L'AfD non è solidale con l'Italia. E occhio alla sua ultima mutazione
"Perché dovremmo pagare per gli italiani" chiede il partito tedesco. I preparativi per diventare più "socialisti"
Milano. I confini del sovranismo sono stati tracciati in questi giorni dall’Alternative für Deutschland tedesca, con buona pace per il clamore riservato al movimento bannoniano dell’internazionale nazionalista (espressione che contiene una contraddizione in termini piuttosto evidente). Il presidente dell’AfD, Jörg Meuthen, dice al governo italiano: bravo! Fai vedere all’Unione europea che comandano gli stati sovrani, non quei tecnocrati abborracciati di Bruxelles! Ma aggiunge: visto che siete uno stato sovrano, vi caricherete sulle vostre spalle sovraniste le conseguenze della vostra manovra, anche quelle brutte, tutte quante. Alice Weidel, coleader dell’AfD, in un tweet ha fatto capire che l’aspirazione di solidarietà dell’Italia sovranista – altra contraddizione in termini: ma se Viktor Orbán utilizza minivan europei per portare i suoi sostenitori a comizi in cui dice che l’Europa è nemica come una volta fu l’Urss, vale tutto – non troverà seguito presso l’AfD. “Perché dovremmo pagare per gli italiani?”, chiede la Weidel.
Le dichiarazioni dell’AfD segnalano che il sistema di alleanze creato dal governo gialloverde può anche essere ideologicamente molto forte, ma dal punto di vista concreto non è di alcun aiuto: i cosiddetti alleati non si prendono nemmeno un migrante, non solidarizzano sulle questioni – ed eventuali crisi – economiche, quand’è che si renderanno utili? Probabilmente quando ci sarà un tornaconto comune, ma il difetto del sovranismo è proprio quello di escluderla, questa comunanza, nella buona e nella cattiva sorte ognuno fa per sé.
Le dichiarazioni dell’AfD servono anche per intercettare un’evoluzione di questo partito di cui sentiremo parecchio parlare, non soltanto perché il prossimo anno ci sono tre elezioni regionali nella Germania dell’est, dove l’AfD è particolarmente forte (al voto di domenica, in Assia, l’AfD ha, secondo i sondaggi, il 12 per cento dei consensi, non sfonda), ma anche perché ci riguarda tutti. L’approccio del partito dell’estrema destra tedesca nei confronti dell’Italia è in realtà un ritorno alle origini: l’AfD nasce da un team di professori liberisti che si scontrarono con il mondo conservatore e con la cancelliera Merkel sul salvataggio della Grecia. Questi professori erano contrari a ogni genere di solidarietà europea, consideravano il governo tedesco troppo generoso e così decisero di creare, appunto, un’alternativa.
Poi è avvenuto un mutamento perché, come dice Michael Bröning del think tank Friedrich-Ebert-Stiftung di area socialdemocratica, l’AfD è “un camaleonte politico, molto abile nello sfruttare a proprio vantaggio tutte le questioni gestite male (o gestite male nella percezione collettiva). Così l’AfD ha sfruttato il risentimento verso il salvataggio greco, quello del 2015 nei confronti dell’immigrazione, e poi i tormenti su integrazione, politiche identitarie e islam. Ora è venuto il momento di attaccare il nemico di tutti: il neoliberismo. In Baviera e in Assia, l’AfD chiede pensioni più alte, più servizi sanitari nelle aree rurali ed è contro l’aumento degli affitti (un tema molto sentito in Assia in particolare).
“Siamo sociali senza essere rossi”, recita uno degli ultimi slogan, mentre si prepara, per l’inizio del 2019, un congresso in cui il tema della giustizia sociale determinerà l’ultima trasformazione, che secondo il leader in Turingia, Björn Höcke, renderà l’AfD “il partito dell’identità e della solidarietà” contro “il neoliberismo e la sua storia di fallimenti”. Al di là degli allarmismi, che ormai sono diventati la cifra con cui i politici e molti media presentano la realtà, l’eco del nazional-socialismo in questa ultima mutazione rosso-bruna dell’AfD risuona in modo piuttosto nitido.