “Bolsonaro è un Trump senza soldi”, è l’analisi di Segré. “Molti giovani lo appoggiano ma ha contro il voto femminile, e le donne sono il 52 per cento dell'elettorato”. Però secondo lui poteva arrivare al ballottaggio anche prima dell’accoltellamento. “Vedevo tre possibilità, nell'ordine. Haddad e Bolsonaro; Haddad e Alckmin; por ultimo Bolsonaro y Alckmin. Il problema di Bolsonaro è che difficilmente sarebbe potuto arrivare oltre il 25 per cento. Ma ora questo attentato lo favorisce”. Fernando Haddad è il candidato del Pt, il Partito dei lavoratori di Lula; Geraldo Alckmin è il candidato del partito centrista PSDB.
Il Brasile in questo momento va meglio di altri mercati emergenti che sono stati colpiti dal contraccolpo dell’aumento dei tassi della Fed e delle guerre commerciali di Trump. L'arrivo di capitali negli ultimi mesi è rallentato, ma l'inflazione è bassa e anche il deficit fiscale è in diminuzione. In compenso l’attentato arriva in una campagna elettorale caratterizzata da una tempesta giudiziaria quasi perfetta.
Il Pt dice che continuerà a fare campagna per Lula malgrado la cassazione della sua candidatura da parte del Tribunale Superiore Elettorale. Geraldo Alckmin è stato appena denunciato per “improbità amministrativa”. La polizia federale accusa il presidente Temer di avere intascato una tangente da 300.000 dollari dal conglomerato Odebrecht. E dunque quale sarà il destino di Lula? “Secondo me non poteva vincere, anche se mantiene una intenzione di voto importante tra militanti che vogliono più spesa pubblica. Lula però aveva promulgato lui stesso la legge che vieta la candidatura a chi è stato condannato in secondo grado da un collegio di giudici. Si è messo da solo in questa situazione La sinistra populista in America Latina ha amato tanto i poveri che li ha moltiplicati, per prenderne i voti. E non ha risparmiato la corruzione, pur di mantenersi al potere”.