L'Assia e il primo addio della Merkel
La cancelliera annuncia che non si candiderà alla guida della Cdu, né per un seggio al Parlamento al termine del suo mandato. Che cosa accade ora nel Land-laboratorio della politica tedesca
L’Assia, il laboratorio politico della Germania, potrebbe tracciare la via della riscossa. I sondaggi l’avevano detto che anche in Assia i due grandi partiti, la Cdu e Spd avrebbero di nuovo dovuto intascato dolorose perdite. E così è andata nelle elezioni regionali che si sono tenute ieri. Ognuno dei due partiti, la Cdu con il 27,2 per cento dei voti e l’Spd con il 19,6 per cento, hanno perso l’11,1 per cento rispetto alle regionali precedenti. Tutt’altro risultato hanno portato a casa, come accaduto in Baviera due settimane fa i Verdi e i nazionalisti dell’Afd. I Verdi con il 19,4 per cento dei voti hanno guadagnato l’8,3 per cento mentre l’Afd con il 13,3 per cento, un più 9,2 per cento.
E adesso che succederà? Il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert, ha annunciato che Merkel intende mantenere la sua guida del governo fino alla fine del mandato, nel 2021, ma che non intende ricandidarsi né al Parlamento tedesco né per le cariche di vertice dell'Ue. Stamane Merkel aveva già dichiarato di non volersi più candidare a capo del partito al congresso della Cdu che si tiene in dicembre. Sono 18 anni che Merkel guida il partito, e fino a poco tempo fa ha sempre sottolineato che per lei guida del paese e guida del partito vanno tenuti in una mano. Ora, come fece a suo tempo già il cancelliere Gerhard Schröder, ha deciso altrimenti. Diversamente da Schröder, Merkel in questo modo sta cercando di preparare un passaggio del timone, ordinato.
Ma per quanto il voto di ieri e la decisione di Merkel oggi creino agitazione nel panorama politico tedesco, la situazione attuale presenta anche una grande opportunità di rinnovamento. In Assia, Land noto per essere il laboratorio politico del paese (nel 1985 i Verdi entravano per la prima volta in un governo regionale e un giovanissimo Joschka Fischer veniva nominato ministro regionale per l’Ambiente), potrebbe, infatti, prendere vita quell’esperimento politico tentato e naufragato ancora prima di nascere un anno fa a Berlino.
Stando al risultato di ieri, il governatore cristianodemocratico uscente Volker Bouffier proporrà ai Verdi di governare insieme per una seconda legislatura. Una coalizione che ora disporrebbe solo di un seggio in più nel parlamento regionale. Non è però detto che i Verdi accettino. Forse si lasceranno tentare da un’altra ipotesi. E’ vero che in campagna elettorale il vicegovernatore uscente il Verdi Tarek al-Wazir aveva promesso lealtà ai compagni di viaggio dell’ultima legislatura, solo che le promesse elettorali diventano spesso carta straccia il giorno dopo il voto. E Al-Wazir, alla luce del crescente consenso che il partito sta incamerando, potrebbe mollare la Cdu e optare per una coalizione con i socialdemocratici e i liberali dell’Fdp. Sarebbe il primo governo guidato da un politico con un background migratorio, per quanto anche questo con una maggioranza di un solo seggio.
Eppure, scrive la Welt, questa cosiddetta coalizione Giamaica avrebbe più chance, di una coalizione Cdu-Verdi. Bouffier è un fedelissimo di Angela Merkel e visti i crescenti malumori nella Cdu verso la Kanzlerin, non è detto che qualche compagno di partito possa in futuro far saltare la coalizione regionale Cdu-Verdi, per lanciare un chiaro segnale in direzione Berlino. Un pericolo che non correrebbe, o per lo meno correrebbe assai meno una coalizione Giamaica. L’Spd, malconcia com’è, non avrebbe alcun interesse a mettere i bastoni tra le ruote a questo governo, cosa della quale la leader dell’Spd Andrea Nahles sarebbe molto grata. E lo stesso vale per la Fdp. Certo Christian Lindner, capo dei liberali e Robert Habeck, uno dei due leader dei Verdi, non si amano gran ché cosa che hanno dimostrato di nuovo ieri durante un talk show. Ma è anche vero che Lindner sempre ha ammesso di aver fatto un errore nel far saltare l’anno scorso la coalizione Giamaica a livello federale.
Dunque non è da escludere che proprio in Assia possa prenda il via un nuovo progetto politico capace di fare scuola anche a Berlino. Dire invece che risultato di ieri sia il campanello dell’imminente fine della grande coalizione è prematuro. E’ vero che, come scrive l’editorialista della Süddeutsche Zeitung Heribert Prantl, l’esito di ieri è un boccone amaro per Nahles e un colpo molto serio per Merkel (che infatti ne ha tratto le conseguenze), ma proprio per questo è meglio tenersi a galla reciprocamente (lo deve pensare anche Kevin Kühnert, il capo dei giovani socialdemocratici, visto che al momento non lo si sente inveire contro la grande coalizione). Prantl parla di un Zeitgeist I e di un Zeitgeist II. Il primo Zeitgeist è nazionalista, xenofobo e anti-europeo; il secondo è pro-europeo, ambientalista, liberale. Il primo è rappresentato dall’Afd, e il secondo dai Verdi. E poco importa quanto si dannino i due (ex) partiti di massa, al momento non possono nulla contro questi due correnti che vanno per la maggiore. Meglio dunque cercare di rimettersi in piedi e osservare attentamente l’esperimento in Assia. Sempre che al-Wazir voglia tentarlo.