La Polonia vuole dedicare una base militare a Donald Trump
Cosa ha chiesto Andrzej Duda al presidente americano durante la sua visita alla Casa Bianca
Era da tanto che Andrzej Duda aspettava di essere accolto alla Casa Bianca. Dal 2015, quando il suo partito, il PiS ha vinto le elezioni. I governi polacchi sono da sempre stati innamorati degli Stati Uniti, ma nessuno ha provato tanta passione per Washington come il PiS. Quando il partito Diritto e Giustizia vinse le elezioni, l’allora presidente americano Barack Obama prese le distanze da quel nuovo governo dichiaratamente euroscettico. Trump invece a Varsavia ci andò, anzi con quella tappa aprì il suo tour europeo, e di quella visita a luglio dello scorso anno in molti ricordano il bacio a Melania sul palco blindatissimo davanti al monumento dedicato all’insurrezione di Varsavia.
Atlantisti ed euroscettici
Atlantista la Polonia lo è sempre stata. Dal 1999, quando entrò nella Nato, fu sempre fiera di essere parte dell’Alleanza atlantica, una certezza per un paese ossessionato dall’inevitabile vicinanza geografica con la Russia e dai ricordi delle invasioni. Le spese per la difesa negli ultimi vent’anni sono aumentate del 70 per cento e la Polonia è uno dei pochi paesi che, orgoglio di Donald Trump, versa il 2 per cento del proprio pil alla Nato. Duda è un fiero atlantista e davanti al suo palazzo a Varsavia sventolano tre bandiere: quella polacca, quella europea e quella della Nato.
L’incontro con Trump
Essere ricevuto alla Casa Bianca, per il presidente polacco Andrzej Duda, era diventato un tormento e dopo anni di attesa ci è riuscito. Martedì a Washington è stato accolto però da un Donald Trump un po’ distratto. Il presidente americano forse era preso più dall’imminente audizione del giudice Kavanaugh che dalla visita del presidente polacco.
Cosa voleva Duda
Le intenzioni di Duda erano chiare, piuttosto semplici e sicuramente lusinghiere. Il presidente polacco è andato a Washington per chiedere a Trump di aumentare la presenza americana sul territorio polacco. Impacciato, sorridente, costantemente appeso alla traduzione dell’interprete, per il polacco è stato uno show di insicurezza, culminato con la frase: “Vorrei tanto che in Polonia venisse costruita una base americana permanente che chiameremo Fort Trump”.
Duda non era lì soltanto per parlare di sicurezza, ma anche di energia. Il presidente polacco ha chiaramente manifestato le sue preoccupazioni per la costruzione del Nord Stream 2, il gasdotto che porterà gas dalla Russia all’Europa centrale.
Cosa ha detto Trump
Il presidente americano ha deluso tutti coloro che si aspettavano un commento, una battuta sulla situazione della Polonia in Europa e la violazione dello stato di diritto. Trump ha solo usato qualche parola poco gentile nei confronti del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker: “Juncker è un tipo tosto, è cattivo, è quel genere di persona che vorrei negoziasse per me”, salvo poi vantarsi di averlo fatto capitolare riguardo ai dazi minacciando tariffe più alte sulle importazioni delle auto europee. Trump, lusingatissimo dalla proposta di avere una fortezza a lui dedicata, ha detto che è pronto a collaborare con la Polonia su tutti i settori: sicurezza, difesa, energia, ricerca tecnologica. Ma è stato Jim Mattis, segretario alla Difesa, qualche ora dopo la conferenza stampa, a frenare il presidente americano: “La questione è diversa, non si tratta solo delle basi, ma anche del training, la gestione delle strutture, insomma tanti dettagli che devono essere analizzati con i polacchi”.
Polonia e Stati Uniti
Eppure, nonostante l’incontro sia stato apparentemente gradevole, tra Washington e Varsavia i rapporti non sono poi così “forti”, come ha detto Trump. Molti funzionari americani hanno condannato l’attuale governo e la riforma della Corte suprema che manda in pensione anticipata i giudici e prevede che le nuove nomine vengano fatte dal governo stesso. Ma c’è un’altra questione che ha incrinato i rapporti tra le due nazioni: la legge che vieta l’uso della formula “campi di concentramento polacchi”. La norma è stata approvata qualche mese fa e Israele è intervenuta dicendo che in questo modo si rischia di ostacolare le ricerche e gli studi sulla Shoah in Polonia. Anche gli Stati Uniti hanno preso le parti di Israele.