La sinagoga di Pittsburgh dove è avvenuta la sparatoria

“Tutti gli ebrei devono morire”. Un complottista americano fa strage in una sinagoga a Pittsburgh

Daniele Raineri

L'uomo che ha sparato è convinto che il presidente Trump sia un finto conservatore asservito a un piano degli ebrei per dominare il mondo e che George Soros controlli il corteo di migranti partito dall’Honduras

New York. Un uomo è entrato in una sinagoga di Pittsburgh e ha sparato sui presenti al grido di “All jews must die”, tutti gli ebrei devono morire. Ha ucciso undici persone. La sinagoga è una delle più note della zona ed era in corso una cerimonia religiosa – oggi è sabato, il giorno santo della settimana per gli ebrei. 

  

   

Secondo le informazioni intercettate dai reporter con lo scanner dalla radio della polizia l’uomo che ha sparato si chiama Robert Bowers, un bianco di 46 anni che ha provato a sparare anche contro i poliziotti ma poi si è arreso ed è stato arrestato. Aveva, sempre secondo le informazioni della prima ora, un fucile Ar-15 – lo stesso modello usato in altre stragi in America – e una pistola Glock. I media americani sono andati a cercare su Gab, un social media frequentato dall’estrema destra perché è una piattaforma creata apposta per non censurare quel tipo di contenuto politico, e hanno trovato che Bowers è un fanatico antisemita, che è convinto che il presidente americano Donald Trump sia un finto conservatore ma in realtà sia asservito a un piano degli ebrei per dominare il mondo e che è anche convinto che il magnate ungherese George Soros abbia il controllo del corteo di migranti partito dall’Honduras per arrivare – fra uno o due mesi, forse – al confine meridionale degli Stati Uniti. 

   

 

L’ultimo messaggio di Bowers, poco prima di andare alla sinagoga armato, è: “All’Hias piace importare invasori che uccidono la nostra gente. Non posso stare a guardare mentre la mia gente viene massacrata. Fanculo alle apparenze, io entro in azione”. L’Hias è un’organizzazione ebraica che si occupa di aiuto ai rifugiati e ai migranti in America. 

   

L’ossessione contro George Soros, magnate ungherese di medio livello sopravvissuto al nazismo e fuggito dal comunismo che investe denaro in opere di beneficenza legate alla visione di tolleranza e trasparenza del filosofo tedesco Karl Popper, è da anni un tema dominante della destra nazionalista e sovranista, in America e anche in Italia. A settembre il presidente americano, Donald Trump, aveva accusato le persone che protestavano contro la nomina del giudice Brett Kavanaugh alla Corte suprema di essere “pagate da Soros”. Due giorni fa quando Trump durante un comizio per la campagna elettorale di metà mandato ha nominato la minaccia dei “globalisti” la folla di sostenitori ha risposto: “Soros, Soros, Soros”. Ieri in Florida ll’Fbi ha arrestato un fanatico che pochi giorni fa aveva spedito un pacco bomba alla residenza di Soros a nord di New York. Ad agosto l’ex direttore della campagna elettorale di Trump, Steve Bannon, aveva proposto la creazione di una fondazione anti Soros e il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, aveva prontamente aderito. “"Mi iscrivo, anzi, sono uno dei promotori – disse – perché penso che Soros sia una persona assolutamente negativa e che sta finanziando con centinaia di milioni di euro la dissoluzione della civiltà occidentale”.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)