La stagione dei no deals – I primi due episodi
L’accordo stracciato sull’Iran che manda in panico gli europei e l’accordo che non si trova sulla Brexit (altro terrore)
Milano. L’accordo con l’Iran non sta in piedi senza gli Stati Uniti, sono loro gli azionisti di maggioranza, i più forti, e hanno deciso, in un moto unitario quasi unico ché la Casa Bianca è divisa su tutto ma non sulla questione iraniana, di alzare toni, sanzioni, condizioni. Sta cambiando anche la strategia americana in Siria, esce dal pantano e cambia obiettivo: non ce ne andremo, dice Washington (il consigliere per la Sicurezza John Bolton, per essere precisi), finché i soldati iraniani non torneranno in Iran. L’America rifiuta il globalismo e fissa le linee guida della stagione del patriottismo belligerante, non si può dare più nulla per scontato: se ci state bene, altrimenti pazienza, vince la legge del più forte. Agli europei non resta che provare vie alternative – con i russi e con i cinesi e con Washington che dice: ripensateci, e in fretta – che rischiano di crollare perché il potere di stracciare ed eventualmente rifare gli accordi – ma chissà chi vuole ricucire ormai – non è nelle loro mani.
La stagione dei negoziati – lo chiamiamo multilateralismo ma è qualcosa di più, ha a che fare con il dialogo e con il confronto, purtroppo con la lentezza anche – è finita, inizia quella dei “no deal”. Potremmo sperimentare presto e da vicino gli effetti di questo cambio di passo, se gli europei e gli inglesi non riusciranno a mettersi d’accordo sulla Brexit. Ci sono documenti prodotti dallo stesso governo di Londra che raccontano come sarà il nostro spicchio di mondo senza un accordo, nemmeno il roaming pare al sicuro, e no, non c’è nemmeno una storia che vada a finire bene.