Navalny accetta la sfida, ma che brutta fine ha fatto il romantico duello russo
Il capo della Guardia nazionale Viktor Zolotov vuole battersi con l’oppositore di Putin
Roma. Per quanto Pietro il grande lo avesse definito “una barbarie” che nulla aveva a che vedere con la nobiltà, il duello per gli aristocratici rappresentava un dovere morale. Bisognava difendere il proprio onore, senza un onore da difendere non si era aristocratici. Per cui, benché lo zar giudicasse male la pratica, l’unica a lui non gradita tra quelle importate dall’occidente, per i giovani nobili non sfidarsi era un’onta maggiore dell’essere sconfitti. I contadini o i borghesi non duellavano di certo, erano avulsi da quella concezione di onore così romantica e di classe. Era un privilegio aristocratico che assicurava o una vittoria distinta o una morte raffinata. La pratica europea si era poi trasformata in qualcosa di profondamente russo che da Lermontov a Pushkin ha fatto anche la storia della letteratura in Russia. A tanti anni di distanza, non esiste più lo zar, non esistono più le classi sociali e se rimane qualche aristocratico sicuramente non vive più in Russia, non ci sono più giovani scrittori pronti a morire per il loro onore, ma c’è ancora chi si sfida a duello. Nulla di romantico, nessun nobiluomo in livrea, tutto è prosaico e volgare come può esserlo una sfida a duello lanciata su Youtube.
Viktor Zolotov è l’ex guardia del corpo di Vladimir Putin e l’attuale capo della Guardia nazionale. Alle spalle ha una carriera da metalmeccanico, poi venne assunto da Anatoli Sobchak, ex sindaco di San Pietroburgo e mentore dell’attuale presidente russo, come addetto alla sicurezza. Così ha conosciuto Putin negli anni Novanta. Ora è il capo della Guardia nazionale, la forza militare del governo che risponde direttamente al presidente, Zolotov ha recentemente abusato della sua amicizia con Vladimir Putin e si è permesso di lanciare una sfida all’attivista politico Alexei Navalny.
Dal canale Youtube delle forze armate ha minacciato di fare dell’oppositore “una bella bistecca succulenta” perché Navalny in agosto lo aveva accusato di corruzione. “Lei mi ha offeso e sa, certe cose per noi ufficiali sono difficili da perdonare. Un tempo le cose si risolvevano sfidando a duello l’autore delle offese e nessuno mi impedisce di tornare a quella meravigliosa tradizione. Io la sfido a duello”. le parole hanno risvegliato nei russi fantasticherie letterarie, il video di Zolotov che stringendo il pugno e irrigidendo la mascella promette a Navalny di dargli una punizione esemplare ha rianimato gli istinti primordiali dell’uomo russo, ma se nell’Ottocento sfidare un uomo per difendere l’onore era un atto romantico e nobile, nel Ventunesimo secolo lascia in bocca un sapore amaro di trivialità.
Alexei Navalny, tornato in libertà dopo venti giorni di prigione, dal proprio canale Youtube ha risposto a Zolotov: “Scegli il posto e l’arma”. Il capo della Guardia nazionale ha una settimana di tempo per accettare o rifiutare e il duello dovrà essere trasmesso su uno dei canali nazionali, preferibilmente il primo della televisione russa. “Ormai è chiaro che Putin voglia trasformare la Russia nella Repubblica delle banane”, ha detto Navalny. Forse non sarà questa la volontà del presidente russo, ma è chiaro che qualcosa gli sta sfuggendo. La sfida a duello, idea folle, indica che sta avvenendo una deistituzionalizzazione delle autorità, si sta sfasciando il sistema piramidale: un funzionario ha usato un canale di comunicazione del governo per sfidare un oppositore.
Così è stato travolto anche il mito letterario del duello russo. I due scrittori romantici russa morirono duellando, Lermontov proprio nel Caucaso dove era ambientato il suo romanzo “Un eroe del nostro tempo”, e Pushkin invece non poteva saperlo mentre scriveva lo “Evgenij Onegin”, ma la sua vita sarebbe finita come quella del giovane Lenski, vera anima romantica dell’opera, in un duello di pistole all’alba per una donna. Per il poeta era il ventunesimo duello della sua carriera. Per Navalny e Zolotov sarebbe il primo, ma se avvenisse, più che ricordare i giovani romantici, sarebbe la messa in scena di un’altra opera russa, una novella di Anton Chekov, dove due uomini si sfidano a duello, ma non sanno come si faccia. Goffi e poco nobili cercano di inventarsi delle regole, perché così si deve tra gli uomini di onore.