Chi è Haddad, il prescelto da Lula per riportare il Pt alla guida del Brasile
È greco ortodosso ed esponente di un’ala moderata del Partito dei lavoratori. Ma con l’8-9 per cento nei sondaggi arranca buon ultimo tra i candidati principali
Roma. Un presidente ortodosso per il Brasile. E’ Fernando Haddad (foto sotto) l’uomo che il Partito dei lavoratori ha ora scelto per la corsa alla presidenza, dopo che Lula si è rassegnato: con la condanna in secondo grado e l’incarcerazione la sua candidatura era ormai impossibile. Sarebbe ortodosso non solo nel senso di esponente di un’ala moderata del Pt, ma anche in senso letterale. Come il presidente Michel Temer e il principale candidato centrista Geraldo Alckmin, Haddad proviene da quella diaspora libanese che in America latina costituisce un nucleo importante della classe dirigente e imprenditoriale. “Turcos” li chiamano, mettendo nel mazzo anche gli oriundi siriani e palestinesi. Infatti i suoi a San Paolo erano importanti grossisti di stoffe. Se però Temer e Alckmin sono di estrazione maronita, Haddad è greco-ortodosso.
La sua corsa è in salita. Dopo la coltellata ricevuta, sono schizzate in alto nei sondaggi le intenzioni di voto per il “Trump brasiliano” Jair Bolsonaro: tra il 22 e il 30 per cento. In realtà con il sistema a doppio turno brasiliano, al ballottaggio Bolsonaro potrebbe fare la fine di Marine Le Pen in Francia: a Haddad basterebbe dunque qualificarsi contro di lui per fare il raccoglitore di voti. Ma con l’8-9 per cento nei sondaggi Haddad arranca buon ultimo tra i candidati principali, pure se non è che gli altri decollino poi veramente: l’altro candidato di sinistra Ciro Gomes sta al 12-13 per cento; l’ecologista-terzista Marina Silva all’8-11; il già citato Geraldo Alckmin all’8-10. E’ ancora tutto da vedere, insomma, però Haddad paga il ritardo con cui Lula ha infine deciso di ritirarsi e anche quella sua immagine di intellettuale vanitoso e ostinato, l’ antipatico primo della classe, che non lo aiuta, specie in un partito popolare come il Pt.
Lula avrebbe preferito cedere la mano all’ex governatore di Bahia Jacques Wagner, che però ha rifiutato. Proprio Wagner, che è del 1951, ha invece convinto il 73enne ex presidente a puntare su un personaggio più giovane (relativamente, Haddad ha 55 anni). Già in politica ai tempi in cui era studente di diritto all’università, Haddad entra nel Pt nel 1983. In un partito pieno di ideologi a volte vetero-marxisti come l’inventore del Forum Sociale Tarso Genro e praticoni senza una formazione intellettuale alla Lula, lui è un critico del modello sovietico, ma da posizioni di nuova sinistra alla Scuola di Francoforte.
Specializzato in diritto civile, master in economia, dottorato in filosofia, professore di Teoria politica contemporanea a San Paolo, ha scritto cinque libri, uno sulla decadenza del sistema sovietico. Sposato con la fidanzatina del liceo, due figli, dopo aver lavorato da analista bancario nel 2001 è chiamato a fare il sottosegretario alle Finanze del comune di San Paolo. Di lì passa a consulente del ministero della Pianificazione, poi a segretario esecutivo di quello all’Istruzione. Diventa ministro dell’Istruzione nel 2005, e si fa notare per il forte impulso dato agli investimenti, dal programma di borse di studio in università private per studenti poveri alle iniziative per l’alfabetizzazione degli adulti passando per l’apertura di 126 campus universitari e un programma anti omofobia. All’inizio fa il ministro anche con Dilma Rousseff, ma poi nel 2012 si dimette, per essere eletto sindaco di San Paolo. Il suo programma di avveniristici esperimenti sulla viabilità entusiasma gli osservatori internazionali, ma tra tasse e pedonalizzazioni inferocisce i suoi amministrati, che nel 2016 lo fanno fuori. In disgrazia anche all’interno del partito, lui adotta allora un basso profilo. Così Lula lo nomina coordinatore del suo programma di governo: come dire, un bravo sgobbone al quale è meglio non dare responsabilità dirette. Lo stesso Lula finisce però in galera, e come avvocato abilitato a visitarlo in cella Haddad diventa l’uomo che mantiene i contatti tra il leader e la macchina del partito. S’impone dunque come candidato alla vicepresidenza, e ora come l’uomo che cercherà di riportare il Pt al potere.
Dalle piazze ai palazzi