I Jam, Jeunes avec Macron si sono riuniti per la prima volta nel 2015 (Foto Imagoeconomica)

Perché nella grande organizzazione dei giovani europeisti non ci sono italiani?

Mauro Zanon

Yes! è un’iniziativa partita dalla Francia ed estesa a tutte le organizzazioni giovanili del continente. Parla Martin Bohmert

Parigi. I Jam, Jeunes avec Macron, si sono riuniti per la prima volta nel 2015, un anno prima che nascesse En Marche!. Erano quattro allora, quando Emmanuel Macron, da ministro dell’Economia, faceva rizzare i capelli ai socialisti con le sue riforme liberali. Oggi, sono 26mila in tutta la Francia, alcuni di loro sono entrati in Parlamento, altri sussurrano all’orecchio del presidente, e ora, come giovanile della République en marche (Lrem), rappresentano un modello per le altre organizzazioni giovanili europeiste. Pochi giorni fa, da una loro idea, è stata lanciata Yes! (Young european survey), una consultazione transnazionale per chiedere agli europei under 35 cosa vogliono cambiare di questa Europa e in che modo i giovani potranno contribuire a questo cambiamento.

 

L’iniziativa, in collaborazione con undici movimenti giovanili europei, tra cui gli spagnoli di Jovenes Ciudadanos e i belgi di Jong Vld, durerà fino all’8 novembre: i giovani risponderanno a un questionario online tradotto nelle varie lingue e i risultati dell’inchiesta saranno esposti durante un congresso che avrà luogo il 16/17/18 novembre a Parigi. “Abbiamo parlato con i nostri partner europei con cui ci sono convergenze sui valori e sul progetto per rifondare l’Europa e abbiamo proposto l’idea di un questionario. Il primo obiettivo è quello di raccogliere dei dati sui giovani europei, metterli assieme e formulare una diagnosi, come ha fatto En Marche! fin dall’inizio.

 

Il secondo è quello di costruire una struttura politica che vada oltre quelle esistenti perché credo che quelle attuali non funzionino più”, dice al Foglio Martin Bohmert, presidente dei Jam. Inevitabilmente si parla della potenziale creazione di un’En Marche! europea, ma Bohmert dice che “l’ambizione non è ancora quella, sottolineando, tuttavia, che l’obiettivo è quello di costruire un’alleanza di giovani progressisti che vogliono difendere un progetto europeo con dei metodi innovativi”.

 

Yes! è nata sul modello della Grande Marche pour l’Europe, la mobilitazione porta a porta lanciata dall’ex presidente di En Marche! Christophe Castaner, a cui i giovani con Macron hanno partecipato in massa. “La maggior parte delle truppe veniva dal nostro movimento. Nel questionario della Grande Marche pour l’Europe, tuttavia, non c’erano domande specifiche sui giovani. Anche per questo ci siamo detti che andava fatto subito qualcosa per compensare quell’assenza”, spiega al Foglio Bohmert. “La seconda constatazione è che il nostro movimento non fa parte di nessuna organizzazione politica di giovani europei. Non siamo parte del Lymec, ossia dei giovani liberali dell’Alde, né dell’Yde, i giovani democratici per l’Europa.

 

Abbiamo questo lusso di non appartenere a nessuna struttura, dunque di non avere troppi obblighi. Sapevamo di non poter lanciare iniziative come Yes! all’interno di strutture esistenti, dunque abbiamo voluto creare qualcosa di nuovo, con l’idea di ampliare le adesioni”. Sorprende, a proposito di adesioni, l’assenza dei Giovani democratici italiani. “Discutiamo continuamente con loro, ma non abbiamo avuto il tempo di portare a termine alcune discussioni”, dice Bohmert. Tuttavia, il presidente dei Jam precisa che la situazione complicata in cui versa il Partito democratico italiano non facilita le cose. “Il Pd è spezzettato e la situazione non è affatto semplice. Parliamo con una parte di loro, cui abbiamo proposto di raggiungerci. Ma abbiamo contattato anche +Europa, con cui ci sono convergenze possibili”.

 

Bohmert insiste molto sull’idea che i Jam sono una struttura “più agile” che “supera quelle attuali”, e punta sulle azioni concrete. “Da quanto tempo è che Lymec non va a chiedere un’opinione sull’Europa ai giovani? Questo è il tema. Se si vogliono rimettere i cittadini al centro del progetto europeo, dobbiamo iniziare da qui”.

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