Il premier Giuseppe Conte nel vertice di Salisburgo ha detto che valuterà la "solidarietà flessibile" (Foto LaPresse)

Il balzo indietro di Conte sui migranti

David Carretta

La svolta annunciata a Salisburgo sull’immigrazione è un ritorno al 2016. Gli effetti della “solidarietà flessibile”

Bruxelles. Secondo il governo di Giuseppe Conte, il vertice informale di Salisburgo avrebbe dovuto segnare una svolta concreta in termini di solidarietà dell’Unione europea su sbarchi e redistribuzione dei migranti. Non è andata così. Dopo un’estate di polemiche, trattative, scontri, ricatti e “merde alors!”, i leader dell’Ue si sono risvegliati con un balzo indietro di almeno un paio d’anni. I Ventotto si sono rimessi a discutere della possibilità per i paesi che non vogliono prendersi i migranti di ovviare attraverso un contributo finanziario: è la “solidarietà flessibile” che era già stata proposta nell’estate 2016 dal gruppo di Visegrád e su cui aveva lavorato la presidenza slovacca dell’Ue scontrandosi con l’opposizione di Italia, Francia e Germania.

 

I capi di stato e di governo hanno promesso risorse e investimenti per i paesi dell’Africa, non solo per controllare i flussi ma anche per favorire lo sviluppo economico: è il “Migration Compact” per l’Africa che nell’aprile del 2016 era stato messo sul tavolo dal governo di Matteo Renzi, ma che non è mai decollato. I leader hanno dibattuto della possibilità di ampliare i poteri della Guardia costiera e di frontiera europea e di portarne il numero di funzionari a 10 mila: è qualcosina in più del rafforzamento di Frontex già annunciato dalla Commissione nel settembre del 2015, ma non ha cambiato le cose. Il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, è tornato a prendersela con le ong, denunciando un “accordo informale” tra l’Aquarius e i trafficanti in Libia, come avevano fatto un po’ tutti nel 2017 per tentare di trovare un capro espiatorio alla propria impotenza.

 

L’Ue è stata costretta a fare i conti con la realtà sull’immigrazione. Non solo non esiste una bacchetta magica per bloccare le partenze e gestire i flussi, ma nessuno vuole affidare a qualche fantomatico funzionario di Bruxelles la gestione di chi entra sul proprio territorio. Lo dimostra lo scontro che c’è stato sulla “Guardia costiera e di frontiera europea”. Al di là dei 10 mila uomini di quella che dovrebbe essere la polizia di frontiera, la Commissione ha proposto di affidare a Frontex nuovi compiti che oggi sono di competenza degli stati membri, come la registrazione dei migranti, l’asilo, i movimenti secondari e le espulsioni. “Tra alcuni stati membri c’è ancora una certa reticenza sulla sovranità”, ha ammesso Kurz. Vale in particolare per quei paesi – come l’Italia – che invocano l’Europa per la solidarietà, ma che faticano ad accettare le responsabilità chieste dall’Europa. C’è un problema di “costi-benefici” e “un problema più politico”, ha spiegato Conte: “Assicurare il dispiegamento di questi mezzi e uomini significa prefigurare un’invasione della sovranità. Tutti gli stati membri sono gelosi delle loro prerogative in termini di sovranità. E l’Italia non è da meno”.

 

Salisburgo ha segnato un balzo indietro sulle posizioni dell’Italia che, in una serie di acrobazie in direzione di Viktor Orbán, ora sembra pronta ad accettare compromessi molto meno ambiziosi rispetto al passato. “Valuteremo la solidarietà flessibile”, ha detto Conte, malgrado il fatto che lo scambio redistribuzione-soldi voluto da Visegrád sia sempre stato ritenuto inaccettabile dall’Italia (il premier lussemburghese, Xavier Bettel, ha ricordato che i migranti “non sono tappeti, sono esseri umani”, dare loro un prezzo è “vergognoso”). Nel 2016 europarlamentari del Movimento 5 stelle come Laura Ferrara denunciavano la solidarietà flessibile come il “peggio”.

 

Oggi invece l’ipotesi che l’Ungheria e la Polonia paghino per non accogliere migranti è considerata da Conte accettabile anche se deve essere “residuale”. Per il resto, “non abbiamo fatto ancora passi avanti su un meccanismo di gestione collettiva”, ha ammesso Conte: non c’è accordo in vista sulla rotazione dei porti, sulla redistribuzione degli sbarcati o sulla riforma di Dublino. Conte non ci ha nemmeno provato. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, non ha “ricevuto nulla su carta da parte del governo italiano” in vista di Salisburgo, avevano rivelato fonti Ue alla vigilia del vertice. Tusk è un falco dell’immigrazione ma, puntando il dito contro chi cerca di “usare la crisi per vantaggi politici”, ha chiaramente detto che l’Ue ha perso la pazienza: l’incompetenza, l’impreparazione e le minacce di veto condannano all’isolamento e a tenersi tutti i migranti.